giovedì 9 luglio 2009
Enciclica, Benedetto XVI entra nel cuore della "questione sociale" del nostro tempo (Bambara)
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Benedetto XVI entra nel cuore della "questione sociale" del nostro tempo
No a una concezione del progresso inteso solo come profitto economico
Emanuela Bambara
Chi avesse il sospetto, o il pregiudizio, che Papa Joseph Ratzinger sia un eccellente teologo ma non un intellettuale a tutto campo, troverà nella sua terza enciclica "Caritas in veritate", presentata ieri in Vaticano, alla vigilia del G8 – la prima a tema sociale, a quarant'anni dalla "Populorum progressio" di Paolo VI, cui fa esplicito riferimento – un'ampia e definitiva disconferma.
Con lucida, scientifica e ispirata argomentazione sinergica di fede e ragione, Benedetto XVI entra nel cuore della "questione sociale" del nostro tempo, scrutando tutti i segni della crisi attuale – spirituale e antropologica prima che materiale ed economica –, aprendo la strada a possibili vie di soluzione alla luce degli insegnamenti universali di Gesù Cristo e della Dottrina sociale della Chiesa.
Così, Papa Ratzinger affonda, senza tergiversazioni e retoriche, nelle ferite aperte della società del terzo millennio, offrendo «ciò che la Chiesa possiede in proprio: una visione globale dell'uomo e dell'umanità». Vecchie formule di saggezza cristiana sono vestite di nuovi significati, conformi e funzionali ai bisogni dei cittadini del mondo del XXI secolo.
«La carità nella verità, di cui Gesù Cristo s'è fatto testimone con la sua vita terrena e, soprattutto, con la sua morte e resurrezione, è la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell'umanità intera», esordisce l'enciclica. «Carità» e «verità» sono termini antichi e ricorrenti nel linguaggio religioso, cristiano, che hanno perso di sostanza nella vita quotidiana di un mondo che ha confinato la fede nell'esperienza intima, privata.
"Caritas in veritate" li ripropone con un valore e un senso rinnovati in una chiave sociale nuova, accreditandoli nel contesto pubblico e pragmatico, politico ed economico: «Nell'attuale contesto sociale e culturale, in cui è diffusa la tendenza a relativizzare il vero, vivere la carità nella verità porta a comprendere che l'adesione ai valori del Cristianesimo è elemento non solo utile, ma indispensabile per la costruzione di una buona società e di un vero sviluppo umano integrale».
La soluzione ai problemi urgenti dell'umanità non può avvenire – dice il pontefice – senza verità e amore. «Senza verità, senza fiducia e amore per il vero, non c'è coscienza e responsabilità sociale, e l'agire sociale cade in balia di privati interessi e di logiche di potere, con effetti disgregatori sulla società, tanto più in una società in via di globalizzazione, in momenti difficili come quelli attuali».
Una «civilizzazione dell'economia», che miri al progresso dell'umanità come «sviluppo integrale della persona umana», richiede «nuovi sforzi di comprensione unitaria e una nuova sintesi umanistica», per elaborare un sistema di giustizia e progetti di bene comune con la «libera e solidale assunzione di responsabilità da parte di tutti», evitando di «affidare l'intero processo dello sviluppo alla sola tecnica, perché in tal modo rimarrebbe senza orientamento».
Il sottosviluppo, scrive Papa Ratzinger, ha una "doppia causa": «Nella volontà, che spesso disattende i doveri della solidarietà» e, soprattutto, nella «carenza di pensiero».
«Lo sviluppo dei popoli dipende soprattutto dal riconoscimento di essere una sola famiglia» e non soggetti che «vivono semplicemente l'uno accanto all'altro».
Servono, quindi, «nuove regole e nuove forme di impegno», «soluzioni nuove», per superare i danni di una concezione del progresso inteso soltanto come profitto economico e del mercato come luogo di competizione, cioè, di sopraffazione del più forte sul debole. La priorità, afferma Benedetto XVI, è «l'obiettivo dell'accesso al lavoro e del suo mantenimento», in una «coalizione mondiale in favore del lavoro decente».
© Copyright Gazzetta del sud, 9 luglio 2009 consultabile online anche qui.
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