mercoledì 5 novembre 2008
Cristiani e Islam, l’amore «architrave» del dialogo (Mazza)
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Cristiani e islam, l’amore «architrave» del dialogo
Al via a Roma il seminario del Forum cattolico-musulmano sul tema «Amore di Dio, amore del prossimo» Domani, dopo l’udienza dal Papa, verrà presentata una «dichiarazione comune». Tauran: «C’è collaborazione umanitaria e sulle questioni etiche, deve crescere il confronto teologico»
DA ROMA SALVATORE MAZZA
La cosa importante è che «malgrado le crisi che a volte ci sono, noi ci parliamo». Che, insomma, «i ponti non sono stati interrotti». È il cardinale Jean Louis Tauran, ai microfoni di Radio Vaticana, a inquadrare in questi termini il primo Seminario che, col titolo «Amore di Dio, amore del prossimo», mette da ieri a confronto ventinove esponenti cattolici e altrettanti musulmani.
Organizzato dal Forum cattolico-musulmano, e ospitato a Roma dalla Pontificia Università Gregoriana, il seminario ha approfondito ieri il sottotema « I fondamenti teologici e spirituali », mentre oggi toccherà a « Dignità umana e rispetto reciproco ». Domani i partecipanti saranno quindi ricevuti in udienza da Benedetto XVI, mentre nel pomeriggio la Gregoriana ospiterà una sessione pubblica, durante la quale sarà presentata la «Dichiarazione finale» da un partecipante cattolico e da un esponente musulmano del Forum.
«Questo incontro – ha spiegato nella citata intervista Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso – è la conseguenza della Lettera delle 138 personalità musulmane che l’anno scorso era stata indirizzata ai capi religiosi cristiani e in particolare al Papa. Dunque, questo incontro era previsto. Ma ciò che è importante – ha aggiunto – è che esso permette innanzitutto di rileggere un po’ l’islam attraverso due comandamenti: l’amore di Dio e l’amore per il prossimo. E questa è una cosa piuttosto inedita. Tuttavia, non bisogna fare di questa Lettera e di questo Forum cattolico-musulmano una cosa straordinaria, come se si iniziasse a dialogare soltanto a partire da questa Lettera dei 138».
Il dialogo con l’islam, ha ricordato inoltre i cardinale, dura «da più di 1400 anni», e dal Concilio «abbiamo ricevuto il documento Nostra aetate, che ha tracciato una strada ancor più precisa per questo dialogo. Direi quindi che quello attuale è un nuovo capitolo di una lunga storia». Quanto alle tematiche affrontate, il porporato ha precisato che in incontri del genere «si parla un po’ di tutto», anche se «a dire il vero, non possiamo dire di avere un dialogo teologico », che si può dire «sotteso, ma non tecnicamente definito né realizzato». Per contro «a livello delle questioni etiche, a livello spirituale, nel momento in cui ci sono azioni congiunte, ad esempio in occasione delle grandi catastrofi umanitarie, c’è collaborazione». «I rapporti tra cattolici e musulmani – ha aggiunto inoltre Tauran – dipendono molto dalle circostanze politiche dei Paesi in cui l’islam è religione maggioritaria. Io credo che ciò che porta tensione ai rapporti è che nel mondo musulmano si associa il cristianesimo all’Occidente. Questa amalgama è molto pericolosa, perché quando i responsabili delle società occidentali prendono decisioni politiche che i musulmani ritengono contrarie ai loro interessi, essi dicono: “Sono i cristiani che ci attaccano, sono i cristiani che ci provocano”. Ecco che cosa porta tensione nei rapporti». Tensioni che rischiano poi di riflettersi sulle minoranze cristiane nei Paesi islamici, per tutelare le quali proprio il dialogo, assieme al diritto e alla diplomazia, è uno dei canali attraverso cui opera la Santa Sede. Sempre all’emittente vaticana, Yahya Pallavicini, vicepresidente della Coreis, la Comunità religiosa islamica italiana, ha spiegato che tra gli obiettivi con cui l’islam si accosta al colloquio c’è quello di «trovare una fratellanza più consapevole e più efficace, che sappia rispondere alle sfide del mondo contemporaneo e ai rischi che il post-modernismo o la secolarizzazione cercano di provocare, per impedire alla dimensione spirituale di riuscire ancora ad illuminare le persone di buona volontà».
© Copyright Avvenire, 5 novembre 2008
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