domenica 9 novembre 2008
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Il Papa e i trapianti: serve precauzione, si accerti la morte
«La donazione testimonia carità»
Benedetto XVI: gli abusi nei trapianti e il loro traffico spesso toccano persone innocenti quali i bambini
Bruno Bartoloni
CITTA' DEL VATICANO
Benedetto XVI ha lanciato un appello alla comunità scientifica internazionale perché venga accelerata la ricerca sulla morte cerebrale in modo da «dare certezza a tutti» per la donazione degli organi, sulla base di conferme interdisciplinari.
«In un ambito come questo — ha spiegato — dove la certezza ancora non fosse raggiunta deve prevalere il principio di precauzione», insomma il trapianto deve essere effettuato solo in caso di «morte reale» del donatore.
«Il Papa non ha minimamente inteso rilanciare i dubbi sollevati due mesi fa da Lucetta Scaraffia sull'Osservatore Romano circa la validità della morte cerebrale definita dal "Rapporto di Harvard" per certificare la fine della vita», ci ha tenuto a far presente l'arcivescovo Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita che ha organizzato un congresso proprio sulla donazione di organi.
Al congresso hanno partecipato i maggiori esperti internazionali, ricevuti poi ieri dal Papa. Alessandro Nanni Costa, presidente del Centro Italiano Trapianti, e gli altri esperti hanno confermato, dopo l'udienza, che Benedetto XVI ha voluto incoraggiare la ricerca e non criticare i criteri attualmente seguiti anche in Italia.
«Così come ha voluto incoraggiare la donazione di organi », ha fatto presente monsignor Fisichella.
Il pontefice ha infatti sottolineato che «in un periodo come il nostro, spesso segnato da diverse forme di egoismo», «l'atto d'amore che viene espresso con il dono dei propri organi vitali permane come una genuina testimonianza di carità che sa guardare al di là della morte perché vinca sempre la vita».
Com'è noto, il cardinale Ratzinger aveva aderito a suo tempo ad una associazione per la donazione d'organi. Il Papa ha però usato parole durissime nei confronti degli abusi, soprattutto quando questi coinvolgono i bambini: «Gli abusi nei trapianti ed il loro traffico, che spesso toccano persone innocenti quali i bambini, devono trovare la comunità scientifica e medica prontamente unite nel rifiutarli come pratiche inaccettabili. Esse pertanto, ha dichiarato, vanno decisamente condannate come abominevoli».
Nella tradizionale e costantemente riaffermata visione cattolica circa il rispetto della vita, ha colto l'occasione per estendere la condanna all'uso degli embrioni: «Lo stesso principio etico — ha affermato — va ribadito quando si vuole giungere alla creazione e distruzione di embrioni umani destinati a scopo terapeutico ».
Ma è il messaggio sulla morte cerebrale da mettere a fuoco con prove ancor più rassicuranti delle attuali che premeva al pontefice far arrivare ora alla comunità scientifica.
«La scienza, in questi anni — ha commentato — ha compiuto ulteriori progressi nel-l'accertare la morte del paziente. È bene, quindi, che i risultati raggiunti ricevano il consenso dall'intera comunità scientifica così da favorire la ricerca di soluzioni che diano certezza a tutti. In un ambito come questo, infatti, non può esserci il minimo sospetto di arbitrio e dove la certezza ancora non fosse raggiunta deve prevalere il principio di precauzione ».
Per il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella il Papa «ha giustamente invitato ad adottare il principio di precauzione », mentre per il senatore Ignazio Marino (Pd) i criteri di Harvard «sono fuori discussione visto che sono condivisi in tutto il pianeta».
© Copyright Corriere della sera, 8 novembre 2008
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