lunedì 27 aprile 2009

Secondo l'ambasciatore di Israele presso la Santa Sede i cristiani arabi mettono in scena delle provocazioni (come il dono della kefiah)


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Papa/Amb.Israele:Da cristiani arabi kefiah e altre provocazioni

Intervista ad Apcom: Sarà viaggio storico nonostante Durban2

Roma, 27 apr. (Apcom)

Il viaggio che il Papa compirà in Terra Santa (8-15 maggio) sarà "storico" come quello di Wojtyla nel 2000.
Se ne dice convinto l'ambasciatore israeliano presso la Santa Sede, Mordechay Lewy, che, pur sollevando "dubbi" sulle scelte diplomatiche della Santa Sede alla conferenza di Ginevra sul razzismo (Durban 2), si dice "ottimista" sui rapporti con la Chiesa cattolica, assicura che "assolutamente" non c'è allarme per la sicurezza di Benedetto XVI in Israele, e denuncia le "provocazioni" dei cristiani arabi che - come i due ragazzi che gli hanno fatto indossare di recente una 'kefiah' - promuovono una "campagna ostile" alla visita.
"Credo ci sia la volontà di strumentalizzare politicamente la visita da parte di coloro che non ne sono soddisfatti", afferma Lewy in un'intervista ad 'Apcom'.
"Se si guarda ai rapporti tra Israele e la Santa Sede c'è sempre stato un settore che vi si è opposto, e cioè alcuni cristiani israeliani che sentono a volte più forte la loro appartenenza araba che non la loro adesione al cristianesimo.
E' lo stesso ad ogni visita del Papa.
Non nel 1964, quando il Vaticano non aveva ancora riconosciuto lo Stato di Israele e Paolo VI non citò la parola 'Israele', né saluto il presidente israeliano. Da allora molte cose sono cambiate. E anche per la prima visita di Giovanni Paolo II alcuni arabi israeliani, cristiani e musulmani, hanno espresso la loro insoddisfazione per il suo arrivo. Noi pensiamo che una visita pastorale dovrebbe essere una ragione sufficiente per ogni cattolico di dare il benvenuto al Papa. Ma queste persone preferiscono un punto di vista politico: sono contrari perché la visita porterà qualcosa allo Stato ebraico di Israele. Anche sulla questione della pace le interpretazioni possono essere diverse. Ma di sicuro il Papa è pronto e capace di ammorbidire i cuori. Se ciò non è benvenuto, e bisogna attendere che siano soddisfatte le aspettative di queste persone, il Papa non verrà mai in Terra Santa.
Io sono felice che il Papa faccia questo viaggio". L'ambasciatore d'Israele cita, al proposito, alcune "provocazioni" da parte degli ambienti arabo-cristiani. Una tappa a Gaza? "Non è mai, mai stata presa neppure in considerazione.
Il fatto che se ne parli fa parte di una campagna ostile alla visita del Papa da parte di coloro che lo criticano per il fatto stesso di venire in Israele", afferma. "Ci sono molte provocazioni in questo senso.
E' lo stesso che mettere le 'kefiah' addosso al Papa, che è un modo per imporgli un significato che probabilmente gli è estraneo. O - prosegue - il piccolo incidente del sindaco di Sakhnin" Mazen Ghanaim. Questi ha denunciato che gli è stato impedito di essere ricevuto in Vaticano questa settimana, mentre il ministro del Turismo israeliano, Stas Misezhnikov, vicino al leader della destra ultranazionalista Avigdor Lieberman, ha definito il sindaco della cittadina della Galilea a maggioranza araba "un guerrafondaio sostenitore dei terroristi".
"E' una tempesta in un bicchiere d'acqua", commenta ora l'ambasciatore israeliano in Vaticano. "E' ridicolo! Se avesse taciuto, sarebbe venuto in Vaticano. Invece lui ne ha parlato in modo da provocare. E a quel punto anche il nunzio apostolico ha deciso di non farlo venire.
Queste piccole provocazioni - afferma - mostrano che c'è chi non vuole la visita". L'ambasciatore Lewy, invece, è fiducioso sulla possibilità che i circa 300 cattolici di Gaza possano partecipare alla celebrazione che Benedetto XVI presiederà a Betlemme il 13 maggio. "La richiesta era stata posta al precedente al Governo - spiega - e sarà presa ora in considerazione, spero favorevolmente, dal nuovo. La richiesta - tiene poi a precisare - non è rivolta solo a Israele ma anche all'Autorità palestinese, che li deve fare entrare a Betlemme. Un problema legato ai rapporti tra l'Autorità palestinese e coloro che governano la Striscia di Gaza (Hamas, ndr.)".
Quella del Papa, ad ogni modo, "sarà una visita storica come quella di Giovanni Paolo II", per l'ambasciatore israeliano presso la Santa Sede. Può essere considerata come un sostegno alla leadership e alla politica estera israeliana? "No, non si può dire", afferma. "Ma migliorerà le relazioni tra il Vaticano e Israele".
"Negli ultimi decenni - spiega - ci sono stati enormi sviluppi. Nel 1904 la Santa Sede era contro l'idea che gli ebrei tornassero nella terra di Israele. Ora viene il Papa.
