venerdì 28 novembre 2008

Il Papa a Gerusalemme. Visita sempre più vicina (Bobbio)


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Il Papa a Gerusalemme Visita sempre più vicina

Il Vaticano conferma l'anticipazione di un giornale israeliano Il viaggio forse a maggio, diplomazie al lavoro già da settimane

Alberto Bobbio

Città del Vaticano

Il Papa potrebbe andare in Israele, a Gerusalemme e a Betlemme, nel maggio prossimo. La notizia, pubblicata ieri mattina dal quotidiano israeliano «Haaretz», è stata confermata dal direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, il quale ha precisato che sono in corso «contatti» tra le Santa Sede e Tel Aviv, «a livello diplomatico», per studiare «la possibilità di un viaggio del Papa in Terra Santa nel corso del prossimo anno». Ma non ha voluto fornire altri dettagli, né confermare l'ipotesi di maggio, come mese prescelto per la visita.
Il giornale ha anticipato una notizia che forse lo stesso Pontefice si apprestava a dare durante le feste di Natale, per sottolineare il significato spirituale del viaggio nella terra culla del cristianesimo. Ma voci sempre più insistenti giravano da qualche giorno, circa l'accoglienza da parte della Santa Sede di un invito al Papa del capo dello Stato di Israele, Shimon Peres. Secondo «Haaretz», Peres ha incontrato due settimane fa il nunzio apostolico a Gerusalemme monsignor Antonio Franco, il quale avrebbe assicurato al capo di Stato israeliano che, se un invito fosse stato inoltrato, avrebbe ricevuto risposta positiva. E così è stato. Da qualche giorno, dunque, sono in corso contatti diplomatici, ma, secondo quanto si apprende, già da alcune settimane funzionari vaticani e israeliani sono al lavoro per definire il viaggio.
Non c'è dunque ancora un annuncio ufficiale da parte del Vaticano, ma le parole di padre Lombardi, che confermano le indiscrezioni di «Haaretz», danno la misura di quanto sia avanzato lo studio del viaggio. In caso contrario, il Vaticano non avrebbe considerato l'articolo del quotidiano israeliano. I contatti tra i due Stati sono stati confermati anche dall'ambasciatore dello Stato ebraico presso la Santa Sede, Mordechay Lewy, il quale ha ammesso che con il Vaticano «ci sono dispute», ma non «ostacoli» per una visita del Papa. In effetti negli ultimi mesi le tensioni tra Israele e la Santa Sede si sono acuite soprattutto attorno al caso di Pio XII.
Un mese fa era stato uno dei postulatori della causa di Pacelli, il padre gesuita Peter Gumpel, a rivelare che il Papa non avrebbe mai visitato Israele finché non fossero state rimosse le due foto di Pio XII, ospitate nella Sala della Vergogna del museo dello Yad Vashem, il memoriale dell'Olocausto alle porte di Gerusalemme, e soprattutto la didascalia sotto la foto nella quale lo si accusa di aver taciuto di fronte alla deportazione ad Auschwitz degli ebrei del ghetto di Roma. La didascalia aveva già qualche mese fa provocato una protesta del nunzio apostolico in Israele. Tuttavia, dopo le parole di padre Gumpel, era stato ancora padre Lombardi a precisare che la Santa Sede, pur non condividendo il giudizio contenuto nella didascalia, non la riteneva un fattore determinante per un'eventuale visita del Papa.
Resta la questione della beatificazione di Pio XII, che gli ebrei assolutamente non vogliono. Il Vaticano continua a ripetere che la beatificazione è un questione di carattere ecclesiale e spirituale e il Papa ha sottolineato le grandi virtù spirituali di Papa Pacelli. Ma è evidente che tutti sono consapevoli del risvolti politici e diplomatici di un tale atto. Qualche giorno fa, padre Lombardi aveva spiegato che il Papa aveva deciso di approfondire l'analisi sulle vicende del suo predecessore. E forse questo ha fatto decidere Israele per l'invito. Lombardi infatti ha ricordato che ci vogliono almeno sette anni per poter verificare tutti i documenti su Pacelli che ancora si devono studiare.
Ma il contenzioso su Pio XII non è l'unico tra Santa Sede e Israele. Da anni non si risolve il problema di alcune proprietà, tra cui il Cenacolo a Gerusalemme, e soprattutto non si trova una soluzione alla questione dei visti, della tassazione e dello status giuridico delle istituzioni cattoliche in Israele. Le riunioni bilaterali si susseguono, ma non si arriva mai a un accordo. La prossima è il 17 dicembre. I contatti diplomatici per il viaggio possono favorire la soluzione delle questioni aperte? In molti se lo augurano in Vaticano e in Terra Santa.
Ci sono poi i problemi relativi alla visita a Betlemme, territorio della Cisgiordania sottoposto all'autorità palestinese, dove le tensioni tra Al Fatah e Hamas s'intrecciano sulla fine o meno del mandato del presidente Abbas, che scade a gennaio e che al Fatah vorrebbe prolungare per proseguire nelle trattative con Israele, che saranno sicuramente rilanciate dalla nuova presidenza americana. Ma anche in Israele le tensioni sono forti in vista delle elezioni politiche previste a febbraio. Benedetto XVI sarebbe il terzo Papa a recarsi in Terra Santa dopo Paolo VI e Giovanni Paolo II.

