lunedì 7 settembre 2009
E’ finita l’era-Ruini, ora comanda Bertone (Il Foglio)
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Premessa alla lettura dei giornali di oggi
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Su segnalazione della nostra Alessia leggiamo:
E’ finita l’era-Ruini, ora comanda Bertone
L’addio di Boffo rende più chiaro lo scontro interno alla Chiesa, sempre in attesa di un Nuovo Centro
Non capita spesso che il direttore del giornale dei vescovi italiani si dimetta per un attacco del quotidiano di proprietà del fratello del premier.
Massimo Franco: "Eppure è quanto è avvenuto giovedì, al termine di una settimana che si può definire eufemisticamente concitata e torbida". [1]
Carlo Marroni: "E' lo stesso Dino Boffo a dirlo nella lettera di dimissioni: che c’entro io nel ridisegno delle gerarchie ecclesiatiche? Se lo stesso ormai ex direttore di Avvenire pone ufficialmente l’interrogativo è la conferma che attorno alla vicenda scatenata da Il Giornale si è consumato un confronto che covava da tempo, e che l’attacco di Vittorio Feltri ha accelerato". [2] Paolo Cirino Pomicino, uno dei democristiani più emblematici della Prima Repubblica: "Io non credo che ci sia stata una regia politica dietro il caso Boffo, credo invece alla capacità giornalistica di Feltri. Altrimenti saremmo al cupio dissolvi. Boffo, bisogna ricordarlo, era un uomo di Ruini, l’area più vicina politicamente al Pdl...". [3]
Il 9 febbraio 2008, poche settimane prima delle elezioni anticipate, Dino Boffo, direttore del quotidiano dei vescovi da quasi tre lustri, fu intervistato al Tg1. Stefano Cappellini: "Il messaggio è chiarissimo: Pierferdinando Casini non sbandi a sinistra, e il Cavaliere accetti l’Udc - al pari della Lega - nella nuova coalizione. Berlusconi però non ci sente, disobbedisce all’invito di Boffo e della Cei e si libera di Casini. Per la prima volta da molti anni a questa parte la potente Conferenza episcopale subisce le scelte della politica anziché eterodirigerle. Per Ruini è un colpo duro. Da qui in avanti Avvenire e Boffo saranno meno indulgenti col Cavaliere. Lo sosterranno su Eluana. Lo colpiranno sull’immigrazione. E, dopo una certa distrazione iniziale, lo attaccheranno sempre più direttamente sul sexgate". [4] Giovanni Paolo II aveva affidato la politica al fedelissimo cardinale Camillo Ruini, per tre lustri presidente della Cei. Marroni: "Ha manovrato con abilità nell’era post-Dc mettendo a segno risultati eclatanti, ha messo in mora il centro-sinistra spaccandolo più volte, ha dato la linea a Berlusconi. Ma i tempi sono cambiati, è arrivato il pastore Angelo Bagnasco e il cardinale Bertone ha avocato a sé i rapporti con la politica, con tanto di messaggio ufficiale, tanto perché non ci fossero equivoci". [5]
Dopo che a luglio c’era stata una cena tra Ruini e Berlusconi, a fine agosto Tarcisio Bertone, capo del governo vaticano, ha detto in un’intervista all’Osservatore Romano che la Chiesa parla con una sola voce, quella del Papa, e subito dopo la sua, come primo collaboratore di Benedetto XVI. [6]
Alberto Melloni, storico cattolico tra i più autorevoli: "Bertone ha abbandonato la linea Ruini sulla base d’una constatazione: essa era sempre prevedibile e finiva per far della Chiesa la ruota di scorta del più spregiudicato". [7]
Il 17 agosto si è completato il nuovo assetto della Segreteria di Stato con la nomina di monsignor Ettore Balestrero, 42 anni, a sottosegretario per i Rapporti con gli Stati. Gian Guido Vecchi: "Un mese prima Benedetto XVI aveva nominato monsignor Peter Brian Wells, americano di 46 anni, assessore agli Affari Generali, l’altro 'numero tre' della Segreteria di Stato. I vertici sono ora tutti di nomina ratzingeriana e insomma il cardinale Bertone, si spiega Oltretevere, 'ha in mano la macchina' più che mai saldamente". [8]
Giacomo Galeazzi: "Nell’ormai completata transizione, la direzione Boffo è rimasta, esemplificano in Vaticano, come 'un dinosauro nel dominio dei mammiferi'". [9]
Con l’uscita di Boffo si allontana il modello del Family Day e della mobilitazione del 'popolo di Dio' per far fallire il referendum e prevale il modello del realismo politico, dove le leggi e i regolamenti si contrattano. Marroni: "Il centro-destra è un alleato politico necessario, anche se il più delle volte ai vescovi di base e ai sacerdoti non piace, e quindi basta con le critiche: del resto l’arcivescovo Fisichella - ala dura ex ruiniana - è stato chiaro quando mercoledì ha detto ai suoi colleghi di piantarla con tutte le esternazioni su immigrazione e moralità". [6]