Possiamo essere ottimisti, pur senza dimenticare che ci sono alcuni problemi e con alcuni di questi dovremo imparare a convivere senza risolverli", sostiene Lewy in riferimento alla preghiera del venerdì santo per la 'conversione' degli ebrei contenuta nel messale pre-conciliare (la cosiddetta messa in latino) liberalizzata da Benedetto XVI.
Non mancano anche altri motivi di frizione. Mordechay Lewy critica la linea tenuta dalla Santa Sede alla conferenza di Ginevra sul razzismo (Durban 2). La questione, precisa, non sarà un "ombra" sulla visita in Israele, ma afferma: "Ho alcuni dubbi sull'interpretazione dell'osservatore permanente della Santa Sede relativamente le invettive del presidente iraniano. Non sono sicuro che siano state effettivamente adottate tutte le misure diplomatiche che potevano essere adottate".
Ad esempio uscire dalla sala mentre Ahmadinejad parlava? "Non do consigli al Vaticano", risponde l'ambasciatore. Quanto al vescovo negazionista Richard Williamson, al quale - insieme agli altri vescovi lefebvriani - il Papa ha revocato la scomunica, l'ambasciatore di Israele afferma: "Abbiamo avuto delle spiegazioni. Erano necessarie, e lo ha riconosciuto anche il Santo Padre. Ne siamo stati molto soddisfatti. Penso che tutti sanno, ora, cosa attendersi".
Ancora, Pio XII e i suoi 'silenzi' sulla persecuzione degli ebrei. "Non interferiremo in questioni interne alla Chiesa cattolica come la beatificazione", spiega Lewy.
"Certo, abbiamo le nostre proprie opinioni sul ruolo svolto da Pio XII durante la seconda guerra mondiale. Sfortunatamente gli archivi segreti vaticani sono ancora chiusi. Le differenze di opinioni credo continuino". Il rappresentante diplomatico di Israele in Vaticano non teme, peraltro, che le critiche al Papa si coagulino in manifestazioni di piazza al momento del suo arrivo nello Stato ebraico. "Non posso parlare a nome di ogni persona che c'è in Israele - afferma - ma posso dire che le sicurezze sono tali che il Papa non lo saprà nemmeno". Non solo. L'ambasciatore smentisce la preoccupazione per la sicurezza del Papa filtrata dallo Shin Bet e riportata ieri dal quotidiano israeliano 'Haaretz' in merito alla 'papamobile'. "Non c'è tale problema", afferma Lewy, e, più in generale, non c'è "assolutamente" allarme per l'incolumità del Papa. Le misure di sicurezza israeliane "saranno molto serrate, più del solito, ma come è già stato per la visita di Giovanni Paolo II".
Le restrizioni di movimento - tiene, peraltro, a sottolineare l'ambasciatore - non permetteranno di avere molti pellegrini nei giorni in cui il Papa sarà presente.
"Molti dei siti saranno chiusi per motivi di sicurezza e ne potrebbero visitare solo un paio. Dopo la visita, invece, speriamo che arrivino molti pellegrini". Quanto alla guerra di Gaza, l'ambasciatore israeliano ha le idee chiare. Il cardinal Renato Raffaele Martino lo ha definito un campo di concentramento. "E' stato rimproverato (dal Vaticano stesso, ndr.)", ricorda l'ambasciatore. Nel corso della guerra Benedetto XVI ha fatto appello per una tregua. "Queste è un fraintendimento di quanto il Papa ha detto. Ho ascoltato attentamente il Santo Padre e non ha mai menzionato Israele o altri fattori politici nei suoi discorsi". Quanto ai rapporti bilaterali, infine, l'ambasciatore non ritiene che Israele e Santa Sede arrivino a firmare il pendente accordo economico e finanziario prima della visita papale. Il documento, che darebbe attuazione all'accordo fondamentale del 1993, regolerebbe le pendenti questioni patrimoniali e fiscali delle varie strutture della Chiesa cattolica - siti santi, monasteri, ospedali cattolici - in Terra Santa. Una riunione plenaria della commissione bilaterale avrà luogo questa settimana a Gerusalemme. Sottolineando che il viaggio e i negoziati "non sono correlati" e rilevando una "accelerazione" e alcuni "progressi significativi" negli ultimi tempi, Lewy spiega: "I maggiori problemi da risolvere non sono di natura fiscale ma sono relativi alle esenzioni di lungo periodo per gli edifici". "Sicuramente Israele non vuole tornare indietro al regime delle capitolazioni, in cui ogni paese aveva molte esenzioni e la sovranità sembrava un groviera con i buchi. D'altra parte vediamo che la Chiesa ha alcune legittime istanze che dobbiamo prendere in considerazione". Si tratta, allora, di trovare un "equilibrio" tra le due esigenze. "Non dico che non sia possibile arrivare ad un accordo, ma richiede tempo. E ci sono molti luoghi su cui si discute", afferma l'ambasciatore israeliano. "Altri paesi hanno avuto bisogno di molto tempo. Se non sbaglio il Brasile ha iniziato nel 1992 e sono stati necessari 16 anni. Penso che lo faremo più velocemente", aggiunge. "Questo processo - assicura - continuerà dopo la visita e, spero, verrà concluso il prima possibile".

