lunedì 28 settembre 2009
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Ratzinger a Praga, 20 anni dopo 'Comunismo basato su menzogne'
DAL NOSTRO INVIATO MARCO POLITI
PRAGA - Distratta e indifferente Praga accoglie Benedetto XVI in un meriggio di weekend senza folle, senza bandiere, senza manifesti. Papa Ratzinger lo sa,è una sfida nel cuore dell' Europa secolarizzata. Ottanta per cento erano i cattolici cechi prima della guerra mondiale, 30 sono oggi e appena il cinque per cento dei fedeli va a messa.
Per questo in aereo il Papa confida ai reporter che i cristiani devono comportarsi come le «minoranze creative che fanno la storia», sapendo di avere un' eredità di valori viva e attuale. Certamente, soggiunge, praticando il dialogo intellettuale tra agnostici e credenti: «Entrambi hanno bisogno dell' altro: l' agnostico non può esser mai contento di non sapere, ma deve essere in ricerca della grande verità della fede; il cattolico non può essere contento di avere la fede, ma deve essere in ricerca di Dio ancora di più».
Vent' anni dopo la scomparsa dell' impero comunista, Ratzinger pone in questo suo pellegrinaggio il problema del contenuto della libertà.
Ne parla più volte durante la giornata. In aereo ricorda lo scrittore dissidente e poi primo presidente Vaclav Havel, quando ammoniva che la «dittatura è basata sulla menzogna». Il crollo del muro di Berlino, afferma il pontefice all' arrivo, è stato uno spartiacque della storia mondiale. La "Rivoluzione di velluto" ha liberato la Cechia dall' «oppressione atea». Ma ora che sono finiti i quarant' anni di repressione, il pontefice esorta tutti a riscoprire le radici cristiane della propria cultura e i «cristiani facciano sentire la loro voce».
Ricevuto dal presidente Klaus nel castello di Praga tra fanfare barocche e uno splendido Te Deum del compositore ottocentesco Dvorak, nello sfarzo del Salone Spagnolo tutto specchi e lampadari dorati, papa Ratzinger domanda all' uditorio composto dalle più altre autorità politiche e dal corpo diplomatico se la libertà riconquistata possa essere disgiunta dalla ricerca della verità e del «vero bene».
Poco dopo, sotto le volte gotiche dell' antica cattedrale di San Venceslao, Benedetto XVI proclama ciò che gli sta a cuore. Dopo il lungo «inverno comunista», in una società ancora segnata dalle ferite dell' ideologia atea, la sfida è di misurarsi con la «mentalità del consumismo edonista, la pericolosa crisi di valori umani e religiosi, la deriva di un dilagante relativismo etico e culturale».
Allora, è bene che la religione «abbia un ruolo maggiore nel Paese», anche se la «Chiesa non domanda privilegi, ma solo di poter operare liberamente al servizio di tutti». Aggiunge Benedetto XVI, ben conoscendo lo spirito laico dei cechi: «È sempre utile ripeterlo».
In ogni caso l' Europa riconosca il ruolo insostituibile del cristianesimo. Il presidente Klaus si dice d' accordo con lui: denuncia la dissoluzione dei valori, la manipolazione dei media, gli abusi della scienza, la degradazione del modello tradizionale di famiglia. Le concordanze si dissolvono, invece, quando si toccano i temi pratici. La Chiesa chiede la restituzione dei beni nazionalizzati dai comunisti. Una commissione parlamentare aveva calcolato in 83 miliardi di corone (circa venti miliardi di euro) la somma da restituire in sessant' anni. I deputati si sono rifiutati di ratificare il progetto. Dichiara il primo ministro ceco Fischer uscendo dal colloquio con il cardinale Bertone al Castello: «In tempi di crisi economica mondiale la questione non è una priorità». Il Papa con Klaus non è entrato in questi dettagli. Ai giornalisti racconta di essere contento che il polso fratturato ad Aosta va migliorando: «Ho ricominciato a scrivere. Con l' aiuto di Dio forse il libro su Gesù sarà pronto a primavera».
© Copyright Repubblica, 27 settembre 2009 consultabile online anche qui.
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