lunedì 31 agosto 2009

Sui media internazionali, le parole rivolte per lettera dal senatore Ted Kennedy al Papa prima della morte e quelle in risposta di Benedetto XVI


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Dispiace che in Italia i media non siano mai all'altezza della situazione.
R.

Sui media internazionali, le parole rivolte per lettera dal senatore Ted Kennedy al Papa prima della morte e quelle in risposta di Benedetto XVI

Hanno avuto molta risonanza le parole che Benedetto XVI ha rivolto per lettera al senatore americano Ted Kennedy, scomparso lo scorso 25 agosto, dopo che questi aveva fatto recapitare al Papa una sua missiva, in occasione della visita in Vaticano del presidente Barak Obama. Agenzie e organi di stampa hanno ripreso gli stralci del carteggio resi noti sabato scorso dall’arcivescovo emerito di Washington, Theodore McCarrick, durante il rito della sepoltura da lui presieduto nel Cimitero degli eroi di Arlington, in Virginia. Sul contenuto delle due missive riferisce nel suo servizio, Alessandro De Carolis:

“So che sono stato un essere umano imperfetto - scrive Ted Kennedy - ma con l’aiuto della fede ho cercato di raddrizzare il mio cammino”.
Replica Benedetto XVI: “Prego che nei giorni a venire lei sia sostenuto dalla fede e nella speranza”. Comunicano così, per lettera e a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, il senatore statunitense e il Papa. Qualche prestigiosa rivista si è interrogata sull’assenza di un messaggio del Papa nel giorno del cordoglio mondiale dopo la morte dell’anziano leader politico americano, forse ignorando che la prassi vaticana prevede l’invio di un telegramma di cordoglio solo in caso di scomparsa di un presidente, di un ex presidente o di un capo di governo. Tuttavia, in questa occasione, è soprattutto il contatto cercato e ottenuto nelle ultime settimane di vita dall’esponente della famiglia Kennedy con il Pontefice a suggellare l’importanza di una comunicazione umana e spirituale che si è mantenuta nella discrezione del fatto privato.

E’ stata la vedova del senatore, Vicki, a volere che il testo della lettera di suo marito - consegnata a Benedetto XVI dal presidente Barack Obama durante la visita in Vaticano del 10 luglio - fosse reso pubblico. “Scrivo con profonda umiltà - si legge in uno stralcio della lettera - per chiederle di pregare per me mentre la mia salute declina. Mi hanno diagnosticato un cancro al cervello oltre un anno fa e, nonostante le cure, la malattia sta avendo il sopravvento. Ho 77 anni e mi sto preparando al prossimo passaggio della vita''. Vita che il senatore Kennedy riconosce in tutta la sua straordinarietà, per il fatto - dice - di essere stato benedetto dall’essere “parte di una meravigliosa famiglia” e perché, aggiunge, “entrambi i miei genitori, soprattutto mia madre, hanno tenuto la fede al centro delle nostre vite. Il dono della fede - afferma - mi ha sostenuto e nutrito nelle ore più buie”. Poi, Ted Kennedy racconta al Pontefice lo spirito del suo servizio agli Stati Uniti, nei “quasi 50 anni” trascorsi al Congresso.

La propria “vicinanza spirituale” è il primo sentimento che Benedetto XVI esprime nella sua risposta al senatore Kennedy, inoltratagli circa due settimane dopo attraverso funzionari vaticani. Il Papa si dice preoccupato per la salute del leader politico ma anche “particolarmente grato della promessa di preghiere per lui e per i bisogni della Chiesa”. Prego, scrive il Pontefice, che lei “riceva la grazia della gioiosa resa alla volontà di Dio”, invocando “la consolazione e la pace promessa dal Salvatore Risorto a quanti condividono le sue sofferenze e la fiducia nella vita eterna”.

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Ecco un esempio di chi, pur riconoscendo i propri errori, ne parla apertamente, e chiede perdono.
Noi siamo pieni di sovrastrutture e, più crediamo di essere colti, più ci nascondiamo dietro le foglie di fico