lunedì 18 maggio 2009

Suor Grazia Loparco: "Il Papa ha dato un bell'esempio di distinzione tra testimonianza religiosa, dimensione politica e dimensione storica" (Sir)


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La fiducia nell'altro

Ferma condanna dell'Olocausto e dell'antisemitismo, anche per mettere a tacere una volta per sempre tante polemiche strumentali di questi ultimi mesi, e l'indicazione di ulteriori piste di dialogo, non solo di natura teologica, ma concrete, legate alla vita di tutti i giorni come la difesa della vita, la famiglia, la morale. Temi importanti che i cattolici hanno in comune con l'ebraismo. Sono questi, per suor Grazia Loparco, vicepresidente del Coordinamento storici religiosi, alcuni dei principali punti emersi, in chiave di dialogo ebraico-cattolico, dal viaggio di Benedetto XVI in Terra Santa, che si è chiuso oggi (15 maggio). Il SIR ha intervistato la religiosa, storica ed esperta di dialogo.

Quale è stata la cifra più significativa di questo viaggio, ricco di momenti suggestivi come la visita allo Yad Vashem e al Muro Occidentale, in tema di dialogo tra ebrei e cattolici?

"Il Papa ha dato un bell'esempio di distinzione tra testimonianza religiosa, dimensione politica e dimensione storica laddove, in alcune aree del Medio Oriente, si tendono ad utilizzare elementi religiosi in chiave politica e viceversa. Invece, il Papa, forte della sua formazione e cultura e della sua origine occidentale, ha tenuto separati e distinti questi livelli".

Appena atterrato a Tel Aviv, Benedetto XVI ha subito reiterato la sua ferma condanna dell'antisemitismo e della Shoah...

"L'antisemitismo non è cosa passata e giudico puntuale il riferimento del Pontefice nel suo primo discorso in terra israeliana. Mentre l'Olocausto appartiene alla storia, l'antisemitismo, purtroppo, è ancora vivo. Averlo chiaramente richiamato è un modo per prendere le distanze da altre posizioni, in modo inequivocabile, e per dire che la Chiesa non torna indietro dal cammino intrapreso con il Concilio Vaticano II con gli ebrei".

Come giudica le critiche piovute sul Papa per la mancata citazione del termine "nazismo" nei suoi discorsi?

"Alle critiche israeliane circa la mancata citazione del nazismo ha risposto il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, che ha detto che ogni volta il Papa non può dire tutto. A mio parere questa visita va colta nel suo insieme. Intendo dire che ciò che Benedetto XVI ha detto a Tel Aviv non era necessario ripeterlo allo Yad Vashem, se non per rafforzare e chiarire alcuni elementi evitando così punte polemiche".

Benedetto XVI incontrando i due gran Rabbini di Gerusalemme ha richiamato l'importanza della fiducia reciproca all'interno del dialogo. Perché proprio questa sottolineatura?

"Il Papa ha voluto ulteriormente chiarire i temi su cui ebrei e cattolici possono effettivamente collaborare nella società, come la famiglia, la difesa della vita, la morale, al di là delle questioni teologiche, diciamo così, più elevate. Ha indicato concretamente piste di lavoro e lo ha fatto pensando alla convivenza tra cattolici ed ebrei in Israele. Al di là della divisione a livello religioso ci sono molti campi in cui si ritrovano i fedeli di queste due religioni. Da qui l'importanza di riscoprire la fiducia nell'altro".

Un modo, forse, per lasciarsi alle spalle momenti difficili che hanno segnato il dialogo ebraico-cattolico di questi ultimi tempi? Mi riferisco alla disputa intorno a Pio XII e alle dichiarazioni del vescovo Williamson...

"Certo, segnalare questi valori significa mostrare che cattolici ed ebrei hanno molto in comune. Sono temi concreti della vita reale di ogni giorno che riguardano anche coloro che non si occupano di discussioni a livello accademico o teologico. Un vero dialogo di base".

Questo pellegrinaggio in Terra Santa può aprire nuove prospettive nel dialogo con gli ebrei?

"Più che aprire nuove prospettive il viaggio è servito ad esplicitare gli orizzonti del dialogo ebraico-cattolico. Evitando di segnalare solamente gli elementi di diversità Benedetto XVI ha voluto mostrare le tante cose in comune. La fraternità si può trovare anche nella concretezza della vita quotidiana. E riscoprire valori condivisi significa essere più incisivi nella cultura odierna".

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