venerdì 10 luglio 2009
E fra i Grandi spunta il "non invitato": è Papa Ratzinger (Francesco Forte)
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E TRA I GRANDI SPUNTA IL “NON INVITATO”: E' PAPA RATZINGER
di Francesco Forte
Al G8 dell’Aquila non ci sono solo gli 8 “grandi della terra”, c’è anche un altro protagonista non previsto dal Manchester Guardian che non dispone di divisioni militari e che non ha un Pil importante: si tratta di Benedetto XVI, la cui Enciclica giunge sul tavolo dei partecipanti, giusto in apertura della riunione, per fare riflettere sulle cause della crisi, sui rimedi e sugli obiettivi.
Nell’Enciclica c’è innanzitutto un invito al realismo.
Non bisogna illudersi che le soluzioni tecnocratiche su scala mondiale possano risolvere tutti i problemi. Occorre stare con i piedi per terra e quindi cercare di proporre il fattibile. C’è anche un importante suggerimento per quanto riguarda l’aiuto ai paesi poveri. Non si tratta di sussidiarli, ma di dar loro i mezzi per risolvere i propri problemi, ad esempio con il micro credito e altre forme di finanziamento delle loro attività produttive. Ma il tema centrale, su cui si focalizza l’attenzione, è quello delle cause della crisi e dei rimedi, con particolare riguardo ai princìpi per le attività finanziarie.
Le cause della crisi, come spiega questa Enciclica, stanno nel fatto che si sono effettuate molte operazioni finanziarie senza base nell’economia reale. «Gli operatori della finanza debbono riscoprire il fondamento propriamente etico della loro attività per non abusare di quegli strumenti sofisticati che possono servire per tradire i risparmiatori». Ciò vuol dire che bisogna mettere ordine, a livello mondiale, nel mercato del credito al consumo, basato sui mutui immobiliari e sulle carte di credito.
Bisogna impedire che si effettuino mutui a chi, dopo le prime rate, non li può ripagare, che comportano l’esproprio degli immobili che essi avevano sperato di ottenere a credito. E bisogna porre delle regole per cui tali mutui, apparentemente redditizi, possono essere ceduti dalle banche sul mercato a fondi di investimento, con gli ignari risparmiatori che si trovano defraudati. Il basare il credito su principi etici vuole anche dire che chi lo pratica deve avere i mezzi patrimoniali per farlo. Diversamente ci si trova nella situazione attuale in cui le banche, avendo insufficienti patrimoni, non erogano alla clientela il credito che essa chiede.
C’è, accanto alla regola etica, un’altra regola generale, posta da Benedetto XVI, per gli intermediari finanziari, quella che i princìpi della loro regolamentazione vanno orientati allo sviluppo economico. Questo principio è fondamentale per un tema che è attualissimo, quello della anomala fluttuazione del prezzo del barile di petrolio e delle materie prime alimentari, dovuto alle operazioni allo scoperto nei contratti a termine. Il petrolio viene venduto sui mercati a termine in parte per le richieste di acquirenti che ne hanno bisogno per i loro futuri approvvigionamenti, ma in parte a operatori finanziari, che scommettono sul rialzo del prezzo e, anzi, acquistano ingenti quantitativi con la promessa di pagarlo in seguito, determinano tale rialzo.
Il mese scorso la quotazione del barile era 50 dollari, in pochi giorni tramite operatori finanziari che hanno effettuato grandi acquisti a termine, è salito a 70, senza nessuna giustificazione nella domanda effettiva. Ora il prezzo è ridisceso a 65 dollari. Il punto è che questi contratti, spesso, non vengono onorati: al momento della scadenza dell’acquisto, il compratore finanziario ottiene una proroga e quindi si perpetua una domanda immaginaria, che genera una tensione nel prezzo e danneggia lo sviluppo economico. Occorre stabilire la regola che i contratti a termine debbono avere un limite quantitativo e temporale e tradursi in effettiva consegna della merce sul mercato, che dovrà essere immessa nel consumo. Per le derrate agricole esiste qualche limite agli acquisti allo scoperto. Ma esse non sono ancora adeguate e, anche qui, nascono tensioni artificiali nei prezzi, derivanti da operazioni fittizie. E l’effetto in questo caso è di incidere sulla domanda di generi alimentari di prima necessità, con un particolare danno per i Paesi poveri ove la conseguenza è la fame. I mercati a termine vanno regolamentati, ai fini dello sviluppo economico.
Il terzo grande principio, riguardante le regole del credito, che arriva sul tavolo del G8 dall’Enciclica di Benedetto XVI concerne il pluralismo delle istituzioni del credito: ci debbono essere accanto alle banche costituire come società per azioni che operano per fini di profitto, rispettando le regole etiche, anche le banche di credito cooperativo, che realizzano una distribuzione del credito sul territorio, a favore del tessuto locale di piccole imprese e ci devono essere le banche del micro credito che operano come non profit, per promuovere le attività economiche dei soggetti deboli onde dare a loro la possibilità di emergere dalla povertà con le proprie energie.
© Copyright Libero, 9 luglio 2009 consultabile online anche qui.
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