martedì 4 novembre 2008

Il cardinale Ruini commenta il libro curato da Sandro Magister sulle omelie del Papa: "La radicale unità tra esegesi e teologia" (Osservatore Romano)


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La radicale unità tra esegesi e teologia

di Camillo Ruini

Per inquadrare e comprendere il significato, gli obiettivi e il contesto personale ed esistenziale delle omelie di Benedetto XVI, è molto importante la prefazione che egli stesso ha scritto per il primo volume della sua opera omnia, uscito pochi giorni fa in lingua tedesca e atteso tra pochi mesi in italiano.
Il Papa spiega anzitutto perché ha scelto di pubblicare per primo il volume con i suoi scritti sulla liturgia, uniformandosi all'ordine seguito dal concilio Vaticano II, la cui prima costituzione è stata quella sulla liturgia.
Scrive Benedetto XVI: "La liturgia della Chiesa è stata per me, fin dalla mia infanzia, l'attività centrale della mia vita, ed è diventata, alla scuola teologica di maestri come Schmaus, Söhngen, Pascher e Guardini, anche il centro del mio lavoro teologico". Certo, come materia specifica del suo insegnamento egli aveva scelto la teologia fondamentale, perché voleva andare fino in fondo alla domanda "perché crediamo", ma in questa domanda "era inclusa fin dall'inizio l'altra sulla giusta risposta da dare a Dio, e quindi anche la domanda sul servizio divino", ossia sulla liturgia. Benedetto XVI aggiunge: "Proprio da qui debbono essere intesi i miei lavori sulla liturgia. Non mi interessavano i problemi specifici della scienza liturgica, ma sempre l'ancoraggio della liturgia nell'atto fondamentale della nostra fede e quindi anche il suo posto nella nostra intera esistenza umana". Perciò il suo interesse si è concentrato su tre ambiti fondamentali: l'intimo rapporto tra l'antico e il nuovo Testamento, il rapporto con le religioni del mondo e il carattere cosmico della liturgia, che "rappresenta qualcosa di più della semplice riunione di una cerchia più o meno grande di esseri umani; la liturgia - infatti - viene celebrata dentro l'ampiezza del cosmo, abbraccia creazione e storia allo stesso tempo".
Sandro Magister, nella sua prefazione, cita a questo proposito l'omelia pronunciata da Benedetto XVI il 29 giugno di quest'anno, per la festa dei santi apostoli Pietro e Paolo, nella quale il Papa richiama il versetto 15, 6 della Lettera ai Romani, dove Paolo stesso esprime l'essenziale della sua missione dicendo che egli è chiamato "a servire come liturgo di Gesù Cristo per le genti, amministrando da sacerdote il Vangelo di Dio, perché i pagani divengano una oblazione gradita, santificata dallo Spirito Santo".
Magister ritiene giustamente che in quelle parole di san Paolo Benedetto XVI identifichi anche la propria vocazione e missione, e individua il tratto distintivo delle omelie, rispetto a tutto il restante magistero del Papa, nell'essere queste "parte di un'azione liturgica, anzi, esse stesse liturgia".

In realtà, Joseph Ratzinger - Benedetto XVI, non solo per il suo profondo senso del mistero liturgico e quindi dell'azione liturgica, ma anche per le caratteristiche proprie della sua teologia, è sotto ogni profilo straordinariamente attrezzato e per così dire "orientato" verso il ministero dell'omelia.

Nell'intervento fatto "a braccio" il 14 ottobre scorso al Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio, egli ha sostenuto che la mancanza, nell'esegesi attuale, di un'ermeneutica della fede, sostituita da un'ermeneutica filosofica profana, "che nega la possibilità dell'ingresso e della presenza reale del Divino nella storia", provoca "una forma di perplessità anche nella preparazione delle omelie". Infatti, "dove l'esegesi non è teologia, la Scrittura non può essere l'anima della teologia e, viceversa, dove la teologia non è essenzialmente interpretazione della Scrittura nella Chiesa, questa teologia non ha più fondamento". Perciò, per la vita e la missione della Chiesa e per il futuro della fede, è assolutamente necessario superare il dualismo tra esegesi e teologia.
Prima di averla affermata da Pontefice, Joseph Ratzinger questa intima unità tra esegesi e teologia l'aveva messa in pratica da teologo.