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Non mi pare di "buon gusto" accusare i cristiani arabi alla vigilia della visita del Pontefice...
Inoltre non mi piace per nulla la notizia, che apprendo stasera, della decisione del nunzio apostolico di non far giungere in Vaticano il sindaco di Sakhnin.
I predecessori dell'attuale ambasciatore di Israele presso la Santa Sede protestarono mai presso Giovanni Paolo II per avere concesso l'indulto per la celebrazione della Santa Messa secondo il rito tridentino?
Strano...eppure la preghiera del Venerdi' Santo resto' immutata da Giovanni XXIII a Papa Wojtyla.
E le formule circa la conversione degli Ebrei contenute nel Messale di Paolo VI?
La beatificazione di Pio XII e la remissione della scomunica ai vescovi lefebvriani sono questioni interne alla Chiesa Cattolica.
Punto.

R.

13 commenti:

Caterina63 ha detto...

e mettiamoli alla gogna questi cristiani ARABI no?!

^__^
ci mancava il commento dell'ambasciatore israeliano...c'è già Gaza quale campo di concentramento, ne vogliamo creare altri?

peccato, tale ambasciatore ha perso la buona occasione per tacere...o forse l'hanno obbligato a parlare?
prepriamoci, ora scoppierà un altra bufera mediatica e il povero portavoce della Santa Sede non saprà più a che santo votarsi ...

^__^

euge ha detto...

Cara Raffa hai ragione sia sulla beatificazione di Pio XII e sia sulla revoca della scomunica; sono fatti interni alla chiesa ma, a pochi giorni del viaggio apostolico in Israele, possono sempre tornare utili per rendere il clima ancora più insicuro se mai ce ne fosse stato bisogno.
Preghiamo per il nostro Pontefice che che il Signore ascolti le nostre preghiere!

Caterina63 ha detto...

...non voglio fare la profeta di sventure...ma diciamolo chiaramente...se al Papa accadrà qualcosa durante il viaggio in Israele NON SI DIA LA COLPA AI MUSULMANI O AI PALESTINESI...
essi non hanno alcun interesse per far del male al Papa...

resti per iscritto questo mio...il vostro parlare sia SI_SI, NO_NO...il di più viene dal maligno, firmato Gesù di Nazaret, Ebreo, Figlio di Dio, Mio Signore e Mio Dio, espressione vivente del Padre; di Dio nostro Padre, Padre di Abramo, di Isacco e di Giacobbe...


Fraternamente CaterinaLD

Anonimo ha detto...

L'unica cosa che i cristiani di Terrasanta NON vogliono è che la visita del Papa venga strumentalizzata dal governo israeliano. Cosa che, mi pare, stia già avvenendo.
Alessia

Anonimo ha detto...