Taluni editoriali di Avvenire molto critici verso il governo avevano destato sconcerto Oltretevere. Gian Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano, il quotidiano del Papa: "Non si è forse rivelato imprudente ed esagerato paragonare il naufragio degli eritrei alla Shoah, come ha suggerito una editorialista del quotidiano cattolico?". [10]
Secondo alcuni la tesi Cei/nemica di Berlusconi contro segreteria di Stato/amica di Berlusconi è falsa. [11] Francesco D’Onofrio (Udc): "La segreteria di stato vaticana tratta con tutti i governi e tutti gli stati, è ovvio che debba avere buoni rapporti con lo stato italiano. I vescovi invece si occupano dei fedeli italiani e sono cittadini italiani a loro volta. Hanno un rapporto indiretto con lo stato ma un rapporto molto diretto coi cittadini cattolici. Per questo hanno il diritto e il dovere di esprimersi sulle scelte dei governi nel rispetto delle reciproche prerogative". [12]
Secondo Massimo Cacciari il problema nasce dal fatto che "la coalizione politica che può essere più vicina alla Chiesa cattolica per ragioni tattiche è la più drasticamente lontana sulle questioni culturali e valoriali di fondo". [13]
E' un fatto che negli ultimi anni, governo Prodi e segreteria Veltroni comprese, i rapporti tra il centro-sinistra (oggi Pd) e i vertici ecclesiastici si sono decisamente asciugati. Luca Ostellino: "Temi come le unioni civili o le questioni bioetiche hanno contribuito a scavare un fossato. Perciò è difficile che le attuali difficoltà di rapporti tra il Vaticano e il presidente del Consiglio possano inaugurare una nuova stagione nei rapporti con i Democratici". [13]
Francesco Cossiga: "Da quando Prodi si definì 'cattolico adulto' (e io gli risposi definendomi un 'cattolico infante') e da quando Franceschini e 60 parlamentari difesero i Dico e protestarono contro l’editoriale di Boffo intitolato 'Non possumus', la Chiesa considera il Pd perduto". [14]
Berlusconi è convinto che dal ’94 in poi il suo partito, nelle varie forme e sigle, ha rappresentato anche meglio della Dc le istanze delle Chiesa. Marco Conti: "Dall’altra parte 'ci sono i comunisti di sempre' che hanno solo mutato nome alla ditta, ma che alla fine 'sono sempre gli stessi'. Quelli delle coppie di fatto o dei 'dico', dell’Ici sulle chiese, dell’eutanasia, del divorzio breve. Proprio per dimostrare che sono sempre 'loro', il Cavaliere attende con impazienza l’esito del Congresso del Pd e, considera scontata la vittoria alla segreteria dell’ala ex Pci e poi dalemiana, del partito. 'Con Bersani, torna D’Alema e tutto è più semplice', chiosava lunedì un ex Dc". [15]
Una vittoria di Franceschini cambierebbe poco. Rosi Bindi: "Se lui e Veltroni fossero riusciti a fare del Pd un interlocutore della Chiesa non saremmo qui a leggere scenari sul Grande Centro". [16] Secondo alcune voci, Bertone avrebbe usato il caso Boffo per rimettere in riga l’episcopato ma sarebbe pronto a sostenere la Cosa Bianca di Casini e Montezemolo. [17]
Bindi: "E' il solito paracadute che qualcuno cerca di aprire nei passaggi difficili dal 1994 in poi. Non nego che qualcuno lo vagheggi, ma è solo un mito. E credo che i vertici della Chiesa siano tanto realisti da sapere che non c’è uno spazio politico per operazioni di questo tipo, il bipolarismo è molto radicato negli elettori". [16]
Marco Politi: "La Segreteria di Stato, che pure amerebbe vedere crescere un Nuovo Centro sulla scena politica italiana, resta convinta di dovere pragmaticamente ottenere da Berlusconi due risultati: una legge sul testamento biologico che non conceda la piena autodeterminazione al paziente e il finanziamento alle scuole private. 'Dobbiamo trattare con i governi che abbiamo di fronte, sempre', riassume asciutto un monsignore. E nell’appartamento papale continua a regnare la fiducia in Gianni Letta". [17]
