martedì 8 settembre 2009

Il Papa a Viterbo: La compostezza di una concreta manifestazione d'affetto (Osservatore Romano)


Vedi anche:

"Stupisce" il silenzio dei giornaloni (e della stampa cattolica) sul discorso del Santo Padre ai vescovi brasiliani

Chiesa Romana e Chiesa Russa: un'altra guerra fredda. Il ruolo di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI (Sergio Romano)

Chiesa, politica e libertas ecclesiae. Che cosa è in gioco (Benedetto Ippolito)

Secondo De Rita la Chiesa si avvia al policentrismo...

Il Papa: le interpretazioni errate del Concilio favoriscono il degrado etico (Izzo)

"Troppi misteri sul caso Avvenire". I dubbi di fedeli e sacerdoti (Brambilla)

Il sociologo Garelli: «Benedetto non vuole vedere i cristiani relegati al volontariato» (Rizza)

Osservatore Romano: il Papa chiede ai Cattolici di essere all'altezza dei tempi (Izzo)

Bagnoregio: il testo del bellissimo saluto del vescovo al Santo Padre

Ciclo di catechesi del Papa sulla storia della Chiesa: il commento di Don Massimo Camisasca (Sussidiario)

A Viterbo e a Bagnoregio il Papa chiede di costruire sul dialogo e sull'ascolto una nuova umanità: Una fede amica dell'intelligenza (O.R.)

Il Papa: "Nei decenni successivi al Concilio Vaticano ii, alcuni hanno interpretato l'apertura al mondo non come un'esigenza dell'ardore missionario del Cuore di Cristo, ma come un passaggio alla secolarizzazione...Si è così assistito a interventi di alcuni responsabili ecclesiali in dibattiti etici, in risposta alle aspettative dell'opinione pubblica, ma si è smesso di parlare di certe verità fondamentali della fede..." (Monumentale discorso ai vescovi brasiliani)

Giovanni Maria Vian commenta la visita del Papa a Viterbo e Bagnoregio: Il compito di Pietro

Il paradiso, il purgatorio, l'inferno e lo scandalo della libertà: Non saremo come acciughe in un barile (Card. Giacomo Biffi)

Messori: è in atto una strategia di lungo respiro di Be­nedetto XVI per contrastare un per lui inac­cettabile «federalismo clericale» (da incorniciare)

E’ finita l’era-Ruini, ora comanda Bertone (Il Foglio)

Il Papa: Vi è una nuova generazione già nata in questo ambiente ecclesiale secolarizzato che vede controversie in seno al Magistero della Chiesa

Il Papa mette in guardia dal rischio di una ''auto-secolarizzazione'' della Chiesa

Il Papa cita il Paradiso di Dante: «Io son la vita di Bonaventura/ da Bagnoregio, che ne’ grandi offici/ sempre pospuosi la sinistra cura» (Vecchi)

IL PAPA A VITERBO E BAGNOREGIO: BELLISSIMA RACCOLTA DI VIDEO SU TUSCIA WEB

Il Papa "parla" con Santa Rosa. Dopo l’adorazione si alza e quasi carezza l’urna (Moncada)

Il Papa: “Testimoniare la fede nella società” (Anselmi)

Il Papa invita all'impegno per il bene comune (Zavattaro)

Il Papa: Quando il cuore si smarrisce nel deserto della vita, non abbiate paura, affidatevi a Cristo (Galeazzi)

Gianni Letta: "Tra governo e Vaticano i rapporti sono saldi" (Tornielli)

Il peso della Segreteria di Stato ed il lento cambiamento dei vertici (Melloni)

Boffo, se il killer è un amico (Rusconi)

Il Papa: "San Bonaventura fu messaggero di speranza. Una bella immagine della speranza la troviamo in una delle sue prediche di Avvento, dove paragona il movimento della speranza al volo dell’uccello, che dispiega le ali nel modo più ampio possibile, e per muoverle impiega tutte le sue forze. Rende, in un certo senso, tutto se stesso movimento per andare in alto e volare. Sperare è volare, dice san Bonaventura" (Discorso)

Il Papa a Viterbo: sento intensamente il dovere di guida della Chiesa (Izzo)

Un Papa poco indulgente. Il Pontefice distingue il peccato dal peccatore, ma sa che il primo non si dà senza il secondo (Ippolito...da leggere!)

VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE A VITERBO E BAGNOREGIO (6 SETTEMBRE 2009): LO SPECIALE DEL BLOG

DISCORSI ED OMELIE DEL SANTO PADRE A VITERBO E BAGNOREGIO

La gente di Viterbo è scesa in massa lungo le vie della città per stringersi attorno a Benedetto XVI

La compostezza di una concreta manifestazione d'affetto

dal nostro inviato Mario Ponzi

Tra passato e futuro.
Dalla citazione dei versi dedicati da Dante, nella Divina Commedia, a san Bonaventura "che ne' grandi offici sempre pospuose la sinistra cura" - le realtà temporali rispetto a quelle spirituali -, dall'esortazione rivolta ai cristiani alla testimonianza "senza paura" all'impegno sociale nell'azione politica per lo sviluppo integrale dell'uomo e per ridare "ali alla speranza".
Forse mai come nel caso della visita di Benedetto XVI a Viterbo prende valore questo raffronto tra la storia di ieri e quella ancora da scrivere, per esprimerne la sintesi. Eppure ieri, domenica 6 settembre, mentre la Vetus urbs, secondo una diffusa etimologia, ha aperto per il Papa, pellegrino tra le sue antiche contrade, il suo cospicuo passato - che è anche e soprattutto pontificio - la Viterbo nuova, quella che cerca un posto nella società dell'era della tecnologia digitale, ha mostrato il volto timoroso delle nuove generazioni di fronte al futuro.
Ha anche mostrato i segni di un cammino affrettato, che non consente ancora un reciproco riconoscimento tra la città vecchia e quella nuova. Due anime di una città che si sono ritrovate unite per consegnare a Benedetto XVI il ricordo di una giornata trascorsa tra gente festosa e composta. E festa è stata sin dal primo istante della visita.
A ricevere il Papa, giunto alle 9.30 in elicottero, al campo sportivo Rocchi, erano il vescovo monsignor Lorenzo Chiarinelli, il nunzio apostolico in Italia, arcivescovo Giuseppe Bertello, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Gianni Letta, in rappresentanza del Governo italiano; l'ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede Antonio Zanardi Landi, Piero Marrazzo, presidente della regione Lazio, Alessandro Mazzoli, presidente della Provincia, e Giulio Marini, sindaco di Viterbo. Un benvenuto informale e poi tragitto veloce sino a piazza San Lorenzo. La prima accoglienza nella città vecchia. Il corteo è passato attraverso i vicoli stretti del centro storico, rasentando palazzi medievali pavesati a festa che sembravano poggiare sulla marea di gente scesa in massa per le strade. Ha raggiunto così, tra due ali di folla, il Palazzo dei Papi, la prima meta della visita. E si è rivisto così un Papa affacciarsi alla loggia del duecentesco Palazzo, e salutare la folla.
I discorsi del sindaco e del vescovo, lo scambio di doni, poi la benedizione, da lontano, delle nuove porte della cattedrale di San Lorenzo che resteranno a futura memoria della giornata di fede trascorsa con lui. E non poteva non entrare nell'antico possedimento pontificio. Erano venticinque anni che un Pontefice non posava piede su quelle pietre. L'ultimo a farlo era stato Giovanni Paolo II, nel 1984.
Benedetto XVI è entrato nella famosa Sala dove, nel xiii secolo, nacque la consuetudine del conclave, così come è stata tramandata ai nostri giorni. Il Papa ha compiuto con evidente soddisfazione quel percorso costellato di ricordi, legati al passaggio di grandi santi: Rosa, Crispino, Giacinta. Ma anche di altre eminenti figure di Papi, di cardinali, di laici come Mario Fani, precursore dell'apostolato modernamente inteso, che proprio nella città e nel santuario di santa Rosa venne spesso a ispirarsi.