Caterina, hai letto il pezzo di Padre Scalese del 28/02 "Brutti presentimenti", vero?
Alessia

mariateresa ha detto...

la mia modesta impressione è che tutti , intendo tutte le parti in causa in questa disgraziata zona della terra, vogliano cucirsi il proprio maglioncino politico e indossarlo per i propri interessi e per le proprie visioni di parte. Tutta la mia solidarietà ai nostri fratelli cristiani in Terra Santa , per carità , noto però che il santo Padre va disarmato e solo ancora una volta in mezzo ai lupi, contando solo sulla sua fede e sulle nostre preghiere.
Chi, sinceramente, lo sta aiutando?
Questo mi dà da pensare.
Sembrano stare tutti lì, come al solito, mentre gli fanno la schermografia, per lucrare o un pretesto per criticarlo o un argomento per tirarlo dalla propria parte.
Una vera bellezza.

Anonimo ha detto...

Hai ragione, Mariateresa. Sei molto più equilibrata di me.
Affidiamo il nostro Santo Padre e il suo viaggio al Signore.
Alessia

sonny ha detto...

Ciao Raffaella e grazie per il tuo straordinario servizio. Concordo in toto con Caterina e trovo assolutamente straordinaria la pervicacia di alcune persone (intra ed extra)a seminare zizzania e non smetto più di stupirmi del mio stupore nel constatare l'anticipo di diffidenza di cui gode Benedetto XVI. C'è sempre la necessità mediatica di creare il caso, di stupire con effetti speciali, prima ancora che il Santo Padre pronunci mezza parola. Lo so, sono ingenua, ma ho un percorso molto simile a quello di Euge. Diciamo che mi sono svegliata dal mio torpore e ora sono felice e "cioiosa" del mio essere cattolica e incomincia a darmi un certo fastidio questo campionato del mondo di palate di fango contro il Papa... per il momento basta. Ciao

euge ha detto...

Mariateresa hai ragione .......... E visto che Benedetto XVI CONTA SULLE NOSTRE PREGHIERE, non facciamogliele mancare ma, accompagnamolo ancora una volta in mezzo ai lupi!
Credo che questo sia l'unica maniera per stargli veramente vicino NON LASCIAMOLO SOLO MAI! come fanno tanti signori in questo momento, strumentalizzando il suo viaggio apostolico per i propri scopi. Il Papa va per la pace una pace che sia di tutti!

Caterina63 ha detto...

Anonimo ha detto...
Caterina, hai letto il pezzo di Padre Scalese del 28/02 "Brutti presentimenti", vero?
Alessia


*****************

purtroppo si...^__^ lo dico in senso positivo per me, ossia di aver letto padre Giovanni prima di leggere questa notizia^__^


Maria Teresa perdonami, ma qui quelli che avrebbero (ed hanno) tutto il sacrosanto diritto di tirare l'acqua al proprio mulino da questa visita sono i CRISTIANI ARABI...loro sono le uniche vittime (con i Palestinesi) di questo tormentone che dura e durerà fino al ritorno di Cristo...

I Cristiani arabi subiscono ogni restrizione e sono in Terra Santa (ossia a CASA LORO) OSPITI SGRADITI...
ciò che tu dici è anche giusto, ma è giunta l'ora di scegliere da che parte stare...le mezze misure hanno stufato ed hanno prodotto queste ambascerie allucinanti come quella che abbiamo letto in apertura...

basta con la politica corretta...pazienza il Papa che SARA' OSPITE SGRADITO anche lui, ma almeno noi, si abbia il coraggio di dire le cose come stanno senza...peli sulla lingua (con un grazie in riferimento a padre Giovanni ^__^)

tutto il resto, ovvio è riposto nella Provvidenza e nella volontà divina...sotto la cui protezione noi ci mettiamo TUTTI, Israele compresa...

Fraternamente CaterinaLD

sonny ha detto...

Mariateresa grazie per il tuo equilibrio. Nonostante tutto, credo profondamente nella validità di questo viaggio e prego tanto che il messaggio del Santo Padre sia recepito nella sua integrità.

euge ha detto...

Per sonny: beh.... di palate di fango il Papa ne ha prese fin dopo la sua elezione.......! Ma, anche se queste cose fanno male, dobbiamo essergli sempre vicini perchè è questo che lui si aspetta da noi.
TANTI CUORI STRETTI AL CUORE DEL PAPA
- SEMPRE CON BENEDETTO XVI -

gianni ha detto...

brava Caterina ! condivido la tua posizione "politicamente scorretta", E' ora di finirla con le posizioni guerrafondaie dei neo-cons ! I cristiani di Terrasanta non sono provocatori di certo se cercano la vicinanza del papa...