sabato 8 novembre 2008

Islam e Vaticano: l'incontro si è concluso all'insegna della concretezza. Verso un patto contro il fanatismo (Politi)


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Islam e Vaticano: l'incontro si è concluso all'insegna della concretezza

Verso un patto contro il fanatismo

MARCO POLITI

Nascerà un comitato anti-crisi per fronteggiare insieme, cristiani e musulmani, l' esplodere di conflitti e violenze.
Sarà un po' come il "telefono rosso" che negli anni della Guerra fredda collegò Stati Uniti e Urss impedendo la catastrofe nucleare.
«Oggi sono più ottimista di ieri, ora guardiamo oltre Ratisbona», commenta al termine del primo vertice cattolico-islamico il gran muftì di Sarajevo Mustafà Ceric, capo della delegazione musulmana. Il comitato, che entrambe le parti si sono impegnate a studiare come organo permanente per gestire «risposte coordinate a conflitti e altre emergenze», è il segno che il vertice convocato da Benedetto XVI su impulso di un appello di 138 studiosi e leader musulmani si è svolto nella concretezza.
Ceric, che ha vissuto in prima persona il dramma della feroce guerra di Bosnia e che ha invitato il pontefice a Sarajevo, sottolinea asciutto: «Ci sono conflitti che vanno prevenuti e risolti».

Ed è il riconoscimento che il vertice di Roma non è stato una parata di intenzioni buoniste, ma il frutto di uno stato d' allarme.

La Chiesa cattolica e la parte dell' intellighenzia musulmana, più attenta allo scenario internazionale e più insofferente della derive integraliste, si sono accorti entrambi che la stabilità mondiale esige una sorta di patto di pacificazione Croce e Mezzaluna.
«Ci siano riuniti per un senso di urgenza e di allarme di fronte all' idea inaccettabile che le religioni potessero essere percepite come cause di conflitto. Chiesa cattolica e Islam hanno egualmente una dimensione globale e insieme vogliamo rapporti sostanziali, una comunicazione sincera, una comprensione più profonda», dichiara Ingrid Mattson, presidente della Società islamica dell' America del nord. E fa impressione sentire questa professoressa, in giacca-tunica rossa, un fazzoletto giallo e nero in testa, parlare con verace accento americano a nome dei seguaci islamici che negli States l' hanno democraticamente eletta. Davvero questo è il secolo delle mescolanze. Il giudizio della Mattson converge con quello del cardinale Jean - Louis Tauran, che ha coordinato il vertice. «Sono soddisfatto - ci confida - perché abbiamo registrato una grande atmosfera di fiducia e poi ci sono i punti del comunicato!». Sì, i paragrafi della dichiarazione finale testimoniano un desiderio di operatività. C' è l' impegno a garantire la dignità umana «su basi eguali per uomini e donne».
C' è l' impegno al rispetto a «rispettare la persona e le sue scelte in materia di coscienza e di religione». C' è l' affermazione che i credenti hanno il diritto a propri luoghi di culto, al rispetto della pratica pubblica e privata, alla salvaguardia delle proprie convinzioni, a non vedere dileggiati simboli e figure che considerano sacri. Paragrafo dopo paragrafo vengono definiti e confermati principi fondamentali. Non è il linguaggio degli appelli di tipo religioso, è qualcosa di più. Dalla precisione delle definizioni traspare lo sforzo di creare un codice di comportamento di lungo respiro. Dice la Mattson: «Noi, le nostre comunità con le loro differenze, rappresentiamo la corrente maggioritaria del mondo musulmano. Ci sarà chi si oppone, ma saranno voci che rimarranno ai margini». In effetti i paragrafi riecheggiano il tono di un trattato. «Noi affermiamo che nessuna religione né i suoi seguaci debbano essere esclusi dalla società. Noi riconosciamo che il creato di Dio nella sua pluralità di culture, civiltà, lingue e genti è una fonte di ricchezza e non dovrebbe mai diventare causa di tensioni e conflitti. Noi siamo convinti, cattolici e musulmani, del dovere di promuovere un' accurata informazione sulla religione dell' altro. Noi professiamo che cattolici e musulmani sono chiamati a essere strumenti di amore e di armonia tra i credenti e l' umanità intera, respingendo ogni oppressione, violenza aggressiva e terrorismo, specialmente se commessi in nome della religione». C' è molto in questi paragrafi delle questioni sollevate dalla Chiesa cattolica negli ultimi anni. Il documento costituisce il primo risultato della linea del cardinale Bertone tesa a trasformare l' «incidente di Ratisbona» in occasione di confronto operativo con l' islam. Ma in ultima analisi costituisce anche un successo per la tesi tenacemente sostenuta da Ratzinger che le religioni debbano misurarsi con il metro dell' agire pubblico razionale e che la prova di questa razionalità - al fondo laica - sta nel garantire i diritti fondamentali della persona umana. Ma nell' iniziativa partita dalla Lettera dei 138 saggi musulmani si avverte anche la voglia di liberarsi dall' abbraccio mortale del fanatismo fondamentalista. «La libertà di religione include il diritto di cambiare religione», conferma l' iraniano Seyyed Nasr, docente alla George Washington University della capitale americana. Papa Ratzinger, ricevendo i partecipanti al vertice, ha riassunto il nesso tra fede e diritti. Le discriminazioni ai danni dei credenti e le «persecuzioni spesso violente, a cui sono soggetti, sono atti inaccettabili e ingiustificabili.
Tanto più gravi e deplorevoli se vengono condotte nel nome di Dio». Per Benedetto XVI «il nome di Dio può essere solo un nome di pace, fraternità, giustizia e amore». Ne va della credibilità stessa delle religioni. Ora passa ai politici e ai leader religiosi sul campo la responsabilità di assicurare tutte le libertà.
Fatto un passo avanti nei rapporti con l' Islam, resta aperta la questione di Pio XII, che ha inasprito le relazioni con l' ebraismo. Proprio ieri il cardinale Bertone è tornato sull' argomento. Con parole dure: «La beatificazione è di esclusiva competenza della Santa Sede. Pio XII non era il Papa di Hitler, queste accuse sono oltraggiose e insostenibili», ha detto. L' incidente, in questo caso, non è ancora chiuso.

© Copyright Repubblica, 7 novembre 2008 consultabile online anche qui.

Ottimo Politi nell'avere privilegiato il discorso del Papa agli intellettuali musulmani ed i risultati positivi del forum cattolico-islamico piuttosto che la solita polemica su Pio XII.
I complimenti sono d'obbligo.
Constato anche il fatto che spesso Repubblica, quando vuole, "bagna il naso" agli altri giornali
.
R.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Raffaella, ti invito a dare un'occhiata ai siti dei giornaloni.
Alessia

Raffaella ha detto...

Fatto :-)
Poveri noi...
R.

euge ha detto...

Hai detto bene Raffaella quando vuole solo quando vuole!!!!!....:-)