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DAL NOSTRO INVIATO A INTROD
(AOSTA)
SALVATORE MAZZA
Una lunga passeggiata nel parco, il passo svelto, conversando in tedesco con il suo segretario monsignor Georg Gänswein che gli cammina al fianco.
Al collo il braccio destro, sorretto da un reggitore blu coperto dalla giacca a vento bianca poggiata sulla spalla, e da cui spuntano il polso e la mano bloccata dalla doccia in vetroresina che sostituisce il tradizionale gesso. Il «giorno dopo » di Benedetto XVI, visto così attraverso le immagini diffuse dal Centro televisivo vaticano, è un giorno come tutti gli altri, in questi dedicati al riposo che sta vivendo da lunedì scorso in Valle d’Aosta, nel piccolo chalet di Les Combes.
Ha trascorso la notte tranquillamente e celebrato la Messa. Poi, dopo colazione, la passeggiata fino al Belvedere, e più tardi la visita di controllo del dottor Amedeo Manuel Mancini, l’ortopedico che venerdì ha «ridotto »o la frattura, solo per confermare che tutto procede per il meglio. Tutto regolare, insomma. O, certo, quasi.
«Naturalmente il Papa sta 'imparando' a vivere con il polso destro 'ingessato' – spiegava ieri al riguardo il direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi – e con gli inconvenienti che ne conseguono».
Per lui, ha aggiunto, «il più doloroso è dover rinunciare a scrivere a mano, cosa che intendeva fare frequentemente in questi giorni». Benedetto XVI, che scrive solamente a mano, a matita (ne ha sempre diverse disposte e temperate sul piano della sua scrivania) e usando la gomma per tutte le correzioni, stava lavorando al suo secondo volume del libro su Gesù, che intendeva finire proprio durante questo soggiorno a Les Combes così come fece col primo nel 2006.
Nelle sue intenzioni c’era anche di iniziare l’abbozzo dei discorsi che pronuncerà nella Repubblica Ceca durante il viaggio in programma dal 26 al 28 settembre. Programmi che dovrà rivedere e, almeno in parte, rinviare ad agosto, quando sarà a Castel Gandolfo, dove tuttavia i ritmi degli impegni – per così dire – istituzionali, sono quasi gli stessi che in Vaticano.
In effetti «il Papa è molto dispiaciuto» di non poter scrivere, ha confermato sempre ieri il cardinale segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone, che oggi lo accoglierà sulla piazza di Romano Canavese, da dove Benedetto XVI, arrivando in elicottero da Les Combes, guiderà l’Angelus domenicale, perché «il Papa scrive creando e crea scrivendo. Aveva già pensato al progetto della seconda parte del libro di Gesù, e aveva già in mente l’architettura del testo. Ora dovrà rallentare e studiare come realizzare questo progetto ». Detto questo, però, «ciò che gli dispiaceva di più – ha aggiunto il porporato, che dopo l’incidente ha parlato al telefono col Pontefice – era di non poter benedire con la destra e di non poter stringere tante mani». Ma, ha assicurato Bertone riguardo all’appuntamento di Romano Canavese, paese natale del segretario di Stato, «l’affetto della gente sarà comunque grandissimo».
La decisione di non annullare nessuno degli impegni previsti in questi giorni, comunque, era già stata presa praticamente all’uscita dall’ospedale di Aosta, venerdì pomeriggio, considerate le più che buone condizioni generali di papa Ratzinger dopo la riduzione della frattura. Un fatto che, se necessario, conferma che all’origine dell’incidente non c’è stato nessun 'malore', come qualcuno ha voluto ipotizzare, la cui eventualità era stata del resto anche smentita dagli esami funzionali di routine a cui Benedetto XVI è stato sottoposto al pronto soccorso di Aosta in vista dell’intervento, tutti risultati negativi.
Anche il fatto che egli sia stato a un certo punto trasferito in un reparto diverso, è stato solo dovuto all’esigenza di non rallentare l’attività ordinaria del pronto soccorso, dove per assicurare al Papa un po’ di privacy gli era stata riservata in un primo momento una delle sale-visita.
Solo un incidente notturno, dunque, complice la luce spenta. Nient’altro. Ed è stato lo stesso Benedetto XVI, immediatamente soccorso prima dal suo segretario e, subito dopo, dal suo medico personale Patrizio Polisca, a decidere di tornare a letto e di rinviare ogni ulteriore intervento al mattino successivo. Com’è poi in effetti avvenuto.
© Copyright Avvenire, 19 luglio 2009
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