martedì 27 ottobre 2009

Vaticano-Lefebvriani cominciati i colloqui. Positivo, intanto, il confronto con gli Ortodossi


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Positivo, intanto, il confronto con gli ortodossi

Vaticano-lefebvriani cominciati i colloqui

Roma
Sono cominciati ieri, nel Palazzo del Sant'Ufficio in Vaticano, i colloqui tra la Santa Sede e i lefebvriani per cercare di superare quei nodi teologici sul Concilio Vaticano II che impediscono, al momento, il ritorno in piena comunione dei vescovi tradizionalisti cattolici.
Nel gennaio scorso Benedetto XVI revocò la scomunica nei loro confronti; ma il perdono pontificio non cancella il fatto che seguaci dello scismatico mons. Marcel Lefebvre non hanno mai voluto riconoscere alcuni documenti conciliari come quello sulla libertà religiosa o sul dialogo con le altre religioni. Si prevede che i colloqui potrebbero durare un anno o anche di più.
L'Osservatore Romano traccia intanto un bilancio positivo della discussione in atto tra cattolici e ortodossi circa "Il ruolo del vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio", che ha compiuto passi in avanti nel recente incontro di Cipro, dove «si è concentrata sull'esame di alcune significative testimonianze storiche sul ruolo avuto dal vescovo di Roma in quell'epoca».
«In realtà – spiega il sottosegretario del dicastero per l'unità dei cristiani, mons. Eleuterio Fortino – questi elementi sono alla base della dichiarazione del documento di Ravenna e toccano varie tematiche come: la Chiesa di Roma nella comunione delle Chiese, il rapporto del vescovo di Roma con san Pietro, il ruolo esercitato dal vescovo di Roma in tempi di crisi (arianesimo, monofisismo, monotelismo, iconoclasmo), ma anche alcune decisioni dei concili ecumenici tanto nei confronti di Roma quanto del Patriarcato di Costantinopoli. Si dovranno anche affrontare i fattori non teologici che hanno influito sulla mentalità e sulle strutture ecclesiali come l'idea dell'impero romano, il trasferimento della capitale a Costantinopoli e il declino dell'impero in Occidente, le difficoltà di comunicazione create dall'Islam fra est e ovest, la creazione dell'impero di Carlo Magno, la progressiva reciproca ignoranza, il mutuo allontanamento pratico e alcuni atteggiamenti polemici».
«L'esame della materia implicata richiederà – avverte però mons. Fortino sul quotidiano vaticano – uno studio prolungato. Per il momento la Commissione ha affrontato gli elementi iniziali partendo dalla predicazione di Pietro e Paolo a Roma, del loro martirio e delle loro tombe e proseguendo attraverso i padri apostolici.

© Copyright Gazzetta del sud, 27 ottobre 2009

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