giovedì 8 ottobre 2009

Solidarietà all'arcidiocesi di Bukavu in una lettera del Sinodo (Osservatore Romano)


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In una lettera del Sinodo

Solidarietà all'arcidiocesi di Bukavu

Una solidarietà fraterna con le vittime dell'eccidio di Bukavu e un forte appello alle "autorità civili legittime a fare tutto il possibile per il ripristino dell'ordine nella giustizia, al fine di instaurare e di garantire la pace, indispensabile per una vita normale a quell'amata popolazione": sono questi i sentimenti espressi dai vescovi riuniti nella seconda assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi in una lettera indirizzata a monsignor François-Xavier Maroy Rusengo arcivescovo di Bukavu, nella Repubblica Democratica del Congo. Nell'arcidiocesi si stanno verificando disordini, con parrocchie incendiate, sacerdoti presi in ostaggio e richieste di riscatto che generano una situazione tale da costringere l'arcivescovo a lasciare il Sinodo e a rientrare. "A nome di tutta l'Assemblea - si legge nella lettera firmata dai presidenti delegati e dal segretario Generale del Sinodo consegnata ai vescovi della Repubblica Democratica del Congo presenti in aula - vi esprimiamo la nostra solidarietà fraterna". Sentimenti di solidarietà che sono stati estesi anche "a tutti i membri del popolo di Dio che vive e soffre nell'arcidiocesi". La lettera si conclude con l'appello ai responsabili civili della nazione affinché siano restituiti "all'arcidiocesi di Bukavu, alla regione dei Grandi Laghi e a tutta l'Africa" "giorni tranquilli e una vita serena".
Nella sesta congregazione di giovedì 8 sono intervenuti 22 Padri sinodali. Molto applaudito l'intervento di Philippe Ouedraogo, arcivescovo di Ouagadougou in Burkina Faso. I moderni mezzi di comunicazione - ha detto in sostanza - fanno del mondo un solo villaggio; l'imperialismo del pensiero unico occidentale vuole convincerci che non abbiamo niente da dire sui comportamenti dell'individuo, in nome del relativismo morale. "Ma le comunità umane e religiose africane - ha aggiunto - non hanno intenzione di accettare pratiche legalmente codificate in tanti Paesi dell'Occidente come l'aborto, l'eutanasia, il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Chiediamo rispetto e un po' di onestà intellettuale nell'esprimere idee che non riconoscono la dignità dell'essere umano e provocano sofferenze intollerabili".
Del ruolo dei media e della necessità di formare giornalisti cattolici qualificati, si è parlato anche mercoledì pomeriggio, 7 ottobre, durante gli interventi liberi dei diciannove padri che sono seguiti ai quindici preordinati. Tra gli altri argomenti proposti, il ruolo dei bambini come costruttori di pace, il contrasto alla teoria del genere, la carenza di ordinariati e cappellani militari. Per ciò che riguarda il ruolo dei media è stato ribadito che "essere giornalista cattolico in Africa è più difficile che gettare fango, come fanno molti operatori della comunicazione". "I nostri giornalisti devono usare "lenti" cattoliche - ha fatto eco un altro intervento - per scrutare la società e farla fermentare in senso positivo".

(©L'Osservatore Romano - 9 ottobre 2009)

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