martedì 4 novembre 2008

Cattolici ed Islam-L’esigenza della verità. Intervista all’imam Yahya Sergio Yahe Pallavicini (Sir)


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CATTOLICI E ISLAM - L’esigenza della verità

Esponenti vaticani e i 138 saggi musulmani insieme dal 4 al 6 novembre

L’incontro tra esponenti vaticani e i rappresentanti del gruppo dei 138 saggi musulmani, firmatari della lettera “Una Parola comune tra Noi e Voi”, “rappresenta un capitolo nuovo in una lunga storia” di dialogo tra mondo cattolico e mondo musulmano.
Così il card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, presenta in un’intervista al quotidiano francese “La Croix” l’incontro che si terrà dal 4 al 6 novembre in Vaticano. “Bisogna evitare – ha detto il cardinale – di dare l’impressione che questo incontro segni l’inizio di un dialogo nuovo islamo-cristiano: in realtà noi dialoghiamo da 1.400 anni!”.
Riguardo poi agli orientamenti dati da Benedetto XVI, il cardinale ha detto: “Questo dialogo non consiste nel trovare il più piccolo denominatore comune, per dire che siamo tutti simili. Richiama piuttosto l’esigenza della verità, che per noi è Gesù Cristo, unico mediatore”. “Il dialogo – ha proseguito il card. Tauran – non può realizzarsi se non al di fuori di ogni ambiguità. Bisogna guardare l’altro, ascoltarlo, stimarlo. Poi affermare la propria identità”. “Il dialogo interreligioso è sempre una chiamata ad affermare la nostra identità. Ciò non ha come scopo la conversione, ma la conoscenza reciproca”.
Nell’intervista, il cardinale esprime la speranza che, durante il summit in Vaticano, si possa affrontare anche la questione della libertà religiosa. “Bisognerà vedere – ha detto – come i partecipanti vorranno affrontarla”. La questione – ha spiegato il cardinale – “si iscrive nella domanda di reciprocità” secondo cui “ciò che è bene per me è bene per te”. “In altre parole – ha aggiunto Tauran – se un musulmano ha la possibilità di avere un luogo di culto in Europa, è normale che sia vero l’inverso nelle società a maggioranza musulmana”. “Ma attenzione – ha aggiunto Tauran – il rispetto del principio di reciprocità non è preliminare al dialogo, non risponde alla logica del «do ut des» (io do perché tu dai). Sarebbe anticristiano. Credo che essendo chiari, si possa arrivare a poco a poco, a cambiare i comportamenti”.

Alla vigila dell’incontro in Vaticano, abbiamo intervistato l’imam Yahya Sergio Yahe Pallavicini, vicepresidente del Coreis (Italia), membro della delegazione islamica che parteciperà all’incontro. L’imam figura tra i 138 firmatari della lettera “Una Parola comune tra Noi e Voi”.

Con quali aspettative andrà all’incontro in Vaticano?

“Sono molte. Tra la principali c’è quella di rinnovare una profonda convergenza nella fratellanza tra credenti cristiani e musulmani nel Dio unico, che sappia manifestarsi con chiarezza e con forza nel rispondere alle sfide intellettuali della società contemporanea che ha sempre più bisogno di referenti credibili, autorevoli e disponibili che rappresentino la vera religiosità e sappiano anche ispirare azioni concrete di coesione sociale e coesistenza pacifica in tutte le regioni del mondo”.

Quanto margine di dialogo è possibile realmente tra cristiani e musulmani?

“Il margine del dialogo è possibile e la sua quantità di ampiezza è determinata dalla qualità delle intenzioni e della sensibilità degli interlocutori. Credo di poter garantire, almeno per me stesso ma anche per il Comitato promotore e i primi 138 firmatari della lettera «Una Parola comune tra Noi e Voi», che le nostre intenzioni di salvaguardare il sacro dalle volgarizzazione e dalle contaminazioni dissacranti, sia di fondamentalismo sia di spiritualismo vacuo, sono molto rigorose. Così come siamo altrettanto determinati nel trovare insieme soluzioni concrete, non per fare – come è stato detto – un ballo in maschera, ma per costruire o continuare a costruire la cura di quel patrimonio spirituale, intellettuale, culturale e umano che abbiamo ricevuto in deposito da Dio”.

Come procederanno i lavori?

“Il primo e il secondo giorno, i lavori saranno a porte chiuse tra 24 sapienti musulmani internazionali e 24 rappresentanti autorevoli della Chiesa cattolica. Il primo giorno ci si confronterà sul tema dell’amore per Dio e il secondo giorno sull’amore per il prossimo. Quindi, prima, cercheremo di convergere in una sintonia sul principio dell’amore e dell’amore per Dio, rispettando le diverse dottrine e teologie. Poi cercheremo, partendo dai lavori del primo giorno, di trovare delle declinazioni, delle traduzioni nella pratica e nel vissuto del mondo contemporaneo. Giovedì mattina, saremo ricevuti in udienza da papa Benedetto XVI e poi, nel pomeriggio, ci sarà una breve sessione pubblica all’Università Gregoriana”.

Un auspicio finale...

“L’auspicio è contenuto nel messaggio che Giovanni Paolo II ha voluto promuovere. Quello che la dignità sacrale dell’uomo possa essere realizzata, difesa e promossa dai testimoni e dagli interpreti del cristianesimo e dell’Islam”.

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