martedì 10 febbraio 2009

Severgnini accusa il Papa di non scaldare i cuori (parli per se stesso!) ma i suoi lettori non sono d'accordo (Deo Gratias!)


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Cari amici, su segnalazione delle nostre Gemma ed Alessia mi sono andata a leggere la rubrica "Italians" di Beppe Severgnini.
L'autore ha scritto un articolo che non condivido per nulla che accusa Benedetto XVI di non scaldare i cuori (rispetto ai suoi predecessori ovviamente).
Mi dispiace per Severgnini ma personalmente non sono affatto d'accordo.
Per un motivo molto semplice che ho gia' affermato in tempi non sospetti: Benedetto XVI scalda la mente ed il cuore di chi lo ascolta.
Solo chi non lo conosce puo' descriverlo come un teologo che non suscita emozioni. Chi e' andato ad una sua udienza, ad una Messa o semplicemente l'ha sentito parlare attraverso la televisione sa che egli sa perfettamente come toccare le corde dei suoi fedeli e degli ascoltatori.
Io non amo molto i gesti ad effetto, non mi impressione di fronte alla teatralita'. Nel Papa cerco il padre ed il maestro.
Benedetto XVI, caro Severgnini, tocca quotidianamente la mia mente, il mio cuore e, di questo, come di altro, non potro' non ringraziarlo per sempre.
Per fortuna non sono la sola a pensarla cosi'.
I lettori di Severgnini gli hanno risposto per le rime. Purtroppo, pero', mentre l'articolo dell'autore e' stato pubblicato dal Corriere della sera, le risposte appaiono solo su internet.
Segni dei tempi...

R.

Dov'è la Chiesa che scalda i cuori?

Beppe Severgnini,

Il Papa non era al corrente delle dichiarazioni negazioniste del vescovo Williamson, al momento della remissione della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani? E non aveva pensato che la decisione coincidesse col 50° anniversario dell'annuncio del Concilio Vaticano II?
Ci crediamo. Ma possiamo dire - da osservatori distanti, da cattolici incompetenti - che ciò appare stupefacente? Una svista così possiamo aspettarcela da un governo, per sua natura provvisorio; non dal Vaticano, per definizione definitivo, cauto e informato.
Possiamo aggiungere - con rispetto - una preoccupazione? Questa lezione di teologia continua non rischia di spegnere quello che il sorriso di Giovanni XXIII aveva acceso? I princìpi sono importanti; ma gli uomini, in tempi come questi, hanno bisogno di comprensione e rassicurazione. Qualcuno direbbe: hanno bisogno di amore.
Circondato dall'affetto sospetto degli atei devoti e dall'adulazione interessata degli incoerenti, il Vaticano da tempo istruisce, ammonisce, invita alla perfezione. Ma spesso sembra di vederlo dal lato sbagliato di un cannocchiale: una presenza distante, irraggiungibile. Gli imperfetti guardano, chiamano piano: ma nessuno risponde.
Papa Giovanni XXIII - i cui ritratti ingenui adornano ancora le case degli italiani - aveva capito che bisogna andare incontro agli uomini, non aspettarli. Alberto Melloni, sul "Corriere" del 3 febbraio, ha usato una frase illuminante: "Quella speranza che oggi tutti consegnano a Obama, allora guardò alla Chiesa di Roma (...). Il concilio non fu un'idea, un testo da manovrare ermeneuticamente, ma un evento nel quale la Chiesa ha cercato a mani nude, nelle macerie del Novecento, chiamate di obbedienza più esigenti di quella che era la comoda routine intransigente".
Credo che molte vocazioni, devozioni ed educazioni familiari abbiano le radici in quel periodo. Una voce nuova per un mondo nuovo. Nessuno chiede che la Chiesa sia progressista. Vogliamo molto di più: speriamo sia lungimirante.
I pontefici che hanno scaldato i cuori hanno svegliato i giovani. Papa Roncalli, magnifico bergamasco, non è rimasto solo. Lo ha seguito, nel suo brevissimo pontificato, Giovanni Paolo I, provocando stupore riconoscente. Lo ha rilanciato, lungamente e potentemente, Giovanni Paolo II, che pure non era morbido in materia di dottrina.
Potrebbe farlo - è tempo, è in tempo - Benedetto XVI.
Non è discutendo con i lefebvriani che si riconquistano i ragazzi italiani (e non solo). La Chiesa s'è guadagnata rispetto e attenzione discutendo con noi di sesso nelle ore di religione (grazie don Carlo), e giocandosela a pallone sulla terra degli oratori. Antonio Piloni, si chiamava il curato del Duomo, a Crema, negli anni Sessanta. Se alla domenica la cattedrale è piena, e don Emilio è contento, è anche per merito suo.
Non amo scrivere di questi argomenti: dichiararsi cattolico sui giornali è ormai una furbizia o una dichiarazione di guerra. Ma sento, dentro e fuori di me, un disagio crescente. E lo scrivo, consapevole che non servirà a niente.