In queste ore Berlusconi abbina il dispiacere per una crisi di cui si dice spettatore ignaro alla rivendicazione di rappresentare comunque una garanzia riconosciuta per gli interessi del Vaticano. Marco Galluzzo: "L’Ici sugli immobili ecclesiastici, lo scontro con Napolitano sul caso Englaro, i soldi che stanno per arrivare alle scuole (di maggioranza cattolica) private, il contesto legislativo in cui il biotestamento si sta formando sono solo alcuni fra i tanti fatti che per il premier vanno al di là delle crisi legate ad un articolo, alle incomprensioni legate ad un linea editoriale. E che in fin dei conti non possono pregiudicare un rapporto con l’altra sponda del Tevere che ritiene affinato e rodato nel corso degli anni". «Tremonti quest’anno non farà scherzi sui finanziamenti alle scuole private», scherzava la settimana scorsa un ministro leghista. [19]
L’errore più grave che si può commettere nel cercare di decifrare lo scontro in atto nella Chiesa, a più livelli, sul caso Boffo, è proiettare sui sacri palazzi le categorie della politica secolare. Cappellini: "Le traiettorie degli intrighi vaticani e curiali sono, per definizione, molto diverse da come appaiono in superficie. Per definire con nettezza il profilo e la composizione delle fazioni l’una contro l’altra armate non basta seguire meramente la logica destra- sinistra, sia pure nella tipica proiezione ecclesiale conservatori contro progressisti". [4]
Melloni: "Il voto cattolico non è compatto. La Chiesa è l’unica realtà sociale presente in tutto il Paese e previene quello che accadrà, ma è diviso come è divisa l’Italia: non risente di fattori ideologici o scosse profonde, ma manifesta piccole oscillazioni in ragione di fattori contingenti, di paure, di tensioni". [20]
Lo scontro al calor bianco tra una parte delle alte gerarchie cattoliche e il centrodestra è certamente un fatto nuovo nel dopoguerra. Ernesto Galli Della Loggia: "Non è certo un dato da sottovalutare, anche se è probabile che nel giro di qualche tempo esso sarà in un certo modo riassorbito, non convenendo una rottura a nessuna delle due parti in causa. E allora emergerà in tutta evidenza un dato sostanziale: il mutamento dell’opinione pubblica circa i rapporti tra Chiesa e Stato e tutto ciò che essi significano e comprendono. Si tratta di un mutamento di fondo. Questa svolta dell’opinione pubblica comincerà a far sentire sempre di più il suo peso. Il mutamento di cui sto parlando ha un effetto soprattutto: quello di rendere progressivamente inattuale la vecchia distinzione antagonistica laici-cattolici". [21]
Note: [1] Massimo Franco, Corriere della Sera 4/9; [2] Carlo Marroni, Il Sole-24 Ore 5/9; [3] Ninni Andriolo l’Unità
5/9; [4] Stefano Cappellini, Il Riformista 2/9; [5] Carlo Marroni, Il Sole-24 Ore 1/9; [6] Carlo Marroni, Il Sole-24 Ore 4/9;
[7] Alberto Melloni, Corriere della Sera 2/9; [8] Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera 30/8; [9] Giacomo Galeazzi,
La Stampa 2/9; [10] Aldo Cazzullo, Corriere della Sera 31/8; [11] Alessandro Calvi, Il Riformista 3/9; [12] Matteo Bartocci,
il manifesto 5/9; [13] Luca Ostellino, Il Sole-24 Ore 30/8; [14] Aldo Cazzullo, Corriere della Sera 1/9; [15] Marco
Conti, Il Messaggero 1/9; [16] Andrea Carugati, l’Unità 5/9; [17] Massimo Giannini, la Repubblica 4/9; [18] Marco Politi,
la Repubblica 5/9; [19] Marco Galluzzo, Corriere della Sera 30/8; [20] Ca. Mar., Il Sole-24 Ore 5/9; [21] Ernesto Galli
della Loggia, Corriere della Sera 30/8.
© Copyright Il Foglio, 7 settembre 2009 consultabile online anche qui.
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3 commenti:
Complimenti all'Eminentissimo Cardinale Tarcisio Bertone che è riuscito anche a far dileguàre i lupi.
Molto bravo!
Secondo me, anche quella di Ruini era una "realpolitik" (es. la linea dell'astensione al referendum sulla procreazione asssitita, nel senso che la legge così com'è è il "male minore"). Però mi arrischierei a dire magari che rispetto a Bertone Ruini appare indubbiamente più navigato nell'intessere rapporti diplomatici. Per il resto, non vedo con Bertone una grande svolta nei rapporti tra Chiesa e politica. In ogni caso, mi pareva che Papa Benedetto e Ruini fossero in buona sintonia.
"Tarcisio Bertone, capo del governo vaticano, ha detto in un’intervista all’Osservatore Romano che la Chiesa parla con una sola voce, quella del Papa, e subito dopo la sua, come primo collaboratore di Benedetto XVI." Ottimo!!!
Spero solo che non ci si appoggi a politici che portano la croce sul loro nome, vessillo di "cristiani adulti" che usano la chiesa per fini elettorali senza curarsi dello scandalo che danno!!!
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