© Copyright Eco di Bergamo, 28 novembre 2008

FOTO: Piazza di Betlemme vista dalla basilica della Natività

6 commenti:

Anonimo ha detto...

personalmente mi sarei aspettato che per Natale Benedetto ci regalasse Papa PioXII beato.
Forse la visita del Papa in Terra Santa, che definirei non esattamente la stessa cosa di quella terra intrisa di sangue e lacrime che è israele, potrebbe portare una luce di speranza in quei cuori arsi dall'odio.
Ma gli israeliani non sono pronti ad ascoltare le preghiere del Papa,sono accecati dall'arroganza.e i cattolici non trovano la forza di pregare per essi e questo è un "peccato"agli occhi di Dio!assecondare le richieste di una malato rende un medico pietoso e la piaga sempre più cancrenosa.

Anonimo ha detto...

Carissima, ti segnalo questo doloroso episodio di intolleranza che trovi narrato sul blog di Tisatti: Sputi ai frati a Gerusalemme
Alessia

Raffaella ha detto...

Grazie, Alessia...episodio terribile!
R.

euge ha detto...

Mi domando che fretta ci sia a mandare Benedetto XVI a Gerusalemme!

Io personalmente non mi fido!

Anonimo ha detto...

trovo preoccupante questo atteggiamento nei confronti degli ebrei.
Gesù li ha perdonati, è ora che lo facciate anche voi

euge ha detto...

Caro anonimo qui nessuno ha nulla contro gli ebrei è bene che questo sia chiaro quindi la tua preoccupazione sulle nostre perplessità di questo viaggio, da questo punto di vista sono fuori luogo. Del resto, non si può negare, che l'atteggiamento di taluni verso Benedetto XVI che fra l'altro si sta adoperando con tutte le forze per un vero dialogo con gli ebrei, trova ostacoli ad ogni piè sospinto; se non è la beatificazione di Pio XII è la preghiera inserita nel Messale del 62 che fra le altre cose, è stata anche modificata proprio da Sua Santità. Qui non si tratta di non voler perdonare; qui si sono espresse delle perplessità visto che secondo il mio modesto parere, non c'è la tranquillità e quella schiettezza di rappporti, per garantire la riuscita di un simile viaggio. Penso che i frati presi a sputi a Gerusalemme non sia un esempio di serenità e di correttezza qui non si sta parlando di perdono ma, si sta cercando di vedere in base alla situazione attuale dei rapporti tra ebrei e cristiani se sia il caso oppure no che il Papa vada a Gerusalemme. Permettimi di dirti anche che ovviamente noi ne possiamo solo parlare ma, poi, sarà Dio a decidere secondo il suo disegno e questo vale anche per gli ebrei.