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Molti giovani sacerdoti sono Lefebvriani, caro Severgnini! Il Papa, padre e pastore, ha il diritto ed il dovere di parlare anche a loro!
R.

LE RISPOSTE DEI LETTORI A SEVERGNINI

Benedetto XVI mi ha stregato

Caro Severgnini,
le scrivo per sollevarle un po' (spero) il morale in quanto l'amarezza con cui lei ha espresso il suo punto di vista sul Vaticano e, specialmente, su Benedetto XVI (Italians - Corriere, 5 febbraio) mi ha colpito e rattristato.
Ho avuto la fortuna di vedere l'attuale pontefice molto da vicino, durante la sua visita a Pavia. I suoi occhi dolcissimi mi hanno incantato tanto che, insieme a moltissimi altri, l'ho seguito, come se non potessi distaccarmi da lui, fino allo stadio, da dove l'elicottero papale è ripartito, lasciando negli astanti un senso di vuoto e una grandissima emozione; le confesso che ho pianto.
Sicuramente Ratzinger non è tele-fotogenico, ma la scelta di un conclave non è come una selezione per il Grande Fratello. Dagli scritti e dai ricordi lasciati da mio zio, mons. Cesare Orsenigo, nunzio apostolico nel secolo scorso e amico sia di Pio XI sia di mons. Roncalli, emergono due figure ugualmente grandi seppur totalmente diverse. Mi permetto di farle osservare che il ruolo di un pontefice non è solo quello di «scaldare i cuori»; tuttavia Papa Ratzinger c'è riuscito con me e, da chirurgo vascolare, le ricordo che scaldare il cuore di una persona non più giovane non è così facile per ovvi motivi di irrorazione arteriosa.

Sebastiano Caronni Orsenigo

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Concilio Vaticano II: non è stata una rottura

Caro Severgnini,
la lettura del suo articolo «Dov'è la Chiesa che scalda i cuori?» (5 febbraio) mi ha un po' rattristato: non tanto per una modesta divergenza d'opinioni (penso che anche Benedetto XVI, in modi diversi, con sensibilità differente, scaldi le menti e i cuori e che la data scelta per la revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani potesse avere un significato simbolico importante: nel cinquantesimo anniversario del Concilio si ricompone l'unico scisma del XX secolo), quanto per una condivisione delle sue premesse (la imprudenza e imprevidenza di chi «prepara le carte» per la firma al Santo Padre).
Nel merito, da profano, penso che il Concilio Vaticano II non costituisca una rottura con i precedenti concili; che un conto siano i testi conciliari, un conto un presunto «spirito» del concilio; che un cattolico non possa non accettare un concilio (altrimenti terrebbe mutatis mutandis lo stesso atteggiamento contestato a Lutero, che di concilii ne accettava e riconosceva solo quattro, mi pare), ma possa legittimamente criticare alcune interpretazioni e attuazioni date da molti sacerdoti e vescovi: segnatamente per quanto attiene la liturgia. E al riguardo penso che, nei tempi lunghi, la decisione di un anno fa di liberalizzare la S.Messa con il rito antico si rivelerà opportuna e feconda: esattamente come abbiamo riscontrato nella chiesa dell'Arciconfraternita della Misericordia, in Torino (dove ormai da vent'anni, grazie alla lungimiranza e all'attenzione pastorale del cardinal Saldarini la S.Messa in latino, con canto gregoriano, viene celebrata settimanalmente in piena armonia con l'Ordinario diocesano e un'attiva partecipazione di fedeli: alcuni dei quali possono essere legati anche sentimentalmente a un rito affascinante, altri possono avere un interesse solo culturale, ma la maggior parte rappresenta proprio quel popolo cattolico partecipe e informato, che svolge attività di volontariato nelle associazioni e nelle parrocchie di riferimento).
Cordiali saluti,

