lunedì 26 ottobre 2009

Il vescovo di Man in Costa d'Avorio, Gaspard Beby Gneba, sul Sinodo per l'Africa: bilancio positivo, il futuro del continente va progettato insieme


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Il vescovo di Man in Costa d'Avorio, Gaspard Beby Gneba, sul Sinodo per l'Africa: bilancio positivo, il futuro del continente va progettato insieme

“Africa alzati, non sei sola”.
Queste parole pronunciate dal Papa a conclusione del secondo Sinodo dei vescovi per l’Africa sono state motivo di grande speranza per i presuli che nelle ultime tre settimane hanno partecipato ai lavori in Vaticano. Molti i temi affrontati e le sfide sollevate dai padri sinodali sui temi della giustizia, della riconciliazione e della pace. Per un bilancio, Paolo Ondarza ha intervistato mons. Gaspard Beby Gneba, vescovo di Man in Costa D’Avorio:

R. - Secondo me, il bilancio è molto positivo. Il primo punto da sottolineare è la comunione ecclesiale: tutti i vescovi che pensano e che pregano per l’Africa attorno al Santo Padre, per me è una bellissima esperienza ecclesiale. Il secondo punto è la preghiera perché noi cristiani sappiamo che la pace, la riconciliazione, la giustizia vengono da Dio, cioè dal Signore Risorto. Pregare per tre settimane specialmente per l’Africa secondo me è stato molto importante. Infine c’è la riflessione: prima di agire, è importante essere insieme a pensare e progettare il programma pastorale per l’Africa.

D. - Nel messaggio conclusivo c’è un’esortazione: “Africa, alzati!”, che riprende le parole che Gesù ha detto al paralitico. Quindi, se da una parte è un’esortazione all’Africa, dall’altra si dà per sottinteso che deve essere Gesù, Dio, ad aiutare questo movimento…

R. - Al centro di tutto quello che facciamo come cristiani, come Chiesa, c’è la presenza salvifica del Signore Risorto: è lo Spirito Santo che deve sostenere i vescovi, i laici, i religiosi che lavorano in Africa, affinché trovino il coraggio di aiutare la gente a vivere in pace. Per noi cristiani la riconciliazione, la pace, la giustizia sono soprattutto un dono, un dono di Dio.

D. - Dopo questo Sinodo, la Chiesa universale cosa può fare per l’Africa?

R. - Questo Sinodo è per l’Africa, ma secondo me non è l’Africa che fa il Sinodo: è tutta la Chiesa che pensa e che prega per l’Africa, il Papa stesso è stato sempre con noi. Questo per me già è abbastanza, è già tanto. Adesso viviamo in un mondo globalizzato, nessuno può risolvere tutti i suoi problemi da solo, non è più possibile. Quindi anche le altre Chiese - in Europa, in America, in Oceania - possono aiutare l’Africa ad alzarsi, soprattutto con la preghiera ma anche con la carità, con l’aiuto. In Africa abbiamo tanti problemi e bisogni: la salute, l’educazione, la formazione dei giovani… Noi da soli non possiamo farcela, abbiamo bisogno di Dio, ma anche dei nostri fratelli, delle Chiese negli altri continenti: abbiamo bisogno di tutti.

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