mercoledì 2 dicembre 2009

Svizzera, cosa si cela dietro la scelta popolare (Sergio Soave). La sconfitta del politicamente corretto


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Svizzera, cosa si cela dietro la scelta popolare

I COMMENTI
Di Sergio Soave

IL PUNTO

L'esito del referendum svizzero che ha dato ragione a chi non desidera che vengano costruiti minareti ha suscitato reazioni preoccupate, persino impaurite, in base all'argomento secondo il quale questo sgarbo all'Islam sarebbe un detonatore del terrorismo.
È abbastanza banale osservare che il terrorismo di matrice islamica era già largamente presente e attivo anche prima del referendum elvetico, un po' meno considerare che nei paesi islamici dominati dalla setta Wahabita, quella cui fa riferimento Osama Bin Laden come il regime saudita, di minareti non se ne costruiscono affatto e nessuno ha mai consultato il popolo per prendere questa decisione. In effetti, al di là delle esagerazioni e delle esasperazioni, il referendum svizzero ha messo in luce un problema reale, quello della democrazia, già poco amata nell'Islam in generale, e che ora viene definita da importanti esponenti intellettuali musulmani come una «ideologia al tramonto». Naturalmente la democrazia svizzera è un caso assai particolare, un'espressione di autogoverno e di ricorso ampio alla democrazia diretta che non ha molti riscontri.
D'altra parte in qualche cantone protestante fino a pochi anni fa era proibito costruire campanili, ma questo non ha suscitato nessuna guerra di religione.
Il fatto è che mentre le élites culturali, comprese quelle religiose, in Europa sostengono l'esigenza di un'apertura verso l'Islam, le popolazioni la pensano in modo esattamente opposto.
Un grande quotidiano spagnolo, El Mundo, per esempio, pubblica una serie di dichiarazioni scandalizzate per il voto svizzero, ma poi nel suo sondaggio lampo on-line registra un eloquente 7% di favorevoli alla proibizione dei minareti. Il problema della democrazia non è quello denunciato dagli intellettuali islamici, che ne vedono la fine, ma non ne hanno mai visto il principio, ma la scollatura che si determina, su temi di grande impatto simbolico, tra i rappresentanti e i rappresentati. L'uso estensivo della democrazia diretta in Svizzera ha messo sotto gli occhi di tutti un fenomeno che ha dimensioni continentali.
Accodarsi semplicisticamente alle pulsioni dell'opinione popolare fa venir meno la funzione dirigente delle élites, ma anche tirare avanti sulla strada del politicamente corretto senza mai volgersi indietro a guardare se c'è o no un seguito popolare è altrettanto e forse anche più sciocco.

Forse bisognerebbe domandarsi se questa reazione popolare non è anche l'effetto del rifiuto altezzoso di riconoscere le radici culturali e spirituali della nostra civiltà, in nome di un cosmopolitismo che non può penetrare dall'alto verso la coscienza diffusa che rivendica così la propria dignità.

© Copyright Italia Oggi, 2 dicembre 2009 consultabile online anche qui.

1 commento:

mariateresa ha detto...

mi piace molto questo articolo. Lo appendo in tinello.Aspetto al varco almeno un rappresentante di queste elites che faccia il mea culpa e ammetta che fa parte di un gruppo di generali senza truppe.
Ma mi sa che aspetterò un pezzo.