Alberto Tealdi

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Il Papa non faccia il politico

Caro Beppe, "la Chiesa che scalda i cuori" della quale parli (Corriere, giovedì 5 febbraio) e che tanto rimpiangi - quella inaugurata da Giovanni XXIII, per un certo verso accettata da Paolo VI, per quel che si è visto amata da Giovanni Paolo I, impersonata da Giovanni Paolo II - la Chiesa che riempiva le piazze richiamando folle oceaniche ha invero svuotato i luoghi di culto, 'le' chiese. Non è, infatti, in ragione dei differenti tempi che andiamo vivendo che la gente, nel vivere quotidiano, nei comportamenti, si è allontanata da Pietro ma in larga parte per la rinuncia, non richiesta da alcuno tra i veri credenti, ad opera in primis dei suddetti pontefici, all'autorità e all'autorevolezza. Morto Pio XII, l'ultimo papa, i concetti di democrazia e di uguaglianza si sono fatti strada in un ambito nel quale non possono trovare ospitalità: si è operato quasi che il vicario di Cristo fosse un uomo politico in cerca di sondaggi favorevoli e di benemerenze in vista di una futura rielezione! Si è, insomma, abbandonata la retta via che è una e una sola e deve essere fermamente e senza alternative indicata ai fedeli e al mondo.
Prova Benedetto XVI a chiudere le enormi falle causate dall'agire dei suoi immediati predecessori ma commette a sua volta un, ahimè, imperdonabile errore parlando praticamente ogni giorno a proposito, spesso, dei più insignificanti temi e dando ascolto a questa, piuttosto che a quella critica che, peraltro, non si avrebbe se altrimenti, tacendo, si comportasse. Ricordo una particolare scena di uno di quei film demenziali qualche anno fa in voga: un ring, i due pugili pronti nei rispettivi angoli, la presentazione prima del gong iniziale di alcune vecchie glorie e dei personaggi di un qualche rilievo presenti. Fra gli altri, lo speaker annuncia "Sua Santità papa Giovanni Paolo II" e un sosia del pontefice in questione sale, fa un giro sul quadrato e si prende qualche stanco applauso. E' questo che si vuole? Che il papa, sempre in televisione, sempre a portata di mano, pronto a rilasciare dichiarazioni su ogni e qualsiasi tema finisca per essere uno tra i tanti? Che sia alla fine confondibile con un politico in cerca di visibilità, con un opinionista, con una velina? Lungi dal procurare proseliti, lungi dal diffondere davvero la Parola di Dio, la tua 'Chiesa che scalda i cuori' è stata, per la Chiesa, semplicemente deleteria! Prego perché Benedetto decimo sesto, anche riguardo alle sue continue apparizioni ed esternazioni, in futuro, differentemente agisca.

Mauro della Porta Raffo

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Questa Chiesa: un disagio che condivido

Salve Beppe,
mi riallaccio al tuo intervento intitolato «Dov'è la Chiesa che scalda i cuori» (5 febbraio), per ringraziarla di avere espresso un disagio che condivido (sebbene da parte mia il disagio è da circa 18 anni). Mi definisco una «cattolica dissidente» sin dal 1991, quando a 23 anni, dopo un lungo percorso all'interno delle comunità parrocchiali e diocesane, mi sono allontanata causa l'incapacità di poter instaurare un confronto vero con preti e vescovi su tematiche quali celibato e nubilato di sacerdoti e suore, divorzio, contraccezione, aborto, eutanasia, ruolo della donna, omosessualità e sessualità. Il sunto delle risposte era «o stai con noi senza mettere in discussione nulla o sei fuori». Ci sono state persone «illuminate» che mi hanno dato molti spunti di riflessione: alcuni miei educatori, i padri gesuiti che per un po' di anni vissero a Follonica (la città in cui sono cresciuta); ma spesso queste persone erano emarginate se non ostacolate dalle istituzioni ecclesiatiche locali.
Credo che la Chiesa romana in questi ultimi 30 anni si sia involuta rispetto al Concilio Vaticano II, e credo che una buona parte della responsabilità sia da attribuirsi a Giovanni Paolo II, uomo di grandi qualità umane e mistiche, ma estremamente rigido in materia dottrinale (del resto Joseph Ratzinger era il suo «braccio destro», in materia di fede). La Chiesa non è infallibile, perché fatta di uomini e come tale risente delle epoche storiche che attraversa. Credo però che da un po' troppo tempo si stia dimenticando due concetti fondamentali: il rispetto del libero arbitrio e la compassione cristiana. E in questo momento storico così difficile è una grave mancanza.

