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Il Papa rincuora famiglie in difficoltà e disoccupati: «Non scoraggiatevi»
«Spero che la mia enciclica possa smuovere forze positive»
FRANCA GIANSOLDATI
dal nostro inviato
ROMANO CANAVESE (Torino)
Avrà anche benedetto la folla con la mano destra disegnando goffamente nell’aria una croce per via del gesso al polso, ma Papa Ratzinger in visita a Romano Canavese, terra sofferente per la crisi economica, sembra sostenere la cosiddetta «mano sinistra di Dio» (per dirla alla Bettazzi, vescovo “rosso” ormai pensionato, popolarissimo da queste parti), invocando maggiore «sensibilità per la giustizia sociale», la «capacità di affrontare la fatica e il sacrificio e il forte legame con la fede cristiana». E’ la vostra «vera forza», dice ai fedeli. Bisogna dare vita «a una società veramente solidale e fraterna, dove tutti i vari ambiti, le istituzioni e l’economia siano permeati di spirito evangelico». Benedetto XVI non fa mancare la propria vicinanza a coloro che hanno perso lavoro, ai giovani disoccupati che non riescono a costruirsi una famiglia, alle famiglie che non riescono a far quadrare i conti alla fine del mese. «Come vedete a causa del mio infortunio sono un po’ limitato nella mia agilità, ma la presenza con il cuore è piena» ha scherzato salutando con la mano ingessata. Nel Canavese la recessione ha colpito duro, e l’indotto che gravitava nell’orbita dell’Olivetti ha pesato. «Qui nella zona di Ivrea molte famiglie sperimentano difficoltà economiche a causa della carenza disoccupazioni lavorative. Su questo problema sono intervenuto più volte e ho voluto affrontarlo più approfonditamente nella Caritas in Veritate». La terza enciclica appena pubblicata viene citata per ribadire che si dovrebbe riportare al centro dell’economia la persona umana, rispettandone la sua dignità, i suoi bisogni. «Spero che questa enciclica possa smuovere forze positive». Rivolgendosi ai disoccupati, aggiunge: «Non scoraggiatevi. La Provvidenza aiuta sempre chi opera il bene e si impegna per la giustizia». La parola d’ordine è di essere solidali. Nel paesino in cui è nato Tarcisio Bertone l’arrivo del Papa è un evento, anche se non è il primo pontefice ad arrivare da queste parti: nel 1990 Papa Wojtyla volle visitare l’Olivetti.
E’ festa grande. Bandiere bianche e gialle ovunque, tovaglie di merletto alle finestre, nemmeno un mozzicone di sigaretta per le strade, la facciata del Comune e della chiesa dipinte da poco. E’ tutto lindo e pinto e niente sembra fuori posto. Secondo un parroco della zona, la polizia avrebbe addirittura fatto rimuovere alcune bandiere arcobaleno per evitare ogni possibile strumentalizzazione. Ma tant’è. «Che emozione accoglierlo, sono sicuro che ascolteremo parole di incoraggiamento» dice Oscarino Ferrero, il giovane sindaco (appena eletto) di una giunta di centro-sinistra. «La crisi economica si fa sentire eccome, molte famiglie vivono nella precarietà della cassa integrazione e dei lavori a breve termine» scuote la testa il vescovo di Ivrea, Arrigo Miglio. E anche se la Caritas si è già attivata ci vuole ben altro, a cominciare dal collegamento tra «l’etica della vita e l’etica sociale». Il Papa sorride a tutti, accarezza madri e bambini con l’unico braccio libero, benedice i presenti. Al termine dell’Angelus recitato nel borgo piemontese saluta l'amministratore delegato di Telecom Italia Bernabè, e il presidente di Olivetti Forlenza. Si presentano al baciamano con l’ultimo modello di “netbook” Olivetti. Un dono pensato appositamente per lui. Dato che non può scrivere per via del polso immobilizzato, forse questo piccolo pc di ultima generazione potrebbe aiutarlo a terminare la stesura della seconda parte del libro su Gesù. Chissà.
© Copyright Il Messaggero, 20 luglio 2009
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