sabato 1 agosto 2009

I "due pesi e le due misure" dei giornali, giornaloni e giornaletti di casa nostra

Cari amici, stamattina assistiamo ad un rovesciamento di quelle che, secondo alcuni giornali, sono o sarebbero i compiti della Chiesa Cattolica.
Fino a qualche giorno fa si invocava a gran voce l'intervento dei vescovi sulla moralita' della vita pubblica, in particolare sul comportamento del premier.
Si accusava la Chiesa di tacere per comodita'.
Quando poi il direttore di Avvenire ha replicato, abbiamo assistito a cori di "gloria" ed "osanna".
Questione squisitamente politica che ovviamente qui non ha trovato eco.
L'enciclica sociale del Papa (proprio perche' accompagnata dall'aggettivo sociale) e' stata applaudita in modo sorprendente sia da una parte che dall'altra dell'arco costituzionale.
Come giustamente ci ha ricordato Gemma, al cardinale Bertone si sono spalancate le porte del Senato della Repubblica con tanto di parterre bipartisan, come piace scrivere ai giornali.
Al Papa, INVITATO (ricordiamolo!), a tenere una lezione alla Sapienza restarono sbarrate anche le porte della Cappella dell'Universita' solo perche' qualche professore aveva scritto una lettera copiando citazioni da Wikipedia e qualche studente minacciava di mettere in piedi il solito teatrino di contestazioni.
Bella coerenza, complimenti!
E oggi?
Beh, oggi quegli stessi giornali che invocavano l'intervento a "gamba tesa" dei vescovi sulla moralita' pubblica, stigmatizzano il "Vaticano" perche' ha osato ribadire che l'aborto rimane tale sia se procurato tramite sommistrazione della pillola Ru486 sia se praticato con intervento chirurgico.
E, gia' che ci siamo, ribadiamo cio' che ha ricordato anche Gemma: la Ru486 non e' la cosiddetta "pillola del giorno dopo", ma è un’alternativa all’aborto chirurgico.
Provoca, attraverso l’assunzione di pillole di mifepristone, l’interruzione di una gravidanza già in corso (dal Corriere).
Non giochiamo con le parole, cari giornalisti!
La nostra Lapis ci informa che al Tg1 si e' detto che con la pillola abortiva avviene "una sorta di aborto spontaneo".
Enno'! Qui siamo nell'ambito dell'interruzione volontaria della gravidanza.
Tentare di confondere le idee e' un giochino che deve cessare.
La possibilita' di usare la pillola abortiva in luogo dell'intervento chirurgico e' ammesso?
Benissimo, ma si parli chiaro ed onestamente, si chiamino le realta' con il loro nome e si spieghi per bene a che cosa va incontro il corpo della donna con l'assunzione di quel farmaco.

Raffaella

13 commenti:

euge ha detto...

Purtroppo, siamo alle solite. Condividendo a pieno le parole di Mons. Fisichella, sulla banalizzazione del valore della vita umana soprattutto, nei momenti in cui risulta più debole e bisognosa di difesa, è chiaro ed inevitabile che coloro che scambiano il progresso con la megalomania e lo strapotere dell'uomo per libertà, tornano a confendere le idee per far passare il magistero cattolico come qualcosa che impedisce a l'uomo stesso, di vivere a pieno la sua vita. Dimenticando, i risultati devastanti che anche in questo caso sono verificabile ma, che vengono ignorati per la semplice voglia di sentirsi padroni della vita propria ed altrui a tutti i costi.

miserere ha detto...

Mi sembra che anche la cosiddetta "pillola del giorno dopo" sia tutt'altro che "innocua" e possa anch'essa essere considerata "abortiva". Infatti la vita inizia dal "primo istante" della fecondazione...figurarsi il giorno dopo. Il problema non e' tuttavia a mio avviso nel "dopo", ma nel "prima": e' in atto un vero attacco contro l'uomo e la donna. A livello mediatico fanno di tutto per far credere che amore=sesso. La donna non e' piu' la madre o la sorella, comunque essere da venerare e rispettare, ma la "femmina". La maggior parte delle donne si presta a questo gioco e loro malgrado divengono "seduttrici"...ma noi sappiamo chi sia il biblico "seduttore"! L'atto che dovrebbe essere coniugale e riproduttivo si mercifica e, in ultima analisi, si compie per il piacere fine a se stesso: la cultura della morte parte da qui. La lussuria e' uno dei sette vizi capitali: il sesso finalizzato al piacere diviene tiranno e alla fine apre le porte a tutti gli altri vizi. E' necessario riscoprire l'importanza dell'Amore che non e' un sentimento ne' tanto meno un atto fisico con tutte le sue implicazioni: Dio e' Amore e Dio non e' un sentimento o un appetito, ma Volonta' pura. Chi vuol sapere cosa sia l'Amore guardi il Crocifisso: non c'e' amore piu' grande di questo!
L'Amore risiede nella volonta' dell'uomo. La castita' e' la via per riscoprire l'Amore. Senza castita' non c'e' rispetto per l'altro...questo e' cio' che ci ha detto Gesu', questo e' cio' che insegna la Chiesa da sempre...

