martedì 25 novembre 2008

Il direttore di Cadena Cope, Réstan: «Dobbiamo rinnovare le radici cattoliche della Spagna» (Geronico)


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l’intervista

Réstan: «Dobbiamo rinnovare le radici cattoliche»

«I media e i partiti sono spaccati»

DI LUCA GERONICO

Direttore di Cadena Cope – emittente della Conferenza episcopale spagnola, la seconda del Paese – José Luis Réstan risponde ad Avvenire mentre sta preparando il notiziario della sera, uno dei più ascoltati dal Paese.

Quella di Valladolid è la prima sentenza del genere in Spagna e ora il Psoe chiede di estenderla a tutta la regione. Come ha reagito la società spagnola?

Il consiglio di istituto aveva dichiarato di voler tenere il crocefisso, un simbolo accettato da tutti. Sinora era decisivo il parere del consiglio di istituto e in questo sta la novità della sentenza. La pretesa del Psoe di estenderla a tutta la regione non ha nessuna possibilità, ma siamo di fronte a una battaglia di lungo periodo.

Come ha reagito il Paese?

C’è una grandissima divisione, non tanto fra la gente comune, ma nei centri di potere culturale, nei media e nei partiti. I giornali del centro- sinistra più radicale esultano mentre i giornali più moderati, del centro-destra sono contrari. Una sentenza che divide senza che dalla società venisse questa richiesta. Una scelta della politica di laicizzazione cercata e voluta.

Il cardinale Cañizares lo ha definito un atto di «cristianofobia» in una società malata. Eppure in agosto si parlava di «toni cordiali» per l’incontro fra Zapatero e il nuovo presidente dalla Conferenza episcopale Rouco Varela...

La distensione in quell’incontro era solo virtuale: Zapatero non ha cambiato politica, anzi dopo di allora ha annunciato una radicalizzazione della politica sull’aborto e aperto il dibattito sull’eutanasia. Non so se si aprirà un nuovo capitolo nella lotta fra governo e Chiesa perché in fondo questa è una sentenza di un giudice. Ma è vero il Psoe ha esultato immediatamente.

Come si muoverà ora il governo Zapatero?

Non penso che agirà direttamente con leggi o addirittura riformando la Costituzione nei rapporti StatoChiesa ma non escludo che potrebbero arrivare cambiamenti sulla libertà religiosa, vale a dire sui simboli religiosi nelle scuole pubbliche. Penso che il governo ha questo progetto ma dipende molto dalle aspettative elettorali.

Decisioni utili anche a distrarre dalla crisi economica?

Da una parte il governo ha un chiaro orientamento, un laicismo quasi ossessivo. Ma è anche vero che il Psoe è stato superato dai popolari a causa della crisi economica. Quindi la polemica sui simboli religiosi potrebbe essere conveniente per il governo. Ma l’indirizzo culturale è segnato, evidente ogni giorno.

Come reagirà la cattolica Spagna : la tradizione cattolica saprà reggere nel tessuto sociale o la «malattia» ha colpito nel profondo?

Questo a mio parere è il vero problema, la vera sfida per la Chiesa. La «malattia» di cui parla il cardinale Canizares credo abbia toccato i nervi profondi della società spagnola. La Chiesa deve pensare che non basta solo denunciare o mobilitare la gente, per quanto questo sia necessario. Per la Chiesa la vera sfida è in una risposta creativa: la tradizione non è più un punto di riferimento tranquillo e accettato dalla maggioranza. La radice della Spagna è cattolica, questo è verissimo, ma si deve trovare il modo per cui questa radice nutra la vita concreta della gente oggi. Se di fronte al laicismo c’è solo la reazione di denuncia e opposizione temo che questa non basti.
Il fatto che il crocifisso rappresenta il simbolo del meglio della nostra storia deve essere incarnato nella Spagna di oggi. È la sfida dell’educazione, di una nuova missione.

© Copyright Avvenire, 25 novembre 2008

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