domenica 17 maggio 2009

Un Papa di pace tirato per la stola (Valli)


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Un papa di pace tirato per la stola

Aldo Maria Valli

GERUSALEMME

Papa Benedetto XVI ieri ha concluso il suo pellegrinaggio in Terra Santa con un messaggio di speranza, ed è giusto così.
È la speranza cristiana nel redentore che assume su di sé i peccati del mondo, e qui di peccati ce ne sono parecchi. Basti pensare al Santo sepolcro a Gerusalemme.
Il luogo per i cristiani è anche quello in cui i seguaci di Gesù appartenenti alle diverse confessioni arrivano a picchiarsi per questioni di supremazia e di pochi metri in più o in meno dentro la basilica.
Altro che ut unum sint.
I monaci questa volta se ne sono stati buoni buoni e chissà che il messaggio papale non abbia fatto bene anche a questi venerandi religiosi che rischiano di lasciar cadere a pezzi queste pietre sacre perché non riescono a mettersi d’accordo nemmeno sui lavori di restauro.
Benedetto XVI fino all’ultimo minuto della sua permanenza in Terra Santa ha predicato la pace.
Anche se resta l’impressione che i contendenti abbiano cercato più che altro di utilizzare la visita per i propri fini, il papa ha in ogni caso seminato, e i risultati delle semine di questo tipo si misurano sui tempi lunghi.
Le comunità cristiane sempre più piccole e disperse hanno tratto coraggio e si sono sentite abbracciate da un padre affettuoso, che ha messo in chiaro le questioni che gli stanno a cuore. Una Terra Santa senza i cristiani è semplicemente impensabile e il papa non ha nessuna intenzione di diventare, da queste parti, l’amministratore di un museo.
Il problema è stato posto nei termini più espliciti agli amministratori israeliani, ma se il presidente Peres ha mostrato di capire le esigenze vaticane, molto meno malleabile è apparso il primo ministro Netanyahu.
Proprio l’incontro con il premier, a Nazareth, in casa dei francescani come campo neutro, ha rappresentato uno dei momenti di maggior tensione. Il politico israeliano ha cercato fra l’altro di incassare l’aiuto vaticano in funzione anti-iraniana, ma il papa ha chiarito che la sua difesa dell’antisemitismo e dell’odio è a trecentosessanta gradi.
I più soddisfatti della visita sono i palestinesi, che hanno ricevuto dal papa una testimonianza di grande vicinanza. Resta da vedere quanto abbiano recepito l’altra parte del messaggio papale, quello in cui Benedetto ha raccomandato di non cedere alla tentazione della violenza.
A dispetto dei suoi 82 anni, Joseph Ratzinger ha retto bene tutti gli impegni e in certi momenti ha offerto di sé un’immagine diversa da quella solita. Quando ha preso mano nella mano i rappresentanti delle altre religioni e quando ha abbracciato come un buon nonno i bambini malati del Baby Hospital di Betlemme abbiamo visto un volto di Benedetto che raramente emerge ma che è un volto vero.
La diplomazia vaticana ha svolto un grande lavoro di preparazione e di gestione del viaggio, mostrando una compattezza che in altri casi, come la questione della revoca della scomunica ai lefebvriani, non c’è stata.
Uguale successo si era registrato in occasione del viaggio del papa in Turchia, in un momento difficilissimo in seguito alle polemiche con il mondo islamico seguite alla lezione di Regesburg. È come se la macchina vaticana riuscisse a dare il meglio di sì quando ci sono missioni impegnative, mentre, paradossalmente, mostra alcuni limiti nella gestione degli affari quotidiani e più interni.
La copertura dei mass media israeliani è stata costante (la televisione ha trasmesso tutto in diretta) ma sui giornali di carta il papa è finito presto nelle pagine interne.
È stato comunque ascoltato, e Benedetto può legittimamente dire di aver condotto a termine la sua missione.

© Copyright Europa, 17 maggio 2009 consultabile online anche qui.

In realta' la copertura israliana non e' stata completa: e' mancata la diretta della storica visita alla Moschea della Roccia, forse per ritorsione alle invettive di un imam della sera sera prima. Cosi', pero', si e' mancato di rispetto a Benedetto XVI oltre che al mondo islamico.
Il "vero volto" del Santo Padre emerge SEMPRE, in ogni occasione.
Purtroppo sono i media che non se ne accorgono o fingono di non accorgersene.
Suppongo che in altri tempi si sarebbero dedicate intere serate alle lacrime sul volto del Papa al Santo Sepolcro.
Qui sul blog le abbiamo viste e sono un tesoro che conserviamo nel cuore felici del fatto che non siano state "mediatizzate"
.
R.

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