domenica 19 luglio 2009
Grande folla attorno al Papa per la recita dell'Angelus a Romano Canavese.Benedetto XVI ringrazia per la solidarietà ricevuta dopo l'infortunio (R.V.)
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Grande folla attorno al Papa per la recita dell'Angelus a Romano Canavese. Benedetto XVI ringrazia per la solidarietà ricevuta dopo l'infortunio
Una folla di diverse migliaia di persone ha accolto questa mattina Benedetto XVI a Romano Canavese, cittadina piemontese in provincia di Ivrea, dove il Papa ha presieduto il primo dei due Angelus domenicali che caratterizzano il suo periodo di riposo estivo in montagna.
Dopo aver ringraziato i medici e tutti coloro che nei giorni passati lo hanno aiutato, con le cure e la solidarietà, a superare l’infortunio al polso occorsogli venerdì scorso, il Pontefice ha dedicato la riflessione dell’Angelus ai temi della sua ultima Enciclica, Caritas in veritate, invitando a lavorare per un futuro nel quale la società e l’economia siano permeate di “spirito evangelico”. La cronaca nel servizio di Alessandro De Carolis:
Incoraggiamenti e applausi, tanti, a scrosci in qualche momento, quando il braccio destro levato in alto in segno di saluto, e anche a mo' di scherzo, scopriva maggiormente la porzione di gesso che da due giorni gli protegge la frattura al polso. E’ accaduto così, poco prima delle 12, quando Benedetto XVI è giunto a Romano Canavese ed è entrato nella chiesa monumentale che dal 1843 domina Piazza Ruggia, oggi affollata come le vie circostanti da migliaia di persone. Quel sorriso con il quale il Papa si era congedato due giorni fa dall’ospedale di Aosta ha preceduto e accompagnato tutta la recita dell’Angelus, soprattutto le prime parole spontanee, dedicate a tutti coloro che, ha detto, lo hanno circondato di affetto e di cure in questi ultimi due giorni:
“Come vedete, a causa del mio infortunio, sono un po’ limitato nella mia agilità, ma la presenza del cuore è piena, e sono con voi con grande gioia! (applausi) Vorrei in questo momento dire grazie con tutto il mio cuore a tutti: sono stati tanti che hanno mostrato, in questo momento, la loro vicinanza, la loro simpatia, il loro affetto per me e hanno pregato per me, e così si è rafforzata la rete della preghiera che ci unisce in tutte le parti del mondo. Innanzitutto, vorrei dire grazie ai medici e al personale medico di Aosta che mi ha trattato con tanta diligenza, con tanta competenza ed amicizia (… ) E vorrei dire grazie anche alle autorità di Stato, della Chiesa e a tutti i semplici che mi hanno scritto o mi hanno fatto vedere il loro affetto e la loro vicinanza”.
Benedetto XVI è giunto in auto nella cittadina piemontese un quarto d’ora prima delle 12, dopo essere atterrato verso le 11.30 a Scarmagno, in elicottero, proveniente da Les Combes. Dopo una breve sosta in preghiera all’interno della chiesa dedicata ai all’Apostolo Pietro e a San Solutore martire, e un saluto festoso ai fedeli che erano radunati all’interno, il Pontefice ha subito sottolineato come la visita alla città fosse un “omaggio” al suo “più stretto collaboratore”, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che a Romano Canavese è nato il 2 dicembre del 1934 e dove questa mattina ha presieduto la Santa Messa. Quindi, in risposta al vescovo di Ivrea, Arrigo Miglio, che lo ringraziava in particolare per il dono della Caritas in veritate, il Papa è subito entrato in argomento affermando che anche una terra che conosce bene il valore del lavoro - perché ha vissuto epoche in cui la sua gente è stata costretta ad emigrare per trovarlo - non deve mai dimenticare che, specie in tempi critici come quelli attuali, la chiave della convivenza sta nella solidarietà e non in una economia di solo profitto:
“Attualmente, però, so che anche qui, nella zona di Ivrea, molte famiglie sperimentano una situazione di difficoltà economiche a causa della carenza di occupazioni lavorative (…) Cari amici, non scoraggiatevi! La Provvidenza aiuta sempre chi opera il bene e si impegna per la giustizia; aiuta quanti non pensano solo a sé, ma anche a chi sta peggio di loro”.
Lungo i secoli, ha proseguito, la “vostra vera forza” sono stati “i valori fondamentali della famiglia e del rispetto della vita umana, la sensibilità per la giustizia sociale, la capacità di affrontare la fatica e il sacrificio, il forte legame con la fede cristiana attraverso la vita parrocchiale e specialmente la partecipazione alla santa Messa”. Ora, ha soggiunto:
“Saranno questi stessi valori a permettere alle generazioni di oggi di costruire con speranza il proprio futuro, dando vita a una società veramente solidale e fraterna, dove tutti i vari ambiti, le istituzioni e l’economia siano permeati di spirito evangelico”.
Auspicando che il contributo della Caritas in veritate “spossa mobilitare le forze positive per rinnovare il mondo”, Benedetto XVI ha rivolto un pensiero particolare ai giovani, ma soprattutto agli adulti che ne hanno la responsabilità educativa:
“Qui, come dappertutto, bisogna domandarsi quale tipo di cultura viene loro proposta; quali esempi e modelli vengano ad essi proposti, e valutare se siano tali da incoraggiarli a seguire le vie del Vangelo e della libertà autentica. La gioventù è piena di risorse, ma va aiutata a vincere la tentazione di vie facili e illusorie, per trovare la strada della Vita vera e piena”.
Nella parte conclusiva della sua riflessione, prima della recita dell’Angelus, Benedetto XVI è tornato, come in parte all’inizio, sulla ricchezza di tradizioni cristiane e di valori umani del Canavese, testimoniate - ha messo in risalto - “dalle numerose vocazioni maschili e femminili”, specie della Famiglia salesiana alla quale appartiene il cardinale Bertone. La vostra terra fu “ben presto bagnata dal sangue dei martiri, tra i quali San Solutore”, ha ricordato il Papa, che ha concluso esortando la comunità diocesana “ad impegnarsi sempre più nel campo dell’educazione e dell’accompagnamento vocazionale”, sotto l’ausilio della Madonna della Stella che veglia dal Monte omonimo che sovrasta Ivrea. Infine, dopo l’Angelus, come previsto Benedetto XVI si è recato a pranzo nella casa natale del cardinale Bertone, dove all’esterno i familiari del porporato, che lo hanno accolto, hanno fatto apporre una targa nella quale si ringrazia con gioia il Papa per la sua visita.
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