mercoledì 2 dicembre 2009

Le élites del Vecchio Continente sospese tra croci censurate e fede degli altri (Luca Volontè)


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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

Le élites del Vecchio Continente sospese tra croci censurate e fede degli altri

Quando la religione ha un rilievo sociale...

di Luca Volontè

L'Europa dei paradossi è qui, noi non possiamo non vederla e cambiarla. La recente sentenza sul Crocifisso e la decisione popolare della Svizzera contraria a nuovi minareti, dimostrano un continente dai molti volti.
Il “no”al crocifisso è frutto dell’idea giacobina e atea, cocciutamente attestata sulla duplice idea del divieto dell’espressione pubblica della fede e della intoccabilità dell’ateismo di Stato, il politicamente corretto laicismo.
Sul crocifisso nessun organismo europeo, tranne la Commissione di Bruxelles, è intervenuta per censurare la decisione, oltre al coro unanime delle forze politiche italiane.
Domenica scorsa invece, addirittura il Presidente della Assemblea Parlamentare del Consiglio di Europa, è intervenuto a censurare la decisione dei liberi cittadini svizzeri. Già questo la dice lunga sulla mala pianta che occulta la verità in Europa.
Se da un lato l’organismo europeo che raccoglie 47 Paesi e dovrebbe difendere i diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto, non ha battuto ciglio sul divieto alla pubblicità del crocifisso, dall’altro si “amareggia” per una decisione di “democrazia diretta”.
Forse sfugge che lo strumento del referendum popolare, è rimasto l’unico veramente rispondente alla volontà del popolo.
Ancora, come mai al crocifisso si dovrebbero vietare i luoghi pubblici e invece i minareti dovrebbero essere coltivati nelle città di tutta Europa? Si vuole imporre veramente una “vita senza Dio”, oppure ci sono “religioni” che possono avere un rilievo pubblico?
Riflettendo sulla duplice decisione in materia di diritti e libertà religiose sul territorio europeo, non resta che denunciare apertamente l’ossessione di talune e datate élite.
Il ragionamento detestabile di taluni pare assomigliare a quello di coloro che se proprio non possono fare a meno di dare accesso alla fede, prediligono aver a che fare con la religione degli “altri”, degli ospiti rispetto alla propria. La fede cristiana è bandita, quello contro il crocefisso è solo l’ultimo dei segnali di cristianofobia europea, il cristianesimo legittimato a vivere sul territorio della vecchia Europa è solo quella della “Riforma”, solo i “riformati e protestanti”, con la loro riduzione dell’annuncio cristiano alla sfera privata, hanno la piena “patente” di cittadinanza. I cattolici, per i quali il nesso fede e vita, vita e opere, pubblico e privato, sono essenziali dello stesso annuncio di Gesù, non possono pensare di mantenere viva la memoria, né tantomeno i suoi simboli pubblici.
Il tragico paradosso, si completa non solo con l’aperta critica verso il popolo svizzero (altri popoli europei avrebbero deciso allo stesso modo) ma addirittura assecondando l’integrazione musulmana attraverso i luoghi di culto. Questa opinione, riconosce il valore pubblico della religione di Maometto, ma ne camuffa il significato.
La pelosa solidarietà agli islamici svizzeri, tutt’altro che minacciati nella loro libertà religiosa, è frutto della volontà di attribuire ai “minareti” la funzione di palliativi o addirittura sedativi verso una piena integrazione e cittadinanza.
Nulla dunque di più offensivo per la stessa religione islamica.
Senza la riscoperta del valore «storico, religioso e culturale», come ha detto il Papa domenica, del crocifisso e dell’annuncio cristiano, c’è da starne certi, non ci sarà né piena consapevolezza della propria identità, né capacità di integrazione per
l’Europa. Tutto ciò si può e si deve cambiare, dipende anche dalla nostra ordinaria vita cristiana, pubblica e privata.

© Copyright Liberal, 2 dicembre 2009 consultabile online anche qui.

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