Anonimo ha detto...

a me sembra che gesù non abbia mai parlato ne di castità ne di sesso in generale

Raffaella ha detto...

Con i "sembra" non si va da nessuna parte.
Un bel ripasso del Vangelo non farebbe male...
R.

Bastardlurker ha detto...

La scelta di non andare alla Sapienza è stata di SS. BXVI, nessuna porta sbarrata.

Cei, governo blocchi vendita Ru486
Rasi (Aifa), avute pressioni ma nessun motivo per dire no

(ANSA) - ROMA, 1 AGO - Il presidente della commissione Cei per la famiglia, mons. Giuseppe Anfossi, auspica che il governo blocchi la vendita della pillola RU486.

Se non si tratta di ingerenza questa.

Quale titolo ha la CEI per chiedere il divieto della commercializzazione di un farmaco?

Raffaella ha detto...

Sì...una scelta obbligata e addirittuta consigliata.
R.

Fabiola ha detto...

Farmaco?
Nel senso di "veleno", sicuramente. La chiamano "kill pill". Nel senso di rimedio certamente no. A meno che la gravidanza sia improvvisamente diventata una malattia.
Proviamo, almeno, a non giocare con le parole.
L'unico ad essere in pericolo, nel caso, è quell'esserino umano nel ventre di una madre.
La Chiesa ha il dovere di denunciarlo. Non solo il diritto. E qui non si tratta del sesto comandamento (sesso e castità) ma del quinto.Qui è questione di vita e di morte, che il "farmaco" banalizza e riduce alla stregua di un'influenza. C'è da rabbrividire. Nonostante il caldo

gemma ha detto...

Quale titolo ha la CEI per chiedere il divieto della commercializzazione di un farmaco?

lo stesso titolo che ha quando parla giustamente di rispetto dello straniero e di leggi sull'immigrazione o di coerenza nella vita pubblica da parte di chi rappresenta il paese. Nessuna imposizione ad armi spianate, mi pare, ma richiamo secondo i principi della dottrina della Chiesa, visto che la vita umana ne è comunque coinvolta. Chi vuole ascoltare ascolterà, chi non vuole, come in altri casi, si volterà da un'altra parte. Non credo che quando si parla di vita si tratti semplicemente di "legiferare". Entrano in gioco questioni che determineranno la cultura della società del futuro e il suo orientamento sui principi che in essa saranno fondamentali o no e per questo credo che chiunque abbia il diritto di dire la sua.
Mi chiedo cosa accadrebbe se a qualcuno venisse in mente di invitare il Papa o chi per lui in Parlamento a parlare di temi inerenti il fine e inizio vita....ingerenza sulle leggi del Parlamento! . Manifestazioni, raccolta firme, mancata occupazione delle sale solo perchè lì non si entra... uno che per definizione laddove và ci va in pace, e non vuole scontri, o segue i consigli del Ministero dell'Interno che gli consiglia di "darsi malato", come minimo declina l'invito. Poi ciascuno è libero di pensare che abbia rinunciato di sua spontanea volontà ma l'intimidazione non lascia mai grande spazio alla libertà, secondo il mio modo di pensare

Lapis ha detto...

il problema è che la legalizzazione dell'aborto, anche quando è fatta con i nobili intenti di sottrarre le donne al mercato delle mammane e dei cucchiai d'oro rappresenta il travalicamento di una linea, quella dell'indisponibilità della vita umana (e lo stesso discorso vale per me in caso venisse approvata una legge sul testamento biologico), che apre la strada a un piano inclinato scivolando sul quale è difficile fermarsi. Mi dispiace per molti cattolici che oggi si stracciano le vesti per via dell’introduzione dell’aborto farmacologico, ma è chiaro che se nel nostro paese è ammesso quello chirurgico, riesce poi difficile argomentare per il divieto assoluto di quello chimico (salvo che sia provata una tale incidenza di complicazioni da far parlare appunto di kill pill) tanto più che potrebbero esserci donne con problemi a sottoporsi a un’anestesia. La scienza medica si evolve, fornisce via via nuove tecniche per realizzare un determinato intervento e il legislatore prende atto della realtà mutata. Questo per dire che dovevamo aspettarcelo, prima o poi, con buona pace di tutti coloro che, a suo tempo, votarono per la 194 in nome del famoso “male minore”. Quello che piuttosto dovrebbe essere salvaguardato (cosa mi tocca difendere!) è almeno lo “spirito”, la “ratio legis” della legge, ossia, in estrema sintesi, la salute della donna, che era stata propagandata a suo tempo come il criterio ispiratore, l’essenza della stessa 194. Secondo me è ormai impossibile bloccare l’esecuzione di un aborto per via farmacologia e chi lo chiede si illude (anche perché se non provvede il legislatore ci sarà sempre la via giudiziaria), ma dovrebbe essere rispettata l’ospedalizzazione della paziente fino ad aborto avvenuto, con i necessari controlli. Temo che invece si consentirà ben presto alle donne di andare ad abortire in casa, ovviamente col pretesto di rendere l’evento meno traumatico (meno traumatico per chi? Per la sanità pubblica, suppongo). Ieri Emma Bonino ha detto “finalmente”. Eh, già, finalmente le donne torneranno ad abortire da sole, senza supporto medico, con maggiori rischi che se fossero in ospedale. Ma non erano le stesse cose contro le quali i radicali avevano fatto leva per vincere il referendum? O si trattava solo di far passare l'idea dell'aborto come cosa buona e giusta?

