mercoledì 8 luglio 2009
Il monito del Papa: «Gli immigrati non sono merce» (Bobbio)
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Enciclica, il Papa: i lavoratori immigrati non possono essere considerati come una merce o una mera forza lavoro
IL TESTO INTEGRALE DELL'ENCICLICA "CARITAS IN VERITATE"
ENCICLICA "CARITAS IN VERITATE": LO SPECIALE DEL BLOG
Su segnalazione di Elisabetta leggiamo:
Il monito del Papa
«Gli immigrati non sono merce»
Nell'enciclica il richiamo: è un dramma epocale
Servono lungimiranza e cooperazione internazionale
Città del Vaticano
I flussi migratori vanno governati, ma prima bisogna cambiare il sistema che li provoca. Benedetto XVI dedica un capitolo dell'enciclica, il n° 62, al fenomeno delle migrazioni, ma ne parla anche in altre parti. La preoccupazione principale è invitare a considerare tutti i migranti non come merci, ma come uomini. La sottolineatura maggiore è per i cosiddetti «rifugiati ambientali», provocati dallo sfruttamento sregolato delle risorse della Terra, ma anche da un sistema economico che non rispetta le culture locali, procede attraverso rapine delle materie prime e costringe molte persone prima ad ingrossare le periferie poverissime delle grandi città e poi a emigrare.
Benedetto XVI è chiaro quando scrive di «imponenti flussi migratori, spesso solo provocati e non poi adeguatamente gestiti». I problemi che si aprono sono numerosi e non solo sociali ed economici, rileva il Papa, ma anche culturali e religiosi. E le sfide alle comunità internazionale e agli Stati nazionali sono «drammatiche». Il fenomeno è «epocale» e richiede «una forte e lungimirante politica di cooperazione internazionale per essere adeguatamente affrontato». Tuttavia osserva che per farlo con successo occorre ammettere che il «fenomeno è di gestione complessa».
Ratzinger sgombera subito il campo dagli equivoci: «Ogni migrante è una persona umana che possiede diritti inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione». Poi aggiunge che «nessun Paese da solo può ritenersi in grado di far fronte ai problemi migratori», mentre invece «tutti siamo testimoni del carico di sofferenze, di disagio e di aspirazioni che accompagna i flussi migratori».
Di cosa c'è bisogno? Il Papa risponde che occorre «una stretta collaborazione tra i Paesi da cui partono e quelli in cui arrivano». Ma non basta, se prima non si trovano «adeguate normative internazionali in grado di armonizzare i diversi assetti legislativi», altrimenti non si riesce a «salvaguardare i diritti delle persone e delle famiglie emigrate» e i diritti «delle società di approdo».
Per Ratzinger anche la questione dei migranti è un aspetto della crisi non solo finanziaria, ma anche culturale, cioè relativa alla comprensione e alla protezione dei diritti delle persone. L'esempio che fa è quello dei lavoratori stranieri, che non possono essere «considerati come una merce o una mera forza lavoro». Ogni «migrante invece è una persona umana» e non va trattato «come qualsiasi altro fattore di produzione».
Il Papa sottolinea che i lavoratori migranti «recano un contributo significativo allo sviluppo del Paese ospite» e insieme contribuiscono allo sviluppo del Paese d'origine «grazie alle rimesse finanziarie». Tuttavia possiedono «diritti inalienabili» come persone.
Il ragionamento del Papa nell'enciclica ha suscitato numerosi commenti. Tra i primi ad intervenire sono stati i vescovi lombardi che in una nota, sulla scorta delle riflessioni dell'enciclica sulle migrazioni, ribadiscono la richiesta al Parlamento di trovare procedure «praticabili e sensate» per la regolarizzazioni degli stranieri già presenti sul territorio italiano e «solo formalmente irregolari», solo perché «la burocrazia rallenta e complica l'applicazione di regole già scritte».
I vescovi della Lombardia rilevano che «la paura, in qualche circostanza non priva di ragioni, ma troppo spesso amplificata artificialmente, spinge ad una reazione emotiva che non aiuta a leggere il fenomeno delle migrazioni e ostacola la considerazione della dignità umana». Quindi richiamano i cristiani alla promozione di atteggiamenti «che riconoscano i diritti degli onesti anche quando immigrati».
La Caritas Italiana invita a non collegare le parole dell'enciclica sulle migrazioni «alla contingenza politica». Il vice-presidente della Caritas Francesco Marsico spiega che la «riconferma chiara del valore della persona umana» viene prima di «ogni altra considerazione di tipo normativo»: «La Chiesa cattolica non ha mai respinto la dimensione della legalità, ma dentro un quadro in cui i diritti delle persone sono al centro delle responsabilità dei decisori pubblici e quindi sono la misura della costruzione del bene comune». L'enciclica è stata commentata anche dal Unhcr, l'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati. In una nota l'organismo delle Nazioni Unite esprime «apprezzamento» e rileva che «il richiamo ai diritti inalienabili dei migranti riveste estrema importanza in un periodo in cui le politiche di contrasto all'immigrazione irregolare rischiano di non tenere in debito conto i diritti umani dell'individuo e in particolare modo di quelli dei rifugiati, persone in fuga da guerra e da persecuzioni». È necessario dunque, conclude l'Unhcr, «governare il fenomeno migratorio attraverso politiche lungimiranti, proprio come chiede il Papa».
A. Bo.
© Copyright Eco di Bergamo, 8 luglio 2009
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