mercoledì 8 luglio 2009
Il Papa: ecco come riporterò i Lefebvriani alla piena comunione (Izzo)
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Riceviamo e con grande piacere e profonda gratitudine pubblichiamo questo bellissimo commento di Salvatore Izzo che ringraziamo di cuore:
PAPA: ECCO COME RIPORTERO' LEFEBVRIANI A PIENA COMUNIONE
(AGI) - CdV, 8 lug.
(di Salvatore Izzo)
Benedetto XVI continua a cercare la piena comunione tra la Chiesa Cattolica e i seguaci di mons. Marcel Lefebvre.
Lo conferma il motu proprio "Ecclesiae unitatem" pubblicato oggi per dare avvio ad una nuova fase dei rapporti tra Santa Sede e Fraternita' San Pio X, grazie alla riforma della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, un organismo che ha lo scopo di favorire il rientro dei lefebvriani e che ora e' piu' strettamente collegato con la Congregazione della Dottrina della Fede.
"Con questa decisione ho voluto, in particolare, mostrare paterna sollecitudine verso la Fraternita' San Pio X al fine di ritrovare la piena comunione con la Chiesa", scrive il Papa che nel testo rivolge "un pressante invito a pregare senza sosta il Signore, per l'intercessione della Beata Vergine Maria, 'ut unum sint'", cioe' affinche' con il rientro dei lefebvriani si avvicini l'unita' della Chiesa.
E se oggi, come ammette il documento, "le questioni dottrinali, ovviamente, rimangono e, finche' non saranno chiarite, la Fraternita' non ha uno statuto canonico nella Chiesa e i suoi ministri non possono esercitare in modo legittimo alcun ministero", il Papa indica nel documento quale sia la possibile soluzione ricordando che il cammino di riavvicinamento non e' iniziato nel settembre 2005 con la visita a Castelgandolfo del superiore generale della Fraternita' San Pio X, mons. Bernard Fellay, ma ben prima, con le iniziative di Papa Wojtyla (che il 2 luglio 1988 istitui' la Commissione 'Ecclesia Dei') e ricorda che - su suo mandato - egli stesso, il 5 maggio di quello stesso anno aveva firmato un protocollo con il vescovo francese Marcel Lefebvre che prevedeva tra l'altro l'istuituzione di un organismo analogo.
Come e' noto, il presule poi non rispetto' gli accordi, dando ugualmente corso alle ordinazioni episcopali che sancirono lo scisma e causarono la scomunica.
Ma quel protocollo esiste e per Papa Ratzinger e' ancora un punto di riferimento per il dialogo che ora - scelti gli interlocuitori vaticani - finalmente puo' iniziare.
Esso prevedeva la possibilita' di celebrare in latino con il vecchio messale - facolta' che Benedetto XVI ha poi allargato con il motu proprio del 2007 - e impegnava i lefebvriani a rispettare l'autorita' del Papa astenendosi da critiche pubbliche al Concilio Vaticano II.
Testualmente quel protocollo, per quanto riguarda la parte dottrinaria recita infatti : "Io, Marcel Lefebvre, arcivescovo e vescovo emerito di Tulle, insieme con i membri della Fraternità Sacerdotale San Pio X da me fondata:
1) promettiamo di essere sempre fedeli alla Chiesa Cattolica e al romano Pontefice, suo Pastore Supremo, Vicario di Cristo, Successore del Beato Pietro nel suo primato e Capo del corpo dei vescovi.
2) Dichiariamo di accettare la dottrina contenuta nel n. 25 della Costituzione dogmatica Lumen Gentium del Concilio Vaticano II sul Magistero ecclesiastico e sull'adesione che gli e' dovuta.
3) A proposito di certi punti insegnati dal Concilio Vaticano II o relativi alle riforme posteriori della liturgia e del diritto, che ci sembrano difficilmente conciliabili con la Tradizione, ci impegniamo ad assumere un atteggiamento positivo e di comunicazione con la Sede Apostolica, evitando ogni polemica.
4) Dichiariamo inoltre di riconoscere la validita' del Sacrificio della messa e dei sacramenti celebrati con l'intenzione di fare cio' che fa la Chiesa e secondo i riti indicati nelle edizioni tipiche del messale romano e dei rituali dei sacramenti promulgati dai Papi Paolo VI e Giovanni Paolo II.
5) Infine promettiamo di rispettare la disciplina comune della Chiesa e le leggi ecclesiastiche, specialmente quelle contenute nel Codice di Diritto Canonico promulgato dal Papa Giovanni Paolo II, fatta salva la disciplina speciale concessa alla Fraternita' con legge particolare".
