giovedì 9 luglio 2009
Caritas in veritate, il plauso di Emma Marcegaglia, Presidente di Confindustria: dal Papa parole coraggiose
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ENCICLICA "CARITAS IN VERITATE": LO SPECIALE DEL BLOG
Su segnalazione di Eufemia leggiamo:
Quando l`impresa contribuisce a creare il bene della società
di Emma Marcegaglia
PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA
Da "IL SOLE 24 ORE" di giovedì 9 luglio 2009
La responsabilità delle aziende
Ai grandi della Terra, chiamati al G8 dell`Aquila a una governante mondiale pìù condivisa e più efficace per farci uscire dalla crisi, Benedetto XVI rivolge un messaggio che pone con grande forza l`uomo e le sue esigenze al centro di ogni priorità.
La condanna degli eccessi della finanziarizzazione rispetto all`economia reale, i limiti posti al commercio mondiale dal ritorno a nuove tentazioni protezionistiche, la necessità di nuovi criteri di supervisione finanziaria, l`urgenza di estendere dai benefici degli scambi popoli e nazioni che sinora ne sono rimasti esclusi: tutto viene declinato invocando la centralità della persona.
Mi auguro che il G-8 voglia prestare tutta l`attenzione che merita a questo messaggio, e che lo faccia proprio.
La Caritas in veritate non si limita a riproporre e attualizzare la tradizione del magistero della Chiesa.
Presenta anche passaggi di grande e apprezzabile novità. Mi riferisco in particolare a quelli che risultano di straordinaria importanza, per noi che siamo chiamati all`impegno del fare impresa, e del rappresentarne le sue ragioni Penso ai paragrafi destinati in particolare proprio all`impresa, agli investimenti, al mercato e al profitto.
«Le attuali dinamiche economiche internazionali -si legge nell`Enciclica- caratterizzate da gravi distorsioni e disfunzioni, richiedono profondi cambiamenti anche nel modo d`intendere l`impresa». Sempre meno le imprese, grazie alla crescita dimensionale e alla necessità di maggiori capitali, fanno capo a struttu- re proprietarie stabili e di tipo personale.
Sempre meno possono reggersi se operano in un unico territorio.
La delocalizzazione aperta a tutti i mercati del mondo deve estendere nell`imprenditore la responsabilità «nei confronti di portatori d`interessi, quali i lavoratori, i fornitori i consumatori, l`ambiente e la più ampia società circostante, a vantaggio degli azionisti, che non sono legatia uno spazio specifico e godono quindi diampialibertà d`azione».
Mi trovo completamente d`accordo. È una formulazione efficace di un`impresa che oggi deve estendere lapropria missione della creazione di valore non solo per gli azionisti ma per tutti glistakeholder: e non solo per ragioni etiche, ma perché ciò è conveniente e genera fiducia.
In mesi difficilissimi come quelli che stiamo attraversando, gli imprenditori conoscono bene l`importanza essenziale rappresentata da tutti coloro che lavorano nelle nostre aziende e con le nostre aziende, dipendenti e clienti, fornitori e soci. È un patrimonio di valori morali condivisi, prima ancora di essere un patrimonio economico da difendere.
Benedetto XVI usa poi parole coraggiose, quando analizza una delle funzioni più centrali per un`economia solida e capace digenerare giusto benessere: l`investimento. «Investire ha sempre un significato morale oltre che economico», afferma l`Enciclica.
Continua: «Non c`è motivo per negare che un certo capitale possa fare del bene, se investito all`estero piuttosto che in patria. Bisogna evitare che il motivo per l`impiego delle risorse finanziarie sia speculativo e ceda alla tentazione di ricercare solo profitto a breve termine, e non anche la sostenibilità dell`impresa a lungo termine».
Molti politici, oggi, non avrebbero il coraggio di difendere in maniera tanto rigorosa l`efficacia e il dovere di investimenti anche all`estero, per affrontare meglio la concorrenza ed estendere i mercati.
Quanto all`idea stessa di mercato, la difesa di una sua corretta nozione devo dire che è andata persino al di là delle mie aspettative. Da settembre ad oggi, in molti hanno riprovato a dire che la colpa della crisi era dei mercato, invece che di regole sbagliate date al mercato.
Ma l`Enciclica ci è venuta in aiuto.
«La società non deve proteggersi dal mercato - vi si legge - come se lo sviluppo di quest`ultimo comportasse ipsofacto lamortedirapporti autenticamente umani. È vero che il mercato può essere orientato in modo negativo, ma non perché questa sia la sua natura, bensì perché una certa ideologia lo può indirizzare in tal senso».
Coerentemente a questa visione, Benedetto XVI scrive che «il profitto è utile se, in quanto mezzo, è orientato a un fine che gli fornisca un senso tanto sul come produrlo quanto sul come utilizzarlo».
L`enciclica investe naturalmente molti altri aspetti centrali dell`agenda del nostro tempo.
Dal rilancio di aiuti allo sviluppo al fenomeno dei migranti, da un rispetto dell`ambiente che non si traduca in un veto allo sviluppo, all`importanza di un corretto impegno delle organizzazioni sindacali per la difesa della dignità del lavoro.
Ma ho voluto sottolineare gli aspetti più delicati che l`enciclica riserva all`unità economica essenziale dal cui successo dipende la capacità di produrre reddito e lavoro per tutti, cioè l`impresa.
Una sintesi tanto potente della sua centrale importanza, come questa proposta dalla Caritas in ventate, è un contributo essenziale per motivare stati e poteri pubblici a fare tutto il necessario, oggi, per impedire che l`impresa perisca.
A essere in gioco, oggi, non sono concetti astratti e teorie economiche: ma la libertà e la dignità degli uomini che le imprese fondano e fanno vivere, col proprio lavoro, giorno dopo giorno.
© Copyright Il Sole 24 Ore, 9 luglio 2009 consultabile online anche qui.
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