mercoledì 8 luglio 2009

Caritas in veritate: L'audacia papale sta nella sua visione (Botturi)


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IL TESTO INTEGRALE DELL'ENCICLICA "CARITAS IN VERITATE"

ENCICLICA "CARITAS IN VERITATE": LO SPECIALE DEL BLOG

L'audacia papale sta nella sua visione

In gioco le categorie per ripensare il senso dell'umano

Francesco Botturi

«Già Paolo VI aveva riconosciuto e indicato l’orizzonte mondia­le della questione sociale.
Seguendolo su questa strada, oggi occorre affermare che la questione sociale è diventata radicalmente questione antropologica» (n. 75).
Questa affermazione ci sembra rias­sumere bene la linea di fondo della nuova enciclica sociale. Benedetto XVI riprende il filo della Populorum progressio (1967) di Paolo VI, a cui dedica il primo capitolo, aggiornando il significato del suo tema prin­cipale, lo sviluppo: la nuova enciclica afferma con convinzione l’at­tualità dell’idea e insieme la sua nuova portata antropologica. Si di­rebbe che tutto lo sforzo dell’enciclica è di mostrare la ragionevolezza di coniugare in modo nuovo tecnica, economia e politica con una sa­pienza e una saggezza sull’umano senza le quali nessuno dei grandi pro­blemi contemporanei può essere affrontato oggi con buon esito.
«Lo sviluppo – dice il testo verso la fine – è impossibile senza uomini retti, senza operatori economici e uomini politici che vivano fortemente nel­le loro coscienze l’appello del bene comune» (71).
Non si tratta, dunque, solamente di accompagnare o integrare l’econo­mia e la finanza con qualche discorso morale, ma più radicalmente di avviare «una nuova e approfondita riflessione sul senso dell’economia e dei suoi fini» (n. 32), con una nuova coscienza dell’impegno antropo­logico che la prassi e la teoria economica portano in sé. Cosa evidente­mente di enorme portata e di così difficile attuazione per il condiziona­mento degli interessi in gioco e per il peso della tradizione scientifica del­l’economia improntata a un’idea dell’homo oeconomicus , così distante da quella delineata da Benedetto XVI.
Ma il Papa non teme di sfidare la difficoltà, perché la drammaticità e l’ur­genza delle situazioni, che richiama lungo la sua Lettera, chiedono o­perazioni culturali forti e coraggiose.
L’età della globalizzazione – dice in vario modo il testo – rimette in gioco globalmente il senso dell’uomo e le nostre categorie culturali con cui pensare la totalità dell’umano in questione. Non solo, ma il motivo primo dell’audacia papale è nella vi­sione di fede che egli ripropone, rilanciando l’idea della dottrina socia­le della Chiesa come sapienza, ricca di molteplice sapere (teologico, fi­losofico, scientifico) a servizio dell’uomo; esercizio di un «amore ricco di intelligenza» e di «intelligenza piena di amore» (n. 30). Il titolo dell’enciclica è in questo senso programmatico: «carità nella ve­rità » è la sintesi di un esercizio dell’antropologia cristiana di cui parla con intensità l’Introduzione.
A fondamento sta l’idea del Dio cristiano come Logos e come Agape, che papa Benedetto ha riproposto fin dall’i­nizio del suo pontificato, e che qui mostra in modo sistematico il suo si­gnificato per la vita storica dell’uomo alle prese con i problemi della nuova sociale mondiale. «Dalla carità di Dio tutto proviene, per essa tut­to prende forma, ad essa tutto tende»: l’enciclica chiede di porre qui l’angolo visuale con cui guardare alla vita sociale, nella consapevolezza che questo non estranea dai problemi, ma al contrario fornisce l’unica prospettiva entro cui la totalità dell’uomo può essere davvero vista. U­na carità nel senso autentico del termine cristiano e quindi coniugata con la verità; anzitutto quella donata da Dio e manifestata in Cristo.
Anche questo porre all’inizio la «carità nella verità» va contro corrente rispetto alla tendenza – pur valida a un certo livello – di trattare le que­stioni sociali nel modo meno confessionale possibile, anche per un giu­sto tentativo di dialogo pubblico su di esse. Qui è proposto un certo ro­vesciamento della prospettiva: la carità nella verità come punto di par­tenza – non solo come motivazione ma anche come concezione (quel­la articolata dalla Dottrina sociale cristiana) – non è una limitazione di campo, ma al contrario spalancamento teorico e pratico, orizzonte en­tro cui lavorare con chiunque abbia a cuore le sorti storiche dell’uomo, sostenuti da un patrimonio di dottrina che ama la verità dell’uomo.

© Copyright Avvenire, 8 luglio 2009 consultabile online anche qui.

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