Daniela Pagano

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Le chiese tradizionali straboccano di fede vera

Caro Beppe,
ho 36 anni e sono da venti un cattolico «tradizionale» (Messa tridentina, per capirci). Vedo che hai scritto ahimé anche tu sulla revoca della scomunica, confondendo il piano delle dichiarazioni (stupide, sbagliate, improvvide, fai tu) di monsignor Williamson e la riammissione dei vescovi (e con loro, ricordiamolo di 500 preti, centinaia di religiosi, circa 500 mila fedeli) nella comunione con la Chiesa, sacrosanta (per chi è cattolico, almeno) vista la totale condivisione delle verità di fede e del magistero. Non entro nel merito di nuovi dogmi che i giornali vorrebbero imporre alla Chiesa, a carattere storico-politico per di più («Credo in un solo genocidio, creatore dello Stato di Israele, etc.») o dottrinario («il Concilio», come ve ne fosse stato solo uno in 2000 anni, dimenticando che il Vaticano II fu pastorale, non dogmatico; che le poche Costituzioni dogmatiche scaturitene sono pienamente rispettate dai «tradizionalisti» e via dicendo), ma ti contesto la trita critica sul Papa in nome di Papi passati, travisati, sempre lodati solo da morti e in funzione di critica del Papa vivente.
Successe con Paolo VI, ora con Giovanni Paolo, succederà con Benedetto: ma la Chiesa è una, non deve (solo) parlare di sesso e giocare negli oratori, ma affermare la Fede, portare la gente a Messa, suscitare vocazioni. La Chiesa neoprotestante è fallita, i seminari «tradizionali» sono pieni di giovani entusiasti, le Chiese straboccano di famiglie, di bimbi, di Fede vera e serena: vai a conoscerli.
Un abbraccio.

Lorenzo Cavalaglio

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14 commenti:

euge ha detto...

Rispondo al Sig. Servergnini ed alla sua tristezza per non avere più una chiesa oppure se preferiamo un Papa che scaldi i cuori.
A differenza di altri che lanciano invettive sul Papa da quando è stato eletto dicendone tutto il male possibile, vorrei dirle che proprio questo " gelido " Pontefice, ha saputo riaccendere la fiamma della fede dopo 26 anni di totale allontanamento da tutto ciò che era Dio e la Chiesa. Vede caro signore io rispetto l'operato e gli intenti dei Pontefici che lei nomina nell'articolo anche perchè soprattutto nel caso di Giovanni Paolo II, se si leggono le sue Encicliche, si noterà una perfetta sintonia di vedute e di magistero con Benedetto XVI è solamente il modo di porsi che forse può differire. Se proprio vuole saperlo, per me è stata proprio la spettacolarizzazione della fede ad allontanarmi dalla chiesa; ogni cosa era divenuta spettacolo o avvenimento mediatico togliendo, in questo modo quel senso di rispetto e di sacralità dovute alle funzioni religiose. Nella dolcezza, nella pazienza , nella determinazione e nella sua infinità semplicità Benedetto XVI ha saputo non solo scaldare il mio cuore ma, ha saputo conducendomi per mano, riavvicinarmi alla figura di Cristo e della chiesa in generale. per giunta se mi permette, trovo puerile e basso ricorrere alla memoria dei predecessori, per evidenziare le gli eventuali difetti dell'attuale Pontefice.
Il Concilio indetto da Giovanni XXIII, sicuramente, non intendeva rivoluzionare la chiesa provocando una rottura totale con la tradizione ( una sorta di 68 clericale) ma, sicuramente proponeva il progresso della chiesa nel rispetto della sua tradizione di magistero e di liturgia.
Sono orgogliosa del mio Papa caro signore ed a lui resterò fedele, pregando il Signore di aiutarlo a superare momenti di difficoltà, provocati da persone interne ed esterne alla chiesa, che hanno scambiato il Corpo Mistico di Cristo, per un soggetto politico in cui si contrappone il progressismo ed il relativismo a colore che desiderano che il magistero per coerenza sia sempre quello che ha portato la Chiesa a superare tempeste inammaginabili.

