sabato 29 agosto 2009

Dino Boffo, il direttore di talento che cammina piano e va lontano (Rodari)


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Dino Boffo, il direttore di talento che cammina piano e va lontano

il Riformista

Paolo Rodari

Dino Boffo (da Asolo, provincia di Treviso), 57 anni, è un direttore capace. Guida da quindici anni Avvenire, il quotidiano della Conferenza episcopale italiana, riuscendo a navigare con scioltezza nelle intemperie che periodicamente accompagnano la vita della Chiesa.
Del resto, da buon figlio di camionista, ha imparato bene che è la velocità regolare e poco sostenuta, piuttosto che gli allunghi improvvisi, che alla lunga fa la differenza.
Vicinissimo al cardinal Camillo Ruini fin da prima che questi presiedette la Cei (anche se, a onor del vero, anche Boffo è stato capace di fare molto per il porporato di Sassuolo), è diventato negli ultimi mesi un confidente fidato e importante del nuovo presidente dei vescovi italiani, il cardinale Angelo Bagnasco. Non c’è uscita di Bagnasco, non c’è discorso o dichiarazione del numero uno dei presuli del nostro Paese, che non venga in qualche modo anticipata, confrontata, e discussa con Boffo.
Navigare le intemperie della Chiesa senza farsi da queste travolgere è difficile ma non impossibile. Molto più pericoloso, invece, è tenere il timone dritto quando le onde sbattono direttamente contro la propria persona. È quanto sta accadendo in queste ore. Boffo, ieri mattina, ha letto con immenso stupore l’uscita del Giornale diretto da Vittorio Feltri che riportava la condanna con sentenza definitiva comminatagli con patteggiamento a una ammenda per molestie. Addolorato e incredulo, Boffo, dopo un’iniziale incertezza sul da farsi, ha presto deciso una difesa decisa, in perfetto stile ecclesiale: negare tutto e poi lasciare che sia il silenzio a parlare. Dalla sua parte, ovviamente, la Chiesa, a cominciare da uno stringato comunicato della conferenza episcopale italiana: «In merito alle accuse sollevate oggi da un quotidiano, si intende confermare piena fiducia al dott. Dino Boffo, direttore di Avvenire, giornale da lui guidato con indiscussa capacità professionale, equilibrio e prudenza». Significative anche le parole del Comitato di Redazione di Avvenire che bolla l’attacco del Giornale come «plateale e ripugnante».
Occorre dirlo subìto.
Se Boffo riuscirà - come pare - a uscire indenne da questo attacco, significa che coloro che, anni addietro, hanno visto in lui capacità manageriali fuori dal comune non hanno sbagliato. Tutto iniziò in Azione Cattolica. Boffo, neo laureato in lettere classiche, dal ’77 all’80 diventa segretario generale dell’Azione cattolica. Qui coltiva i rapporti con le gerarchie della Chiesa italiana anche nelle vesti di dirigente dei settimanali cattolici e, in particolare, si lega alla linea proposta in Cei dal cardinale Camillo Ruini. Ne segue le parabole e le evoluzioni. Il congresso ecclesiale di Loreto, soprattutto, e quindi la svolta circa la presenza dei cattolici in politica. Non più la rappresentanza in un unico partito, ma la presenza a destra come a sinistra, per essere sempre visibili e incisivi.
La svolta, questa grande svolta tutt’ora viva, si riflette quotidianamente ancora oggi sulle pagine di Avvenire e, per certi versi, anche negli altri organi d’informazione affidati dalla Chiesa a Boffo: oltre che direttore di Avvenire, infatti, Boffo è direttore e responsabile dei servizi giornalistici di Sat2000, Radio inBlu e Telelazio, un network radio-televisivo via satellite da lui creato per i cattolici italiani nel mondo, nonché membro del comitato permanente dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, che detta le linee guida delle Università Cattolica del Sacro Cuore.
Il peso di Boffo, grazie anche a Ruini, non è secondario anche in Vaticano, ovvero lì dove non sempre le posizioni prese dai vescovi italiani vengono condivise e accettate da tutti. In particolare, oltre il Tevere, la politica dell’attacco a testa bassa contro il Governo portata avanti in questi mesi da alcuni presuli italiani non era completamente condivisa e, anzi, la mano tesa che ieri sera il cardinale Tarcisio Bertone avrebbe voluto offrire al premier ne era un segnale preciso.
Poi, Vittorio Feltri, ha fatto quello che ha fatto. E Bertone, tramite uno stringato comunicato della Sala Stampa della Santa Sede in cui annunciava che Berlusconi non sarebbe stato presente a L’Aquila, manifestava di fatto la sua piena solidarietà al direttore di Avvenire.
Un’uscita, quella di Bertone, apprezzata da Boffo e che, insieme, portava (e porta) il Governo italiano - in particolare Berlusconi -, a una distanza dal Vaticano grandissima, un solco che ventiquattro ore fa (complice anche l’intervista di Bertone sull’Osservatore Romano) non era nemmeno ipotizzabile. È vero: Berlusconi si è poi dissociato dal Giornale. Ma il solco che lo divide dal Vaticano, è oggi (e per la prima vola da quando è premier) enorme.

© Copyright Il Riformista, 29 agosto 2009 consultabile online anche qui, sul blog di Rodari.

2 commenti:

Antonio ha detto...

Se la notizia è vera,non è stata smentita, Boffo si deve dimettere,la CEI è nel fango...

mariateresa ha detto...

in tutta sincerità, dopo avere letto i miei giornali, letti gli articoli qui riportati e navigato qua e là, devo dire che ne so come prima. Sul merito della questione ho imparato poco, invece sono stata sommersa da indiscrezioni e interpretazioni tutte discutibili e pro domo propria.Forse la bomba è stata così grossa che sono tutti rintronati.Sono andata in due edicole, tra l'altro distanti, e non ho trovato Avvenire, esaurito alle 7,30.
Insomma quintali di carta e di parole ma succo poco.
Non so bene cosa stia succedendo però so che non mi piace.