Bastardlurker ha detto...

Nessuna donna può essere obbligata a portare avanti una gravidanza contro la sua volontà.

Ma a parte questo: le motivazioni morali sono una cosa, un' altra motivare il divieto di commercializzazione di un farmaco su basi inconsistenti.

Quando usata correttamente l'RU 486 non presenta controindicazioni.

Ed esiste anche l'ottavo comandamento.

Raffaella ha detto...

Come giustamente afferma Lapis, la 194, nonostante le semplicificazioni, non e' la legge sull'aborto ma il suo titolo e': "Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza".
Al primo punto c'e' la tutela sociale della maternita'.
Non mi stupisco che si sia arrivati alla legalizzazione della pillola abortiva.
Mi stupiscono invece le reazioni violente nei confronti della posizione della Chiesa Cattolica visto che nulla e' cambiato.
Si', perche' nonostante le belle parole, i tentativi di usare eufemismi, l'abile retorica su che cosa faccia piu' o meno male, il risultato dell'azione non cambia: si tratta di un aborto.
Punto e basta.

Qui pero' c'e' un grave problema, c'e' un intoppo in piu': con l'intervento chirurgico la donna viene sottoposta a tutti i controlli del caso e viene tenuta in osservazione per verificare il suo stato di salute dopo l'operazione.
Ho sentito parlare di ricovero di tre giorni per le pazienti che assumono la Ru486.
Mi pare un'ipotesi poco praticabile considerati anche i costi della degenza dei pazienti.
Temo che si arrivi a dare alle donne il farmaco in day hospital per poi mandarle a casa.
Un po' come avviene con la somministrazione dello iodio 131 per risolvere alcune malattie della tiroide.
Si fanno centinaia di esami, si ottiene il via libera, ci si reca in ambulatorio nel giorno prefissato.
Il medico fa firmare una montagna di fogli per il consenso informato.
Si prende la pastiglia e si torna a casa aspettando che le radiazioni facciano il loro corso.
E' un trattamento indolore, valida alternativa all'intervento chirurgico.
La scienza avanza grazie a Dio, ma non c'e' un bambino di mezzo e non ci sono implicazioni psicologiche nel caso della "soppressione" della ghiandola tiroidea.
La Ru non e' indolore e soprattutto la donna deve aspettare ore, giorni, prima di abortire.
E se nel frattempo cambia idea?
Il processo e' irreversibile.
Credo che sia opportuno accompagnare le donne con un attento esame psicologico.
C'e' chi usa spesso l'avverbio "finalmente", senza riflettere che quel "finalmente" non e' un "immediatamente" e che ci sono di mezzo delle persone e non delle semplici battaglie ideologiche.
R.

Antiaprons ha detto...

Bastardlurker, a quale "think tank" (per dirla elegantemente) è affiliato?? (Capisco sia un 'libero pensatore' -ma di sicuro Lei è affiliato a qualche gruppo di pressione ben delineato ed organizzato, che appunto monitora questo blog 'lurking' e tendendo imboscate 'ufficiose' su questo sito, al momento 'giusto': quasi delle prese di posizione ufficiali -di chi? , oltre a Lei- a mezzo blog -altrui.)

Bastardlurker ha detto...

Vista l'esorbitante percentuale di medici "obiettori" non mi sembra che garantire l'assistenza medica alle donne che abortiscono sia una priorità, soprattutto in alcune regioni.

Di sicuro l'uso della RU 486 rende meno praticabile la strategia del boicottaggio, l'impatto degli obiettori su un equipe chirurgica è molto più efficace.

E' questa la reale ragione delle reazioni contro la RU 486.

Se ci preoccupasse sinceramente della salute delle donne, ci si scandalizzerebbe molto di più dell'uso "off label" di alcuni farmaci usati per abortire.

P.S
Cerco di contribuire alle discussioni tutto qui.

Nessun doppio fine, che forse hanno altri.