Anonimo ha detto...

Benedetto XVI scalda i cuori e le anime - altrochè caro Severgnini! - ma soprattutto scongela le teste ed è questo che dà tanto fastidio ai poteri forti padri del pensiero unico, di cui il Corriere è servo e apostolo zelante.

Anonimo ha detto...

Forse Severgnini nulla sa di che cosa sono diventate le GMG con Benedetto dove la star non è più uil Papa ma finalmente Cristo prima di scrivere bisognerebbe parlare coi ragazzi o assistere ad un'udienza o semplicemente ascoltare. Non è certo un caso seB16 incanta qualsiasi uditorio dai bambini delle elementari agli intellettuali non credenti:parla al cuore e alla ragione. PS facciamola finita con la storia dell'immagine,io lo trovo super telegenico, ma ve lo ricordate Giovanni xxIII?

Anonimo ha detto...

ma chissenefrega delle opinini di Severgnini??

piuttosto, esultiamo: Famiglia Cristiana ha trovato un nuovo abbonato:

Veltroni sfida Maroni: denunci anche me
Il segretario Pd si schiera con Famiglia Cristiana: «L'Italia sta precipitando verso le leggi razziali»

http://www.corriere.it/politica/09_febbraio_10/veltroni_maroni_querela_89b713c8-f761-11dd-8e36-00144f02aabc.shtml

e il cerchio si chiude ;-)

Luigi

Anonimo ha detto...

Credo che sia stato il cardinale Newman a dire che "il cuore parla al cuore". Ecco: è questo l'effetto degli scritti e delle omelie prima del cardinale Joseph Ratzinger, oggi di papa Benedetto. Non sono la sola - e lo stiamo leggendo - a dirlo. Mi dispiace per Sergnini il cui cuore ha serie difficoltà di ascolto.

Anonimo ha detto...

Non vorrei fare polemiche inutili. Sono della Diocesi di Crema... quella stessa citata nell'articolo da Severgnini, sua città natale.

Se come alternativa a Ratzinger cita alcuni sacerdoti, molto conosciuti, significa che veramente non capisce nulla: questi preti sono snobbati e, mi spiace dirlo, presi in giro da tutti per essere persone insensibili, lontane dalla gente e troppo piene di sè.

Quando qualcuno scrive su un giornale dovrebbe dire la verità: poteva fare tanti esempi... ma proprio questi tre mi fanno capire che Severgnini non capisce... un "h".

Anonimo ha detto...

E' la solita solfa.E' diventata una costante delle persone mediocrine(che sono purtroppo la stragrande maggioranza:gente incolore e tutto sommato inoffensiva):quando c'e' un Papa non gli va mai a genio NIENTE.Era sempre meglio QUELLO DI PRIMA(non ne ricordano nemmeno il nome....).Poi,quando costui muore,dagli a dire quanto era bravo,quanto era buono.E questo non tanto per un postumo amore per l'estinto,quanto per trarre occasione per essere piu' mordaci nella critica al nuovo.Il loro modello:la Vinciguerra(absit iniuria)!Il Corriere,non foss'altro per rispetto alle tradizioni massoniche che hanno pur contato su calibri tipo Voltaire e Diderot,e' sceso proprio in basso!Anzi in bassino bassino!!!

Anonimo ha detto...

Personalmente preferisco il Severgnini dei libri umoristici su vizi e virtù degli italiani.....

Anonimo ha detto...

gentile ultimo anonimo, senza voler polemizzare col suo commento (che in gran parte condivido), sull'inoffensività della maggioranza incolore e mediocre non ci metterei la mano sul fuoco. Vediamo cosa è stata in grado di fare duemila anni fa:

Dal Vangelo secondo Matteo. 27, 22-23.26

Disse loro Pilato: “Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?”. Tutti gli risposero: “Sia crocifisso!”. Ed egli aggiunse: “Ma che male ha fatto?”. Essi allora urlarono: “Sia crocifisso!”.
Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso.

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MEDITAZIONE

Il Giudice del mondo, che un giorno ritornerà a giudicare tutti noi, sta lì, annientato, disonorato e inerme davanti al giudice terreno. Pilato non è un mostro di malvagità. Sa che questo condannato è innocente; cerca il modo di liberarlo. Ma il suo cuore è diviso. E alla fine fa prevalere sul diritto la sua posizione, se stesso. Anche gli uomini che urlano e chiedono la morte di Gesù non sono dei mostri di malvagità. Molti di loro, il giorno di Pentecoste, si sentiranno “trafiggere il cuore” (At 2, 37), quando Pietro dirà loro: “Gesù di Nazareth – uomo accreditato da Dio presso di voi – … voi l’avete inchiodato sulla croce per mano di empi…” (At 2, 22s). Ma in quel momento subiscono l’influenza della folla. Urlano perché urlano gli altri e come urlano gli altri. E così, la giustizia viene calpestata per vigliaccheria, per pusillanimità, per paura del diktat della mentalità dominante. La sottile voce della coscienza viene soffocata dalle urla della folla. L’indecisione, il rispetto umano conferiscono forza al male.

(Via Crucis del Venerdì Santo 2005meditazioni e preghiere del Cardinale Joseph Ratzinger)

A.R. ha detto...

A me piace un papa che scalda l'anima! Per scaldare il cuore bastano gli amici e la comunità.

Anonimo ha detto...

Forse il sig. Severgnini soffre di insufficienza cardiaca...
Si sa, "ognun col proprio cuor l'altrui misura. Il nostro amatissimo Papa Benedetto non è un divo; è il primo servitore del Signore e se ne impipa di piacere ai giornalai; Egli segue il suo Signore! Che Dio ce lo conservi a lungo perchè temo che sia l'ultimo Papa veramente Cattolico. Un saluto affettuoso a tutti
ps: a Severgnini consiglio un buon grappino, che oltre a scardargli il cuore gli infiammerà anche l'intestino...;-p

Anonimo ha detto...

Quando Severgnini ironizza sui difetti degli italiani, mi diverte, perchè di solito ci azzecca. parlando del Papa ha preso proprio una cantonata grossa, grossa: I) che BXVI non scalda il cuore quando parla può dirlo solo chi tiene il cuore e la mente ben chiusi e non lascia passare le sue parole; II) per quanto mi riguarda ogni volta che il Papa parla è sempre un'emozione fortissima che mi spinge sempre a ringraziare Dio per avercelo donato; III) se proprio vogliamo essere precisi, il cristianesimo non è un emozione, queste ci sono perchè fanno parte della nostra umanità; ma il cristianesimo è un'esperienza, è un incontro con il Signore ed è a questo che BXVI vuole condurci: solo incontrando Gesù arde il cuore nel petto (come dicevano i discepoli di Emmaus). insomma è qualcosa di molto più grande e profondo e questo, Benedetto XVI, ce lo fa capire con ogni suo gesto, con ogni sua decisione e ogni sua parola anche a costo di essere idealmente crocifisso, come sta avvenendo ultimamente. Severgnini dovrebbe impegnarsi di più, molto di più per lasciarsi scaldare il cuore.Maria Pia

Anonimo ha detto...

Ormaiin quasi in tutto il mondo occidentale c'è una dicotomia notevole fra i mass media, i teologi, e il messaggio del Papa. Servegnini è uno dei più benevoli. Solo in Italia, in pratica, sui giornali qualcuno ancora lo difende. Anche i sondaggi, per quel che valgono, sono poco incoraggianti.In America poi, vanno da uno scandalo sessuale ad un altro. E per fortuna che la povera Eluana e Williamson hanno oscurato da noi Maciel. Saluti, Eufemia

Raffaella ha detto...

Temo che presto il caso Maciel approdera' in Italia a meno che non sia meglio per qualcuno mantenere il silenzio visto che, gratta gratta, e' stato proprio Ratzinger a prendere la decisione di allontanare il tipo dalla Chiesa.
R.