Ancora un giro tra la folla e poi, dall'altare eretto al centro di Valle Faul, ha presieduto la celebrazione della messa.
Circa trentamila le persone che avevano trovato posto nell'ampio piazzale. Qui Viterbo ha mostrato al Papa il suo volto nuovo. C'erano tanti giovani davanti all'altare, così come tanti erano saliti sulle collinette tutt'intorno alla valle. Non c'erano striscioni; né ci s0no stati sventolii di bandiere. Lo stesso famoso corteo storico viterbese, nell'antico costume è rimasto ai bordi della Valle, per le vie della città. Un applauso composto ha salutato il giro in papamobile tra la folla. Si è voluto che la partecipazione all'eucaristia fosse vissuta in modo che "le realtà materiali" fossero posposte "alle realtà spirituali".
Il Papa ha concelebrato con il cardinale Agostino Vallini, vicario per la diocesi di Roma con i vescovi del Lazio, il vescovo diocesano Chiarinelli; gli arcivescovi Fernando Filoni, sostituto della Segreteria di Stato, conoscitore tra l'altro della realtà viterbese avendo trascorso un periodo di studi alla Quercia; James Michael Harvey, prefetto della Casa Pontificia, il vescovo Paolo De Nicolò, reggente della Prefettura, monsignor Georg Gänswein, segretario particolare del Pontefice, monsignor Fortunato Frezza, sotto-segretario del Sinodo dei vescovi. E poi tanti, tantissimi sacerdoti, tra i quali alcuni officiali della curia romana, di orgini viterbesi, come monsignor Fabio Fabene, della Congregazione per i Vescovi.
All'offertorio i doni sono stati recati all'altare dai rappresentanti delle antiche diocesi di Tuscania, Montefiascone, Bagnoregio e Acquapendente. Tra gli offerenti spiccavano le bianche figure, con fascia rossa, di una coppia di "facchini di santa Rosa", due cosiddetti "ciuffi" che nello schieramento dei cento trasportatori occupano una posizione chiave per l'equilibrio dell'alta torre.
La comunione è stata distribuita dal cardinale Vallini "poiché - come ha spiegato il medico personale del Papa, Patrizio Polisca - il pieno recupero funzionale del braccio infortunato per l'incidente a Les Combes, richiede tempi variabili. Nonostante il programma fisioterapico abbia già raggiunto risultati molto soddisfacenti sul piano del recupero funzionale - ha precisato Polisca - non si è però ancora concluso nella sua interezza. E l'atto di prelevare l'ostia consacrata e porgerla a chi si comunica, è un atto complesso e fine che richiede invece una perfetta funzionalità motoria, altrimenti esporrebbe al rischio di far cadere l'ostia consacrata".
Dopo la preghiera dell'Angelus il Papa ha lasciato Viterbo e si è recato presso il santuario della Quercia dove, dopo un breve periodo di riposo, ha pregato con le suore di clausura, dinnanzi all'immagine mariana.
Cosa sia rimasto delle poche ore vissute accanto al Papa lo diranno i giorni a venire. Quello che è parso di cogliere dalla prime impressioni scambiate frettolosamente con quanti sciamavano dalla piazza, al termine della messa si è avuta l'impressione di una Chiesa diocesana che ha voluto mostrare al Papa un saldo ancoraggio alle radici umane di un popolo che, seppure geloso custode delle proprie tradizioni, si sente proiettato verso il futuro. Il cammino è veloce ma si avverte urgente bisogno di un bilancio per capire dove si sta andando. Il Papa è venuto dunque in un momento particolare del percorso pastorale della diocesi. È venuto - come il vescovo aveva chiesto - per confermare tutti nella fede, ma è venuto anche per invitare ciascuno a fermarsi per un momento di riflessione e di confronto con le grandi crisi del nostro tempo e capire quali valori seguire.

(©L'Osservatore Romano - 7-8 settembre 2009)

Nessun commento: