martedì 8 dicembre 2009

Il discorso del card. Tettamanzi alla vigilia della Solennità di Sant'Ambrogio

Com'e' costume del blog indichiamo tutte le fonti affinche' ciascuno si formi una propria idea non influenzata dai mass media.
Qui potete leggere il discorso del card. Tettamanzi pronunciato alla vigilia della Festa di Sant'Ambrogio, Patrono di Milano
.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho molto apprezzato che nel suo discorso il cardinale abbia nominato il Santo Padre, però vorrei vederlo inginocchiato ai piedi del papa e baciargli l'anello, perchè troppo a Milano si sente aria di scisma!!!!
In fondo nel discorso si parlava di argomenti di indirizzo sociale e con le argomentazioni del papa anche molti non cattolici si trovano d'accordo con le parole dell'enciclica: l'accordo che veramente mi interessa come cattolica è quello dottrinale e di sintonia ecclesiale con Roma.

Anonimo ha detto...

All'anonimo delle ore 21,03: Sia più oggettivo, e meno prevenuto/a: a Milano non c'è e non ci sarà mai alcun scisma. Noi siamo legati nelle fede, nella carità, e con l'affetto al Santo Padre. L'Arcivescovo - qualunque Arcivescovo di Milano - ci ha sempre ben guidati nella via della fede, e amiamo a studiamo anche noi le fonti della sana dottrina.

sam ha detto...

Prova.
E' da ieri che cerco di postare un commento e non riesco... Spiacenti, mi dice il Blog.

Raffaella ha detto...

Prova a dividere in due il commento :)
R.

sam ha detto...

Grazie. Adesso lo divido in due, anche se il numero complesssivo dei caratteri è inferiore al massimo prescritto.

sam ha detto...

E' vero che viene citato più volte il Papa, ma, perdonatemi, mi sembra un uso selettivo delle frasi di Benedetto XVI, a dare maggiore autorevolezza ad alcune tesi anche condivisibili della trattazione, ma eludendo completamente il succo delle encicliche pontificie.
Il Papa, infatti, ha fatto due encicliche non sul principio di solidarietà, su cui tutto il mondo è teoricamente d’accordo, ma sulla CARITA' e la Carità=Amore=Dio è un valore tipicamente cristiano fondato nella Verità che è Cristo.
Il messaggio centrale di Benedetto XVI è che la Carità ha un solo fondamento che è Dio. L'uomo che si scopre amato da Dio è chiamato e spinto a comunicare l'Amore di Dio al prossimo, anche con le opere di misericordia materiali e spirituali. Dalla Carità discende dunque anche la solidarietà, intesa come attività solidali, che tuttavia non la esauriscono, perchè la più grande carità è testimoniare con tutta la propria vita l'Amore di Dio che viene a salvare l'uomo.
Dunque per Benedetto XVI alla radice della Carità, di cui la solidarietà cristiana è emanazione, c'è Dio e il dono d'amore che da Dio gratuitamente abbiamo ricevuto e gratuitamente siamo chiamati a donare al prossimo.
Vediamo cosa dice, invece, Tettamanzi della solidarietà: "La solidarietà è inseparabile dalla giustizia e per questo ha una destinazione propriamente sociale. Alla sua radice ci sono sempre gli altri. Sì, gli altri, perché ciascuno di noi, lungi dall’essersi costituito da sé, è in se stesso un dono, un essere che ha ricevuto molto dagli altri. .
L’ariosa verticalità di Benedetto XVI (Dio->uomo->prossimo) è qui sostituita dalla piattissima orizzontalità di Tettamanzi (uomini<->uomini).
Anche la fonte della "felicità" - che Benedetto riconduce sempre all'incontro e all'unione personale del singolo con Cristo "che è la sorgente della vera gioia" - per Tettamanzi rimane ancorata alla dimensione strettamente umana, alla "piena e autentica realizzazione di sé", seppure in taglio solidaristico, nel "dono di sé" che "scaturisce dalla ricerca del bene dell’altro". Tutto si esaurisce nel "sè" e nell'"altro". Invece per Benedetto e per i santi il dono totale di sè e la ricerca del bene dell'altro, scaturiscono da Dio e certo non da una sorta di altruismo innato dell'uomo.

sam ha detto...

A questo punto del confronto mi pare che si noti particolarmente la differenza radicale nelle due visioni antropologiche e spirituali. Scusate se per semplificare estremizzo con qualche approssimazione. Se la visione del Papa rammenta il pensiero di Sant'Agostino che, nutrendo ben poca fiducia nelle tendenze “naturali" dell'umanità dopo la caduta del peccato originale, ripone ogni fiducia nella grazia santificante di Cristo Redentore, l'altra impostazione mi pare eccheggi un po’ quelle tendenze new age che insistono molto sulla naturale bontà dell'uomo, frustrata e corrotta da errati condizionamenti ambientali esterni e contingenti.
In questa visione in cui la responsabilità sociale prevale su quella personale, il problema non è tanto la conversione e la purificazione interiore del cuore di ogni uomo attraverso la comunione con Dio, quanto cambiare l'ambiente, le condizioni, i condizionamenti e le abitudini sociali.
La trattazione di Tettamanzi scorre per pagine e pagine occupandosi dei problemi della società, dal precariato, all'accoglienza degli immigrati, all'Expò.
Dio, che nelle Encicliche del Papa è presente in ogni pagina, viene relegato all'ultimo capitolo in chiusura, citando tra l'altro un passaggio di Benedetto che stride con tutta la trattazione precedente: «Gesù Cristo non ha organizzato campagne contro la povertà, ma ha annunciato ai poveri il Vangelo, per un riscatto integrale dalla miseria morale e materiale …».
Il salto è tale da generare una sensazione di disarmonia paradossale, che induce a pensare che il discorso di prima - francamente molto più simile ad un'istruzione politica che non ad un'omelia – e il cappello finale siano stati redatti da mani diverse.
Scusate la lunghezza. :-)

sam ha detto...

Ok!!! Grazie Raffa!

Anonimo ha detto...

Cara Sam tu hai evidenziato una differenza che io tristemente vivo nella diocesi, tu l'hai veramente resa lampante.
Grazie