domenica 27 settembre 2009

Intervista al Papa: "L'etica è un principio dell'economia" (Galeazzi)


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"L'etica è un principio dell'economia"

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GIACOMO GALEAZZI

PRAGA

Il senso della visita in Repubblica ceca a vent’anni dalla Rivoluzione di Velluto, la secolarizzazione, la Caritas in Veritate e le risposte alla crisi economica ancora in atto, la speranza di vedere pubblicata in primavera la seconda parte del libro su Gesù di Nazareth. C’è tutto questo nel colloquio che il Papa ha concesso ai giornalisti sul volo papale che lo ha portato da Roma e Praga, da dove oggi inizia la sua visita pastorale di tre giorni.

Come lei ha detto all'Angelus la Repubblica Ceca si trova nel cuore dell'Europa. Come e perché questa visita può essere significativa per il continente nel suo insieme?

«In tutti i secoli questa Repubblica Ceca è stata il luogo dell'incontro di culture. Cominciamo dal 9 secolo, da una parte in Moravia abbiamo la grande missione dei fratelli Cirillo e Metodio, che da Bisanzio portano la cultura bizantina, ma creano la cultura slava, con i caratteri cirilicci, con una liturgia in lingua slava. Dall'altra parte in Boemia ci sono le diocesi confinanti che portano il vangelo in lingua latina, quindi la connessione con la cultura romana, si incontrano così le due culture, ogni incontro è difficile ma anche fecondo, si potrebbe facilmente mostrare su questo esempio. Faccio un grande salto nel 13esimo secolo Carlo IV che crea qui a Praga la prima università del centro europa, in questo caso luogo di incontro tra cultura slava e germanofona, come nei secoli e ai tempi della riforma, proprio in questo terreno incontri e scontri diventano decisivi e forti. Faccio un salto subito al nostro presente nel nel secolo scorso la Repubblica Ceca ha sofferto di una dittatura particolarmente rigorosa, ma anche di un resistenza cattolica e laica di grandissimo livello, penso ai testi di Havel, al cardinal vlk alla grande personalità del card. Tomasek che chiaramente hanno dato all'europa un messaggio di che cosa è libertà e di come dobbiamo vivere ed elaborare la libertà. Penso che da questo incontro di culture per i secoli, e proprio da quest' ultima fase di riflessione e non solo di sofferenza, viene un concetto nuovo di libertà, di una società libera escono tanti messaggi importanti per noi che possono e devono essere fecondi per la costruzione dell'Europa. Dobbiamo essere molto attenti proprio al messaggio che arriva da questo paese».

A venti anni dalla caduta del Muro di Berlino, quale è il suo messaggio oggi?

«Come ho detto questi paesi hanno sofferto particolarmente sotto la dittatura, ma nella sofferenza sono anche maturati concetti di libertà che sono attuali, ed essi ancora adesso devono essere ancora più elaborati e realizzati. Penso per esempio a un testo di Vaclav Havel, che dice "la dittatura è basata sulla menzogna, e se la menzogna andasse separata nessuno mente più se viene alla luce la verità c'è anche la libertà" e così è elaborato questo nesso tra verità e libertà, che la libertà non è arbitrarietà, libertinismo, ma è connesso e condizionato dai grandi valori della Verità, dell'amore e della solidarietà, e del bene generale. E così penso che questi concetti e ide ematurate nel tempo della dittatura non devono essere persi adesso ma dobbiamo proprio ritornare a questi concetti e nella libertà spesso un po' vuota e senza valori, di nuovo riconoscere che libertà è valore, libertà è bene, libertà e verità vanno insieme, altrimenti si distrugge anche la libertà. Questo è il messaggio che viene da questi paesi e che deve essere attualizzato in questo momento».

E, in particolare, cosa chiede alla Repubblica Ceca?

«Vediamo che normalmente le minoranze creative determinano il futuro in questo senso la direi che la chiesa cattolica deve comprendersi come minoranza creativa e ha un'eredità di valori che non sono cose del passato, ma sono una realtà molto viva e attuale e devono attualizzarli e rendereli presenti nel dibattito pubblico, nella nostra lotta per il concetto vero di libertà e di pace e così contribuire in diversi settori: primo il dialogo intellettuale tra agnostici e credenti. Ambedue hanno bisogno dell'altro. Gli agnostici non devono mai essere contenti di non sapere se Dio esiste o no, ma devono essere in ricerca e sentire la grande eredità della fede. Il cattolico non deve essere contento di avere la fede ma deve essere in ricerca. E ancora di più nel dialogo con gli altri deve imparare Dio nel modo più profondo. Questo è il primo livello del grande dialogo intellettuale e umano. Nel settore educativo la chiesa ha molto nel fare e nel dare, nella formazione ad esempio parliamo di Italia, sul problema dell'emergenza educativa , è un problema comune a tutto l'occidente, che la chiesa deve di nuovo concretizzare e attualizzare, aprire al futuro la sua grande eredità. Terzo settore è la caritas, la chiesa ha sempre avuto questo come un segno della sua identità, essere di aiuto dei poveri è organo della carità. La repubblica ceca fa moltissimo per le diverse situazioni di bisogno e offre molto anche all'umanità sofferente nei diversi continenti e dà così l'esempio che la responsbailità per gli altri e la solidarietà internazionale è condizione per la pace».

La Caritas in Veritate ha creato dibattito per fronteggiare la crisi economica mondiale. Cosa ne pensa?

«Sono molto contento per questa grande discussione, era proprio questo lo scopo: incentivare e motivare una discussione su questi problemi. Non lasciare andare le cose come sono ma trovare nuovi modelli di economia responsabile sia nei singoli paesi che per la totalità dell'umanità unificata.
Mi sembra oggi visibile che l'etica non è esterna all'economia, etica è un principio interiore dell'economia che non funziona se non tiene onto dei valori umani della solidarietà e della responsabilità reciproca Integrare l'etica nella costruzione dell'economia stessa è la grande sfida di questo momento. Spero di aver contribuito a questa sfida con l'enciclica. Il dibattito in corso mi sembra incoraggiante. Vogliamo continuare a rispondere alle sfide del mondo ed aiuatre che il senso di responsabilità sia più grande della volontà del profitto, che la responsabilità per gli altri sia più forte dell'egoismo, vogliamo contribuire all'economia umana anche in futuro».

Santità, come sta il suo polso dopo l'incidente di luglio?

«Non è ancora pienamente superato, ma vedete che la mano destra è in funzione, essenziale posso mangiare e soprattutto scrivere. Il mio pensiero si sviluppa soprattutto scrivendo. Era una pena e una scuola di pazienza non poter scrivere per sei settimane tuttavia potevo lavorare e leggere. Sono un po' andato avanti con il libro. Ma c'è ancora molto da fare, tra la bibliografia e il resto penso di terminarlo nella prossima primavera, ma è questo è solo una speranza».

© Copyright La Stampa, 27 settembre 2009 consultabile online anche qui.

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