venerdì 3 luglio 2009

Il pasticciaccio brutto di Mons. Pagano (nè teologo nè esperto di bioetica) su Galileo: commento di Andrea Tornielli


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«Con le staminali la Chiesa non sbagli come con Galileo»

di Andrea Tornielli

Roma

Il Vaticano deve stare attento a non ripetere altri casi come quello di Galileo e dunque non dovrebbe condannare «con gli stessi preconcetti che valevano allora per la teoria copernicana» gli attuali sviluppi della ricerca sulle cellule staminali o sulla genetica.
Un’affermazione non nuova sulle labbra di molti scienziati critici verso la Chiesa, ma che suona dirompente se a pronunciarla è un vescovo della Curia romana e per di più nella Sala Stampa della Santa Sede di fronte a decine di giornalisti.
Autore della clamorosa sortita è il barnabita Sergio Pagano, Prefetto dell’Archivio Segreto vaticano, esperto di liturgia e specializzato in archivistica.
Il prelato ha incontrato ieri mattina la stampa internazionale per presentare una nuova edizione dei documenti del processo contro Galileo Galilei, lo scienziato pisano condannato dall’autorità ecclesiastica per il suo «Dialogo sui massimi sistemi», con il quale, ha spiegato Pagano, «sembrò insegnare ai teologi come interpretare la Bibbia, e al Papa come fare il Papa».
Il Prefetto dell’Archivio Segreto non si è però limitato al passato.
Ha tratto, dal caso Galileo, un insegnamento per il presente, applicandolo proprio ai pronunciamenti della Chiesa sulle cellule staminali e più in generale sulla genetica. Temi etici sensibilissimi: basti pensare che proprio la recente decisione del nuovo presidente Usa di rimuovere i limiti al finanziamento pubblico per la ricerca sulle cellule staminali embrionali, rappresenta uno dei temi di maggior attrito tra Stati Uniti e Santa Sede. E Barack Obama vedrà Benedetto XVI tra pochi giorni.
Queste le esatte parole dette dal vescovo Pagano: «Può insegnare qualcosa a noi oggi (il caso Galileo, ndr)? Certo, per esempio – ma questo lo dico da sacerdote, da persona privata – a stare molto attenti quando ci si confronta con la sola Scrittura alla mano in questioni scientifiche, a non fare noi gli errori che furono fatti allora».
«Penso – ha aggiunto l’archivista – alle cellule staminali, penso ai problemi dell’eugenetica, penso ai problemi della ricerca scientifica in questi ambiti, che qualche volta ho l’impressione siano condannati con gli stessi preconcetti che valevano allora per la teoria copernicana. Bisognerebbe studiare di più, essere molto più prudenti».
Espressioni inequivocabili: il prelato teme che in materia di cellule staminali e di «eugenetica» (forse intendeva di «genetica»), la Chiesa oggi pronunci condanne in base a «preconcetti», come fece con Galileo.
Resosi conto dell’effetto dirompente delle sue affermazioni, il vescovo ha fatto poi distribuire una dichiarazione per inquadrare meglio il suo pensiero.
«Il caso Galileo – si legge nella nota – insegna alla scienza a non presumere di far da maestra in materia di fede e di Sacra Scrittura e insegna contemporaneamente alla Chiesa ad accostarsi ai problemi scientifici, fossero anche quelli legati alla più moderna ricerca sulle staminali, per esempio, con molta umiltà e circospezione». Come si vede, nessuna smentita, peraltro impossibile, dopo che i registratori dei giornalisti avevano catturato le sue precedenti parole.
Ora, il Prefetto dell’Archivio Segreto non è un teologo né un esperto di bioetica. Ha espresso il suo pensiero dimenticando, per un momento, il ruolo ricoperto e il luogo in cui si trovava.
Le sue battute sono state accolte con sorpresa nei sacri palazzi: sulle questioni citate da Pagano, infatti, gli organismi della Santa Sede non intervengono sulla base delle Scritture (che non sono un trattato scientifico) ma degli sviluppi della ricerca.
Come conferma al Giornale il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella: «Tutti devono essere umili di fronte alla scienza, ma sulle staminali la Chiesa non si è espressa con pregiudizi, ma in base a giudizi scientifici non condizionati dalla propaganda e dalle pressioni del mercato. La ricerca basata sulle staminali umane embrionali, l’unica che ha sollevato dubbi etici, è datata e superata e si è dimostrata una grande truffa».

