venerdì 7 novembre 2008

Prof. Israel: «Su Pio XII nessuno detti condizioni alla Chiesa» (Conti)


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IL CASO

Israel: «Su Pio XII nessuno detti condizioni alla Chiesa»

L'intellettuale ebreo: «Il suo papato appartiene a una zona grigia . Sbagliato dare giudizi morali drastici»

Paolo Conti

ROMA — «Nessuno può impedire a un’organizzazione religiosa di decidere in piena autonomia su questioni che riguardano la propria vita interna. Questo vale per qualsiasi religione. Non si possono, insomma, porre condizioni...».
Giorgio Israel, storico della scienza, intellettuale ebreo molto impegnato nel dibattito civile, non ha nulla da obbiettare all’appello del cardinal Tarcisio Bertone che chiede «rispetto» per un fatto che è di «esclusiva competenza della Santa Sede» come la beatificazione di Pio XII.

Lei dunque trova giusto il pensiero del cardinal Bertone...

«Penso che nei confronti della figura di Pio XII vi sia stato un accanimento eccessivo e ingiustificato. Nel merito, la possibile beatificazione di Pio XII non mi convince. Tuttavia, sarebbe sbagliato farne un ostacolo a un dialogo tra il mondo ebraico e il mondo cattolico che ha registrato molti progressi anche grazie all’attuale Pontefice. È meglio non enfatizzare certe divergenze e guardare soprattutto agli aspetti positivi».

Meglio guardare al futuro, dice lei.

«Certo. Meglio guardare alla parte piena del bicchiere che non a quella ancora vuota. E poi, a ben vedere, vi sono state altre beatificazioni davvero imbarazzanti per gli ebrei. Penso a quella di Pio IX, personaggio di cultura fortemente antigiudaica, legato al dramma delle conversioni forzate di ebrei al cattolicesimo. Ma devo notare che da allora a oggi, nel dialogo tra le due religioni, siamo in un altro mondo».

Perché non porre condizioni? Molti prestigiosi ebrei italiani ritengono che la beatificazione di Pio XII costituisca invece un macigno sulla via del confronto.

«Prendiamo il Corano. In molti passaggi vi sono accenni a dir poco non amichevoli verso gli ebrei. Ma non sarebbe sensato chiederne la cancellazione come condizione per dialogare con l’Islam. Quel che conta è cosa si pensa e cosa si fa oggi. Su papa Pacelli sarebbe meglio smorzare i toni. Poi lasciare il giudizio agli storici».

E invece qual è il suo personale giudizio su Pio XII?

«Il mio giudizio è che le vicende del suo papato appartengono a una zona grigia e complessa e per questo riservata più alle controversie storiografiche che non ai giudizi morali drastici. Pio XII avrebbe potuto e dovuto pronunciarsi contro le leggi razziali promulgate dal fascismo e firmate da Vittorio Emanuele III nel 1939. E penso che questo suo silenzio sia l’aspetto più grave del suo pontificato. Ma non sono affatto d’accordo con certi giudizi estremi su Eugenio Pacelli. Se non altro perché mi sento una prova tangibile della loro inconsistenza. Difatti io non sarei qui a parlare se non fosse per Pio XII».

In che senso, professor Israel?

«Mio padre Saul, che insegnava Fisiologia alla Sapienza, fu rifugiato prima nel convento di san Francesco in via Merulana e poi a san Giovanni in Laterano grazie a monsignor Pietro Palazzini, futuro cardinale, poi proclamato Giusto di Israele. Insisto: occorre guardare in avanti, costruire il futuro. Molti autorevoli ambienti dell’ebraismo internazionale guardano con favore al bilancio positivo del confronto con il mondo cattolico e non sono favorevoli a drammatizzare questa vicenda».

Cosa cambierebbe veramente per lei, intellettuale ebreo, se la chiesa cattolica proclamasse santo Pio XII?

«Cambierebbe, e molto, se su quella scia iniziasse una dinamica regressiva nel dialogo interreligioso. Se esistessero documenti atti a dimostrare inequivocabilmente una copertura della Shoah, sarebbe uno scandalo. Ma questi documenti certamente non esistono. E ritengo che la chiesa cattolica abbia il diritto di compiere le sue valutazioni e di procedere nel senso che ritiene più giusto dal suo punto di vista. Poi, insisto, gli storici esprimeranno il loro parere».

© Copyright Corriere della sera, 7 novembre 2008 consultabile online anche qui.

Vedi anche:

IL VATICANO: SU PIO XII BEATO DECIDE LA CHIESA

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ci vorrà molto tempo ancora purtroppo, credo che si aspetterà l'apertura degli archivi vaticani e che la questione si raffreddi.
Penso che in questo momento vista l'attenzione dedicata al dialogo, non se ne faccia nulla.
Meglio tardi che mai, aspetteremo.