domenica 19 luglio 2009
Il primario di Ortopedia di Aosta: «Il Papa potrà a tornare a suonare il piano, a scrivere e ad avere pieno possesso dei movimenti della mano destra»
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AOSTA
«Il Papa potrà a tornare a suonare il piano, a scrivere e ad avere pieno possesso dei movimenti della mano destra». Parola di Manuel Mancini, 49 anni, il primario di Ortopedia dell’ospedale di Aosta che ieri ha operato il Pontefice insieme con la collega Laura Mus, il primario di Rianimazione Enrico Visetti e l’altro rianimatore Marco Fondi.
Benedetto XVI ha riportato una frattura scomposta al polso destro ed è stato sottoposto a intervento di riduzione e osteosintesi in anestesia locale. I medici gli hanno poi applicato un tutore gessato, che il Papa dovrà tenere per 30 giorni. Per il resto, nessun problema. «L’età del Pontefice non conta - ha spiegato Mancini -. Con una buona riabilitazione, dopo il periodo di gesso, guarirà pienamente».
Mancini, un maestro di sci dalla battuta pronta, era in sala operatoria per un’urgenza quando è stato avvertito dal personale paramedico: «Dottore, quando ha finito può venire? C’è il Papa sottoposto a visita radiologica». «E’ stato un giorno speciale, questo senza dubbio - racconta l’ortopedico, mentre rientra in reparto lontano dai flash dei fotografi -. Non posso negare che ci sia una certa emozione, quando ti rendi conto che dovrai operare il Papa. Lui è stato estremamente tranquillo e sereno. Gli ho spiegato il tipo di problema e le soluzioni prospettate e lui ha risposto “Va bene, fate pure tutto ciò che è necessario”. Non si è mai lamentato per il dolore della lesione».
L’intervento di «riduzione e osteosintesi» della frattura scomposta è cominciato alle 13 ed è durato 35 minuti. In precedenza il Papa era stato accolto dal personale del Pronto soccorso, poi accompagnato in radiologia e alle visite rituali pre-anestesia. Il fatto che avesse fatto colazione ha indotto i medici ad attendere circa tre ore prima di dare inizio all’intervento. Il check-up completo a cui è stato sottoposto Benedetto XVI prima di entrare in sala operatoria ha escluso ogni problema cardiocircolatorio.
«Con una sorta di trapano chirurgico - ha spiegato Manuel Mancini - sono stati fatti due fori in cui sono stati infilati due fili di metallo, che hanno messo in trazione l’osso del polso. Questo ha permesso un ottimo allineamento e una garanzia di ripresa al 100%. Per noi è stato un intervento di routine, che chiamiamo “a cielo coperto”, cioè senza alcun taglio di cute». Per immobilizzare il polso dopo l’intervento è stato utilizzato un gesso leggero, in fibra. Le punte dei due fili metallici rimangono sotto l’ingessatura e verranno sfilate in una fase successiva.
All’uscita dall’ospedale il Papa ha voluto ringraziare medici e infermieri che lo hanno assistito. E si è anche scusato per «l’involontario trambusto» provocato dal suo arrivo all’«Umberto Parini».
© Copyright La Stampa, 18 luglio 2009
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