mercoledì 1 luglio 2009
Meglio la New Age dei “valori etici”: il commento di Luigi Santambrogio alla Lettera Pastorale del card. Bagnasco (Libero)
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Su segnalazione di Alessia leggiamo:
Meglio la New Age dei “valori etici”
Luigi Santambrogio
Pubblicato il giorno: 01/07/09
Bisognerà rileggere e meditare a fondo le parole che il cardinale Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente dei vescovi italiani, ha pronunciato presentando la Lettera pastorale 2009-2010 dal titolo Camminare nelle vie dello Spirito.
Una sorta di manifesto spirituale che offre un giudizio lucido e originale sulla società e indica ai fedeli la via da percorrere. Per arrivare a comprendere senza pregiudizi quell’Avvenimento storico e concreto che è il cristianesimo. Che è prima di tutto incontro con «un Tu, un Padre», scrive Bagnasco, «che si coinvolge con la vita dei suoi figli fino a condividere e a riscattare la sofferenza e la morte».
Le mutande del laicismo
Eccoci al nocciolo della fede: non un’astratta morale o perfetto compendio valoriale sul quale costruire la convivenza umana. Macché: prima viene il «Tu» con cui la creatura si rivolge al Padre. Quanto di più lontano dalla riduzione dell’evento salvifico a una religione civile, che metta d’accordo laici e cattolici e lisci le asprezze di quel messaggio che certi teologi, dalle colonne di Repubblica, si sono assunti il compito di dissanguare e scarnificare. Per farne uno sciapo piatto vegetariano, digeribile da tutti.
Niente di più condannabile, per il presidente dei vescovi italiani, dell’impoverimento del Vangelo a Costituzione etica su cui tutti possono trovare un punto di incontro.
Eppure, anche la Lettera è stata dalla stampa fraintesa, imprigionata nel galateo di un’etica prêt-à-porter.
Certo, in queste settimane di sexy-gate, di Patrizie e papi, di scatti nude look sulle abitudini e costumi (ridotti) dei premier, piegare pure i vescovi agli interessi mediatici è gioco fin troppo facile. Anche per chi non abbia una Famiglia cristiana da mantenere. Così guadagnano il primo piano dei giornali solo le raccomandazioni alla «disciplina dei sentimenti e del corpo», alla necessità di un’ascesi che arrivi fino «al dominio dell’istinto sessuale». E silenzio sul resto.
Ma il cardinale, a mettere le mutande laiciste allo scandalo di un Avvenimento che spazza via ipocrisia e perbenismo, proprio non ci sta. I comandamenti sono strumenti del cammino a Dio, regola e cornice che aiuta a non disperdere lo sguardo, a tenerlo fisso sul centro della scena, dove c’è l’Uomo-Dio appeso alla Croce. Ucciso in nome di una religione arcigna, diventata dottrina dell’esteriorità, leggi da osservare. Fino a rendere inutile il sacrificio divino.
La salvezza non è in noi, ricorda Bagnasco: «Il cristiano è colui che sente l’attrattiva di Gesù e di questo fascino vive nonostante fatiche e cadute». Insomma, la redenzione viene dal Cielo, raggiunge il cuore umano e lo dispone all’incontro con la realtà. Se così non è, il cristianesimo viene stravolto, si legge nella Lettera, «a fatto morale e non innanzitutto soprannaturale, come riserva di valori, una specie di religione civile e non apertura al mistero».
Già, la religione civile.
Il suo fallimento veniva già annunciato nel 1927 dallo scienziato Wolfgang Pauli, fondatore della meccanica quantistica e premio Nobel. In un colloquio con Max Plank e Werner Heisenberg, Pauli avvertiva così i colleghi: «Potrebbe venire un futuro non troppo lontano in cui le parabole e le immagini della religione qual è stata finora non possederanno più alcuna forza di persuasione neppure per la gente semplice; allora, temo, anche l’etica finora vigente in breve tempo crollerà e accadranno cose di un’atrocità che non possiamo neppure immaginare». Meno di venti anni dopo la profezia di Pauli si avverò in modo tragico: il nazismo, il conflitto mondiale, i campi di concentramento, i sei milioni di ebrei morti nelle camere a gas.
Ma servirono quelle atrocità a smascherare l’inganno? Pare di no, ed è proprio Benedetto XVI a ricordarlo: «Nella ripresa del dopoguerra era viva la fiducia che tale vicenda non potesse più accadere. La legge costituzionale allora approvata nella “responsabilità davanti a Dio” voleva essere espressione del legame di diritto e politica con i grandi imperativi morali delle fede biblica. Oggi, nella crisi dell’umanità che assume forme nuove e inquietanti, quella fiducia svanisce».
Niente, si diceva anche allora, poteva essere più come prima. E invece, neppure la religione civile uscita dalla lotta al nazi-fascismo ha impedito altri crimini: i lager comunisti, le guerre etniche, l’incubo dello sterminio nucleare, la strage degli innocenti con le leggi abortiste, le nuove guerre di conquista. La modernità, aggiunge Bagnasco, «non ha mantenuto le promesse di costruire un mondo più umano».
E come poteva? Dei comportamenti civili e virtuosi son piene le fosse comuni della storia. Quella religione non soddisfa i desideri umani, non ne è all’altezza. Siamo fatti per la felicità, perché cerchiamo, «il senso globale dell’esistenza e non solo quello parziale delle singole azioni».
Attenzione: qui c’è il colpo a sorpresa. La ricerca della felicità, scrive il cardinale, si manifesta in una pur confusa spiritualità, è testimoniata da fenomeni quali «l’occultismo, la superstizione, la suggestione delle filosofie orientali, la ricerca di spiritualità esoteriche, le varie forme di New Age». Parola di capo dei vescovi italiani.
Il vescovo sta con Herry Potter
Tutte manifestazioni di un uomo in ricerca, bisognoso di un Altrove perché non basta e se stesso, incapace di «costruire se stesso e a trovare la felicità, né a portare serenamente, insieme alla gioie, i pesi dell’esistenza».
Dunque, meglio acchiappanuvole, cacciatori di kharma, figli dello zen che ingegneri moraloni, impegnati a gettare ponti e mai a osare un grattacielo pure sghembo. Meglio la tribù dei dolori di un’Italia dei valori che fa la spesa settimanale al supermarket degli imperativi morali.
Mica male come frustata a chi fa dell’ostentazione delle virtù la sua trave politica o personale a cui appendere il cappio per i nemici.
Tocca dunque alla libertà dei figli di Dio sfidare la società dei sedicenti “giusti” e “perbene” ma destinata a un disastroso fallimento.
Chi l’avrebbe detto: il cardinale Bagnasco che preferisce le follie del maghetto Herry Potter alla purezza morale dei nuovi Mosè. Scherzi della fede: ma stavolta i clericali stanno tutti da un’altra parte.
© Copyright Libero, 1° luglio 2009 consultabile online anche qui.
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