© Copyright Il Giornale, 3 luglio 2009 consultabile online anche qui.

Io francamente sono stanca, stufa e seccata di dovere sempre e comunque pubblicare precisazioni che tentano di rimediare ai pasticci commessi non dal "Vaticano" ma da prelati con nome e cognome.
Su Galileo parlino i teologi e gli scienziati, non altri...e in particolare non archivisti e liturgisti.
Mi pare che nella societa' un medico non pretenda di interpretare una norma di diritto penale ed un avvocato non si metta a fare conferenze sulla pancreatite.

Il Papa, come dicevamo, comunica benissimo.
Il problema e' la curia
.
R.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

un avvocato che parla di medicina può creare danni seri. mettersi a dibattere sulla figura di galileo può essere interessante, ma non credo possa morirci nessuno. apparte l'orgoglio di qualcuno.

Anonimo ha detto...

L'Unità stamane riporta nel solito patetico fascione rosso le frasi di Mons. Pagano. Mi chiedo se si è reso conto della gravità di ciò che ha detto. Ripeto, ha come sconfessato il Magistero degli ultimi tre Papi in materia bioetica e ridicolizzato Scienza e Vita. Senza volerlo, spero, ha fatto passare un terribile messaggio di negazione. Non si possono paragonare le vicissitudini di Galileo con il sacrificio degli embrioni umani.
Alessia

Raffaella ha detto...

Io capisco che uno, parlando a braccio, si faccia prendere la mano ma Pagano ha lanciato un messaggio esplosivo: la Chiesa ha sbagliato su Galileo e non e' detto che non stia sbagliando anche sugli embrioni.
E' gravissimo!
Rischia di vanificare tutti i progressi fatti fino a questo momento.
R.

Anonimo ha detto...

Nella rassegna stampa della camera ci sono degli interessanti articoli che specificano diverse posizioni, alcune anche criticabili:
CORRIERE DELLA SERA Int. a DALLAPICCOLA BRUNO - "SULL'EMBRIONE NESSUN OSCURANTISMO" (DE BAC MARGHERITA) - a pag.29
SECOLO D'ITALIA Int. a REALE GIOVANNI - "COSI' SI AVVIA IL DIALOGO SULLA BIOETICA" (DELLE DONNE VALTER) - a pag.3
Vi è parecchio anche sulle esternazioni di Mons. Marchetto.
Alessia

don Marco (filosofo) ha detto...

ma scusate di cosa vi meravigliate?
E' costume (da bagno) italiano agire in questo modo.
Ma credo che il buon Wittgenestein nel suo tractatus aveva ragione: di ciò di cui non si può parlare, si deve tacere.
Se lo ascoltassero, avremmo un buon lungo periodo di riflessione e di silenzio come accade subito dopo la Comunione nella Messa. Ma questa è un'altra storia.
In una Facoltà romana, all'ingresso ci sta scritto: Silete theologi in munere alieno, già ma il problema è che questi non so nemmeno teologi!!!

Antonio ha detto...

Che dire...un bel tacer non fu mai scritto!
La Curia Romana famosa per la circospezione, la sagacia e la prudenza... sembra ridotta a un parlatorio di frati gaudenti!

Scipione ha detto...

Ma possono essere davvero tutti errori, svist, passi falsi, involontarie disattenzioni, candididi qui pro quo magari generati dagli astuti tranelli dei giornalisti o interlocutori, intime riflessioni mal interpretate e sfuggite ad anime in tormentato discernimento ecc. ecc. ecc.?
Anonimo giustamnte osserva: "La Curia Romana famosa per la circospezione, la sagacia e la prudenza... sembra ridotta a un parlatorio di frati gaudenti!"... che questa secolare sagacia e circospezion sia sfumata tutta di colpo da sola e senza una causa?"
Posso dubitarne o sarei prso per malizioso? Non sarà che i frondisti - consci ed inconsci (cioè qulli ormai tanto imbevuti di "progressismo" da sprizzarlo da tutti i pori anche senza accorgersene)- sono così tanti e così agguerriti che non perdono occasione per lanciare le loro frecce avvlenate, salvo poi fare rapidi passi indietro per salvare la faccia - e la sedia - tanto ormai il dardo è partito..?

don gianluigi ha detto...

Se questi prelati imprudenti e pettegoli fossero rimossi senz'indugi, basterebbero due o tre casi e poi vedreste che religioso silenzio scenderebbe nei sacri palazzi.