Nel libro La mia vita, indicando i motivi della profonda diversità della sua teologia da quella di Karl Rahner, egli ha scritto: "Io, al contrario, proprio per la mia formazione ero stato segnato soprattutto dalla Scrittura e dai Padri, da un pensiero essenzialmente storico" (p. 93).
Questo carattere essenzialmente biblico, patristico, liturgico e storico della sua teologia ha fatto di Joseph Ratzinger - Benedetto XVI quello straordinario omileta e quello straordinario catechista che, con la semplicità e la sostanza della sua parola, spezza in modo comprensibile a tutti il pane della Parola di Dio e del mistero della nostra salvezza.
Aggiungo una precisazione che evita il rischio di un equivoco. L'indole essenzialmente storica del pensiero del teologo Ratzinger non è assolutamente da intendersi nel senso di un approccio storico che lascia le parole della Sacra Scrittura chiuse nel passato in cui sono state scritte.
Al contrario, come egli stesso spiega ampiamente nel libro Gesù di Nazaret (pp.12-15), nella parola del passato si può e si deve percepire la domanda circa il suo oggi; nella parola dell'uomo, in concreto del singolo Autore sacro, risuona qualcosa di più grande, Dio che ci fa conoscere il suo volto per la nostra salvezza.
In realtà Joseph Ratzinger elabora e fa vivere il grande patrimonio della fede biblica ed ecclesiale in un interscambio fecondo con le grandi problematiche del tempo che stiamo vivendo, di cui coglie in profondità il senso, le origini e i dinamismi. Per questo le sue omelie, come i suoi lavori teologici ed i suoi interventi magisteriali, ci interpellano e ci coinvolgono come luce e nutrimento per il cammino attuale della nostra vita.
In concreto, le omelie raccolte in questo agile volume mostrano come i testi delle letture bibliche delle singole celebrazioni possano essere compresi nel loro significato pieno e autentico, storico e teologico, proprio in quanto parte integrante dell'azione liturgica, e come a partire da questa loro pienezza possano vivere nel presente della fede e parlare a noi. Perciò la lettura e la meditazione delle omelie di Benedetto XVI è ormai per molti sacerdoti un aiuto prezioso e quasi un paradigma per la loro personale predicazione omiletica: al riguardo ho sperimentato io stesso quanto l'ascolto diretto di gran parte di queste omelie abbia giovato alla mia predicazione, migliorandone l'aggancio biblico e liturgico e stimolando l'attenzione e partecipazione dei presenti. Questo libro è pertanto anche un sussidio pratico che ogni sacerdote potrà facilmente procurarsi per avere un modello a cui ispirarsi nelle proprie omelie, non attraverso una ripetizione o imitazione pedissequa, ma come punto di riferimento per il proprio impegno personale nell'assimilare e comunicare la parola della nostra salvezza.

(©L'Osservatore Romano - 5 novembre 2008)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Come al solito, il Cardinal Ruini brilla per chiarezza e centra il cuore del messaggio del Papa...
Grazie Eminenza!

mariateresa ha detto...

voi vi stupirete, ma nella mia parrocchia lo fanno già. I testi di Benedetto sono utilizzati molto spesso.E anche quelli di GPII.
Con grande giovamento di tutti per evitare inopinate nannine mattutine.

Anonimo ha detto...

Ho letto la bellissima prefazione di Papa Benedetto alla sua opera omunia, in cui ci spiega lui stesso come sia stata erronemante amplificata la questione da lui affrontata sull'orientamento del celebrante verso l'altare o verso l'assemblea. I soliti media, non all'altezza di cogliere la profondità di visione del pontefice, si sono invece soffermati su questo specifico aspetto, tralasciando l'essenza del messaggio dell'allora Card. Ratzinger, vale a dire la dimensione "cosmica" della liturgia, e, quindi, della Chiesa stessa.