martedì 21 luglio 2009

La lezione di Anselmo di Aosta (Alberto Chiara)


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LA LEZIONE DI ANSELMO

Quest'anno ricorre il nono centenario della morte. Teologo, filosofo, attento pedagogo: la sua figura e il suo insegnamento sono più che mai attuali.

Alberto Chiara

È un fuori programma. Nel pomeriggio del 24 luglio Benedetto XVI (per la terza volta in vacanza a Les Combes) visita la Cattedrale di Aosta, rendendo omaggio a sant’Anselmo, figlio illustre di questa terra che lo vide nascere nel 1033. Un evento non previsto dal calendario ufficiale.
Dunque, ancor più significativo. E confermato anche dopo la caduta accidentale costata al Papa la frattura del polso destro, bloccato da un tutore gessato.
Per chi conosce a fondo Joseph Ratzinger non si tratta di una sorpresa.
Il Papa, infatti, ama questo monaco, teologo e pastore d’anime, «la cui opera», ha avuto modo di scrivere poco più di tre mesi fa, «ha lasciato una traccia profonda nella storia della Chiesa e la cui figura è una tra le più luminose della storia del pensiero occidentale europeo».
Benedetto XVI ne ha richiamato gli aspetti più significativi in un messaggio datato 15 aprile, indirizzato al cardinale Giacomo Biffi, scelto come inviato speciale e suo rappresentante in vista delle celebrazioni organizzate ad Aosta per il nono centenario della morte di sant’Anselmo, avvenuta a Canterbury, in Inghilterra, nel 1109.
Di lui, il Papa ha voluto sottolineare «la genialità educativa, che si esprime in quel metodo del discernimento, che è lo stile un po’ di tutta la sua vita, uno stile in cui si compongono la misericordia e la fermezza». Ha poi richiamato «la sua insonne opera per la liberazione della Chiesa dai condizionamenti temporali e dalle servitù di calcoli non compatibili con la sua natura spirituale», soffermandosi, infine, su «fede e ragione, fides et ratio, che, in Anselmo, si trovano mirabilmente unite».
«Il Santo Padre è convinto, a ragione, che sia pienamente attuale», spiega monsignor Giuseppe Anfossi, 74 anni, dal 1995 vescovo di Aosta. «Attorno al 1050, Anselmo perde la mamma, Ermenberga, una valdostana imparentata con la nascente casa Savoia. Sappiamo che l’iniziale attrattiva per la vita monastica si affievolisce e che i contrasti con il papà, Gondulfo, aumentano fino alla rottura. Nel 1056, all’età di 23 anni (o di 22, se si presta credito alle fonti che lo vogliono nato nel 1034), Anselmo lascia la Valle d’Aosta: non vi tornerà mai più».
«Direi che la prima caratteristica che lo rende "moderno" è proprio la sua costante ricerca di Dio, non esente da travagli», prosegue monsignor Anfossi, che ad Anselmo ha dedicato una parte consistente della sua ultima Lettera pastorale. «Valicate le montagne attraverso il Moncenisio, si muove per tre anni in Francia approdando, infine, nel 1059, nell’abbazia benedettina di Le Bec, in Normandia. Va lì perché lì è abate Lanfranco da Pavia, un uomo di grande cultura, oltreché di fede e di preghiera. Come molti giovani di oggi, decide della sua vita quando è già abbastanza avanti negli anni. Potremmo dire che la sua è una vocazione adulta».
«Non conosciamo quali esperienze "trasgressive" possa aver fatto Anselmo negli anni giovanili o nel viaggio che l’ha portato dalla sua terra natale a Le Bec», sottolinea ancora il vescovo di Aosta. «Sappiamo, però, dai suoi scritti (conserviamo 450 lettere, 15 delle quali inviate ai suoi familiari) che egli se le rimprovera costantemente. Sembra quasi un monito rivolto ai giovani dei giorni nostri: non lasciatevi tentare da un ingannevole pregiudizio, quello che spinge a fare tutte le esperienze, anche le più sciocche e le più estreme».

La coscienza in primo piano

Divenuto priore e abate, Anselmo cura molto il rapporto diretto con quanti – studenti e monaci – dipendono in qualche modo da lui. «La sua opera educativa è attenta all’interiorità, mette in primo piano la coscienza, e anche questo ci fa sentire il santo un nostro contemporaneo», riprende monsignor Anfossi. «Sebbene detti regole precise di vita (egli s’inserisce nella tradizione monastica benedettina) e insegni un’educazione rigorosa della volontà, la sua pedagogia, che pure poggia molto sulla fede, è caratterizzata da un grande rispetto per la libertà dei ragazzi e dei giovani. La coscienza, sostiene, è il "luogo intimo" in cui ciascuno può capire se è condizionato e, se sì, da chi o da cosa; solo nella coscienza rettamente formata si può decidere in libertà (e al tempo stesso totalmente) per Dio».
Siamo in pieno Medio Evo, le punizioni sono severe, tanto severe. «Anselmo le attenua», assicura il vescovo di Aosta. «Punta sul convincimento, non sulla coercizione. Agli abati che si lamentano con lui perché incapaci di "gestire" ragazzi di 13, 14, 15 anni, risponde che una giovane pianta soffocata da troppi paletti non cresce. Fuor di metafora, diventa ancor più esplicito: "non dovete far crescere animali addestrati, dovete far maturare uomini"».

Un mite che tiene testa a due re

Diventato arcivescovo di Canterbury, resta coraggiosamente legato a Roma e al Papa, pur pressato dai sovrani inglesi (Guglielmo il Rosso ed Enrico I), al tempo della lotta per le investiture, cosa che gli costa per due volte l’esilio. Va, infine, ricordata la sua acutezza nello scandagliare il rapporto tra fede e ragione. «Per lui la prima non solo è inseparabile dalla seconda, ma è addirittura l’esercizio più alto della nostra facoltà intellettiva», dice monsignor Anfossi.
«La ragione non rende superflua la fede, semmai aggiunge alle affermazioni della fede la gloria della comprensione sistematica, mentre la fede aggiunge alle affermazioni della ragione la gloria dell’abbandono», termina il vescovo di Aosta. «La cultura odierna svaluta le certezze, le irride fino a colpevolizzarle. Le domande più serie circa il vivere, il soffrire e il morire sono spesso consentite soltanto come premessa al proliferare dei dubbi. Anselmo insegna ben altro, al riguardo. Insomma, dobbiamo tanto a questo santo, proclamato dottore della Chiesa nel 1720, per secoli poco popolare, oggi riscoperto. Finalmente».

© Copyright Famiglia Cristiana n. 30/2009

2 commenti:

Gonzalo ha detto...

Ciao Raffaella, ti segnalo l'ultimo post di Tornielli sul suo blog (anche se si rivolge particolarmente ai suoi lettori). Lucido, equilibrato.

Un saluto.

Raffaella ha detto...

Grazie, Gonzalo :-))
Davvero molto intelligente ed equilibrato.
R.