lunedì 26 ottobre 2009
Iniziati i colloqui fra Santa Sede e Lefebvriani. Dureranno almeno un anno (Izzo)
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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:
LEFEBVRIANI: INIZIATI COLLOQUI IN VATICANO, DURERANNO UN ANNO
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 26 ott.
Sono iniziati i colloqui su temi teologici che nelle intenzioni di Benedetto XVI dovrebbero riportare la Fraternita' San Pio X nella piena comunione con la Chiesa Cattolica. ''E' difficile dire quanto dureranno.
In Vaticano parlano di un anno, almeno.
Allora, significa un lungo tempo'', afferma il superiore generale della Fraternita', mons. Bernard Fellay, che guida personalemente la delegazione dei lefebvriani nell'incontro di oggi al Palazzo della Congregazione della Dottrina della Fede, lo stesso che ospito' nell'88 le trattative tra mons. Marcel Lefebvre e l'allora card. Joseph Ratzinger: si arrivo' in quella circostanza a un accordo che il vescovo francese firmo' ma poi non rispetto', ritenendo che gli episcopati locali non si sarebbero adeguati alle indicazioni della Santa Sede riguardo ad esempio al consentire la messa con l'antico rito.
Quell'accordo che non chiedeva alla Fraternita' l'accettazione frase per frase del Concilio Vaticano II ma semplicemente un atteggiamento non polemico su quelle deliberazioni e sui Pontificati che le hanno attuate porta la firma anche dell'attuale Papa e dunque e' una base valida da cui partire ora.
Nel frattempo proprio Benedetto XVI ha compiuto tre atti importanti, e assai contestati dalle frange progressiste dell'Episcopato Cattolico: ha pubblicato nel 2007 il motu proprio ''Summorum Pontificum'', che liberalizza l'uso dell'antico messale togliendo ai vescovi locali la possibilita' di proibirlo, se richiesto da gruppi stabili di fedeli; accogliendo la loro invocazione, ha tolto le scomuniche che gravavano sui quattro vescovi della Fraternita'; infine ha riformato la Pontificia Commissione Ecclesia Dei conferendole maggiore autorevolezza grazie al collegamento organico stabilito con la Congregazione della Dottrina della Fede, il cui prefetto Joseph Williams Levada e' oggi anche presidente dell'organismo che opera per il rientro dei gruppi tradizionalisti nella Chiesa Cattolica e vigila sull'applicazione del motu proprio.
Ecco dunque che i colloqui iniziati oggi - pur tra innegabili difficolta' - hanno buone possibilita' di giungera al traguardo.
''Il risultato di questo processo potrebbe essere l'integrazione definitiva della Fraternita' nella Chiesa?'', ha chiesto a Fellay un quotidiano cileno.
''Dobbiamo distinguere - risponde il vescovo lefebvriano nella traduzione riportata dal sito 'messainlatino.it - la discussione di temi dottrinali da quello che chiamano integrazione. Sono due cose parallele.
Tuttavia, in Vaticano stesso dicono che questa integrazione non avverra' prima del chiarimento dei punti dottrinali che per noi sono molto importanti perche' oggi c'e' molta confusione. Per mantenere l'unita' della Chiesa, c'e' bisogno di questo chiarimento''.
Nell'intervista, Fellay risponde anche a una domanda su chi siano i ''nemici'' di questa auspicata riconciliazione: ''ci sono, sicuramente, i progressisti, la sinistra politica e probabilmente i massoni''.
Con le polemiche sul ''caso Williamson'' - avviate con la difffusione ''a orologeria'' dell'intervista del presule lefebvriano negazionista un mese e mezzo dopo che era stata rilasciata e proprio in coincidenza con l'annuncio della revoca delle scomuniche - ''hanno usato questo episodio per colpire noi e molto di piu' il Papa stesso'', dice mons. Fellay, per il quale ''questo e' il tragico della storia: vedere un Papa che poco a poco cerca di apportare correzioni ad alcune riforme, a loro non piace. Per questo hanno utilizzato quell'episodio infelice come un bastone d'oro per colpire la Chiesa''.
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