venerdì 9 ottobre 2009

Sinodo Africa. Illuminare le coscienze dinanzi a ideologie sempre più diffuse nel continente


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SINODO PER L'AFRICA (4-25 OTTOBRE 2009): LO SPECIALE DEL BLOG

SINODO AFRICA - Illuminare le coscienze

Dinanzi a ideologie sempre più diffuse nel continente

"La teoria del genere", che considera la differenza tra uomo e donna un fatto più sociale che biologico, si sta insinuando in Africa promossa subdolamente da agenzie Onu e Ong e "ben camuffata comincia ad infiltrarsi anche in alcuni ambienti ecclesiali africani". Al Sinodo dei vescovi sull'Africa, in corso in Vaticano, il card. Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, ha lanciato l'8 ottobre la sua accusa. "Questa ideologia - ha detto il card. Antonelli - viene diffusa attraverso i centri di salute riproduttiva, gli incontri locali di formazione, i programmi televisivi internazionali via satellite. Viene ricercata la collaborazione dei governi africani e delle associazioni locali, anche ecclesiali - ha aggiunto il cardinale - che di solito non si rendono conto delle implicazioni antropologiche, eticamente inaccettabili".

Una teoria da demolire. Della "teoria del genere" aveva parlato già nel pomeriggio del 7 ottobre, mons. Robert Sarah, segretario della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli, il quale l'aveva definita "un'ideologia sociologica piuttosto bizzarra (sociologizzante) occidentale sui rapporti uomo-donna, che si oppone all'identità sponsale della persona umana, alla complementarietà antropologica tra l'uomo e la donna, al matrimonio, alla maternità e alla paternità, alla famiglia e alla procreazione. È contraria alla cultura africana e alle verità sull'uomo alla luce della Rivelazione". "L'ideologia del genere - sono parole di mons. Sarah - separa il sesso biologico dall'identità maschile o femminile affermando che essa non è intrinseca alla persona, ma è una costruzione sociale. Tale identità può - e deve - essere demolita per consentire alla donna di accedere a un'eguaglianza di potere sociale con l'uomo e al singolo di scegliere il proprio orientamento sessuale. I rapporti uomo-donna sarebbero così governati da una lotta di potere. La nuova ideologia è dinamica e si impone al tempo stesso alle culture e alle politiche. Esercita pressioni sul legislatore perché rediga leggi che favoriscano l'accesso universale alle informazioni e ai servizi della contraccezione e dell'aborto (concetto di "salute riproduttiva"), come pure l'omosessualità". "Non ci possono essere pace, giustizia e stabilità in una società senza famiglia, senza la collaborazione tra l'uomo e la donna, senza padre e senza madre. L'Africa - ha concluso mons. Sarah - deve proteggersi dalla contaminazione del cinismo intellettuale dell'Occidente. È nostra responsabilità pastorale illuminare la coscienza degli africani riguardo ai pericoli di questa ideologia omicida".

Denunciare per non essere complici. "L'Africa è piena di problemi dovuti essenzialmente a cattive guide, a leader che non hanno timor di Dio, che si arricchiscono impoverendo le loro stesse nazioni al punto da far piombare il loro popolo nell'anarchia". Mons. Paul Ruzoka, arcivescovo di Tabora, Tanzania, punta l'indice contro quei capi politici che non hanno a cuore le sorti del loro Stato. Nel suo intervento al Sinodo, il vescovo non ha mancato di esortare "vescovi, clero, religiosi e laici a darsi da fare per cercare una più profonda conversione e a farsi portavoce delle istanze del popolo". Un tema ripreso anche da mons. Nicolas Djomo Lola, vescovo di Tshumbe, presidente della Conferenza episcopale della Repubblica democratica del Congo (Rdc), che ha condannato "le guerre e le violenze imposte alla Rdc. Dobbiamo svelare le menzogne e i sotterfugi utilizzati dai predatori e da coloro che ordinano queste guerre. Il tribalismo è una scusa per giustificarle". "La comunità internazionale non fa molto per mettere fine a queste violenze, interessandosi solo di sfruttare le risorse naturali. Si limita a curare le conseguenze della guerre invece di combattere le cause". Per il vescovo, "in un mondo globale dovrebbero essere concertate delle azioni comuni per permettere all'Africa di vivere in pace e svilupparsi. È urgente condannare i signori delle guerre altrimenti diventeremo loro complici". A parlare di "una seconda onda di colonizzazione sottile e senza regole" è stato mons. Buti Tlhagale, arcivescovo di Johannesburg e presidente dei vescovi sudafricani. "La sfida oggi, che coinvolge anche la Chiesa, non è la mancanza di analisi o di comprensione dei problemi, ma la mancanza di una volontà politica collettiva".

Solidarietà a Bukavu. Durante i lavori dell'8 ottobre i presidenti delegati ed il segretario generale del Sinodo hanno inviato una lettera a mons. François Xavier Maroy Rusengo, arcivescovo di Bukavu (Rdc), che è stato costretto a lasciare l'assemblea a causa di disordini scoppiati nella arcidiocesi, con incendi di parrocchie e sacerdoti rapiti. Nella missiva i padri sinodali esprimono "fraterna solidarietà" e la "speranza che la riconciliazione sia accolta come via da tutti condivisa per giungere a condizioni di vita umane", nel contempo invitano "le legittime autorità a fare il possibile per il ripristino dell'ordine nella giustizia".

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