Recenti dichiarazioni del superiore della Fraternita' San Pio X, mons. Bernard Fellay, confermano la disponibilita' dei lefebvriani ad accettare quanto previsto in questi 5 punti, che anche il Papa ritiene ancora validi se nel documento di oggi li ha richiamti.
Nel motu proprio datato 2 luglio 2009, il Papa ricorda poi i passi compiuti nel suo Pontificato per favorire il rientro: "aderendo fedelmente al medesimo compito di servire la comunione universale della Chiesa nella sua manifestazione anche visibile e compiendo ogni sforzo perche' a tutti quelli che hanno veramente il desiderio dell'unita' sia reso possibile di rimanervi o di ritrovarla, ho voluto - spiega - ampliare e aggiornare, con il Motu Proprio 'Summorum Pontificum', l'indicazione generale gia' contenuta nel Motu Proprio 'Ecclesia Dei' circa la possibilita' di usare il Messale Romanum del 1962, attraverso norme più precise e dettagliate".
"Nello stesso spirito e con il medesimo impegno di favorire il superamento di ogni frattura e divisione nella Chiesa e di guarire una ferita sentita in modo sempre piu' doloroso nel tessuto ecclesiale, ho voluto - ricorda Papa Ratzinger- rimettere la scomunica ai quattro vescovi ordinati illecitamente da mons. Lefebvre".
Una decisione, torna a precisare il Pontefice, con la quale "ho inteso togliere un impedimento che poteva pregiudicare l'apertura di una porta al dialogo e invitare cosi' i vescovi e la Fraternita' San Pio X a ritrovare il cammino verso la piena comunione con la Chiesa".
Nel documento pubblicato oggi, che porta la data del 2 luglio, il Papa teologo cita "la Lettera ai vescovi cattolici del 10 marzo scorso, la remissione della scomunica e' stata un provvedimento nell'ambito della disciplina ecclesiastica per liberare le persone dal peso di coscienza rappresentato dalla censura ecclesiastica piu' grave".
Accanto all'unificazione dell'incarico di presidente con quello di prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, la piu' importante novita' del motu proprio "Ecclesiae unitatem" riguarda una responsabilita' diretta che il Papa si e' riservato sulla questione delle trattative con i lefebvriani.
"Compito del cardinale presidente, coadiuvato dal segretario - afferma infatti il card. Joseph William Levada in una dichiarazione - e' di riferire i principali casi e le questioni di carattere dottrinale all'esame e al giudizio delle istanze ordinarie della Congregazione per la Dottrina della Fede, e sottometterne le risultanze alle supreme disposizioni del Sommo Pontefice".
"Secondo quanto anticipato nella Lettera del Santo Padre ai Vescovi della Chiesa Cattolica riguardo alla remissione della scomunica dei quattro vescovi consacrati dall'arcivescovo Lefebvre (10 marzo 2009), viene pubblicata - afferma la nota - la Lettera Motu proprio 'Ecclesiae unitate', con la quale viene ripensata e aggiornata la struttura della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, istituita da Papa Giovanni Paolo II nel 1988".
Nella sua dichiarazione, Levada ricorda che "la remissione della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani e' stato un provvedimento nell'ambito della disciplina canonica per liberare le persone dal peso della piu' grave censura ecclesiastica, pur nella consapevolezza che le questioni dottrinali rimangono e finche' non siano chiarite, la 'Fraternità sacerdotale S. Pio X' non puo' godere di uno statuto canonico nella Chiesa e i suoi ministri non esercitano in modo legittimo alcun ministero nella Chiesa. Dato quindi che i problemi sono di natura essenzialmente dottrinale, il Santo Padre ha deciso di ripensare la struttura della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, collegandola in modo stretto con la Congregazione per la Dottrina della Fede".
"Il Santo Padre - informa inoltre il card. Levada - con Lettera autografa, ha vivamente ringraziato il card Dario Castrillon Hoyos, finora presidente, per la sua grande dedizione al lavoro della Commissione Ecclesia Dei.
Ugualmente, il Santo Padre, tramite il Segretario di Stato, ha ringraziato mons. Camille Perl per tanti anni di servizio alla medesima Commissione".
"A tali ringraziamenti - continua la nota - si e' unito anche il card. Levada, estendendoli ai Membri ed Esperti della Commissione il cui lavoro sara' ora ripreso dai Membri della Congregazione per la Dottrina della Fede nonche' da esperti scelti secondo le necessita' per studiare questioni particolari".
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