giovedì 10 dicembre 2009

Convegno Cei sulla "questione di Dio”. Il cardinale Ruini: Italia più cristiana di quello che dicono i media (Radio Vaticana)


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Convegno Cei sulla "questione di Dio”. Il cardinale Ruini: Italia più cristiana di quello che dicono i media

“Dio oggi. Con Lui o senza di Lui cambia tutto”: è il tema di un convegno internazionale promosso dal Comitato per il Progetto culturale della Conferenza episcopale italiana, che si apre oggi pomeriggio nell’Auditorium di via della Conciliazione a Roma. Teologi, filosofi, giornalisti, intellettuali, uomini di cultura e docenti universitari si confronteranno per tre giorni sulla “questione di Dio”, spaziando dalla musica alla politica, dalla letteratura alla scienza. Il Convegno sarà aperto, alle ore 15, dai saluti del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, e del sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Intervistato da Luca Collodi, il presidente del Progetto culturale della Cei, il cardinale Camillo Ruini, si sofferma sull’importanza della cultura nella vita della Chiesa:

R. – E’ importante perché la cultura è come l’aria che tutti respiriamo. Dalla cultura dipende la vita, come, del resto, dalla vita dipende la cultura. C’è un rapporto profondo. La presenza cristiana nella cultura è essenziale per l’evangelizzazione.

D. – Secondo lei, l’evangelizzazione della cultura italiana è oggi ancora possibile in una società dove c’è un forte pluralismo culturale?

R. – Non solo è possibile, ma direi quanto mai necessaria. L’evangelizzazione è capace di penetrare ogni cultura e tanto più può penetrare una cultura come quella italiana di oggi, che ha radici cristiane profonde, che nasce in buona parte dal cristianesimo, anche se – per certe sue tendenze – sembra allontanarsi dal cristianesimo stesso.

D. – Quanto è importante la presenza e l’incidenza del laicato in ambito sociale, ma anche politico?

R. – C’è stata, con il Concilio Vaticano II, la grande riscoperta del valore del laicato. Questa esperienza, che certamente ha un terreno privilegiato nel campo sociale e politico, riguarda la vita di ogni giorno, ad esempio la vita familiare, e riguarda anche la testimonianza cristiana. E’ mia profonda convinzione che l’evangelizzazione nel futuro non sarà possibile se non ci saranno tanti laici evangelizzatori, che con la loro testimonianza di vita ed anche con la loro capacità di proporre le ragioni della fede possano fare un apostolato capillare negli ambienti in cui vivono.

D. – C'è chi afferma che si può credere in Dio, ma che non si possono più sostenere alcuni precetti della Chiesa cattolica in campo dottrinale e morale. Lei cosa risponde?

R. – Si può credere in Dio e si può accogliere pienamente e definitivamente la Chiesa in campo dottrinale come in campo morale. Per me altrettanto essenziale e forse ancora più essenziale è un’altra questione, quella della vita oltre la morte. Non c’è autentico cristianesimo se pensiamo che la vita dell’uomo finisca su questa terra. Cristo è risorto dai morti. Questo è il messaggio centrale del Nuovo Testamento, questa è la missione degli Apostoli, rendere testimonianza alla Risurrezione di Cristo. Cristo non è risorto solo per sé, ma è risorto per tutti noi.

D. – Per il Progetto culturale è fondamentale anche un sano rapporto con la stampa, la radio, la televisione. Ma questo rapporto con i media è un altro punto su cui fermarsi a riflettere. Il Papa ne ha parlato anche domenica scorsa in Piazza di Spagna…

R. – E’ un punto molto delicato ed importante. Io sono convinto che la realtà della vita quotidiana della nostra gente è molto più impregnata di cristianesimo di quello che spesso emerga dall’immagine che ne danno i mezzi di comunicazione. Perciò chiederei ai mezzi di comunicazione di ascoltare e vedere la realtà della vita, che non è soltanto rappresentata dalle deviazioni, dalle cose brutte che purtroppo avvengono e che sono sempre avvenute, ma c’è anche tanto di positivo nella vita. C’è anche una adesione a Dio, una ricerca di Dio anche in coloro che, magari nella loro vita, non riescono sempre ad essere coerenti.

D. – Lei cosa si aspetta da questa tre giorni di lavori?

R. – Mi aspetto anzitutto un approfondimento culturale. Abbiamo chiamato personalità di grande spessore culturale in vari campi. Spero poi, in secondo luogo, che l’attenzione dell’opinione pubblica sia richiamata su questo punto centrale perché - come dice il titolo del Convegno - soltanto con Lui, con Dio o senza di Dio cambia tutto, cambia il senso della nostra vita. Ma anche perché la questione che viene prima di tutto è sempre questa: Dio c’è o non c’è? Credo che potremmo mostrare molte buone ragioni per renderci conto che non solo da un punto di vista del credente, ma anche dal punto di vista dell’uomo che cerca di essere razionale, la domanda su Dio si impone oggi così come si è sempre imposta nel passato.

(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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