venerdì 10 aprile 2009

Aperto il triduo pasquale nella cattedrale di Roma. Offerte raccolte per Gaza (Osservatore Romano)


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Aperto il triduo pasquale nella cattedrale di Roma

"L'Eucaristia non può mai essere solo un'azione liturgica. È completa solo se diventa amore nel quotidiano".
Alla messa "in cena Domini", presieduta al Laterano nel pomeriggio del Giovedì Santo, Benedetto XVI ha auspicato gesti di carità fraterna nel vissuto di ogni cristiano.
La risposta sono state venti ceste - raccolte tra i numerosissimi fedeli presenti nella cattedrale di Roma - contenenti offerte per la comunità cattolica di Gaza. Un piccolo segno di solidarietà, con cui anche quest'anno il Papa può sostenere un'iniziativa a favore di popolazioni bisognose, secondo una tradizione inaugurata nel 1991.
Il 9 aprile il Pontefice ha dunque aperto il triduo pasquale con il pensiero rivolto al pellegrinaggio che compirà tra un mese in Terra Santa, celebrando dalla cattedra papale propria del vescovo di Roma la messa in cui viene rivissuta l'ultima Cena: quando Cristo istituì il sacerdozio e l'Eucaristia.
Dopo il suggestivo canto del vangelo in latino e in greco e l'omelia di Benedetto XVI è stato riproposto il gesto di umiltà del Figlio di Dio che lava i piedi ai discepoli. Il Papa lo ha ripetuto con dodici canonici della basilica lateranense.
Con il Pontefice hanno concelebrato quattordici cardinali, tra i quali Sodano, decano del collegio cardinalizio, Bertone, segretario di Stato, Re, Ruini - che sono saliti con lui all'altare per la preghiera eucaristica - e Vallini, vicario di Roma e arciprete della basilica lateranense.
Concelebravano anche una trentina di presuli - tra i quali gli arcivescovi Filoni, sostituto della Segreteria di Stato, Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, Viganò, nunzio apostolico, delegato per le Rappresentanze Pontificie, Sardi, nunzio apostolico con incarichi speciali, Harvey, prefetto della Casa Pontificia, Del Blanco Prieto, elemosiniere di Sua Santità, e il vescovo De Nicolò, reggente della Prefettura della Casa Pontificia - e una rappresentanza di sacerdoti, tra i quali i monsignori Gänswein, segretario particolare di Benedetto XVI, e Xuereb, della segreteria particolare. Con i membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede - che com'è consuetudine hanno ricevuto la comunione delle mani del Papa - c'erano i monsignori Caccia, assessore della Segreteria di Stato, Parolin, sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati, e Nwachukwu, capo del Protocollo.
Tra i presenti, una delegazione del Sovrano Militare Ordine di Malta e il direttore del nostro giornale.
Al termine Benedetto XVI ha guidato la processione con il Santissimo Sacramento all'altare della reposizione. A San Giovanni, come in tutte le chiese del mondo, i fedeli si sono trattenuti fino a tarda sera per l'adorazione.

(©L'Osservatore Romano - 11 aprile 2009)

Le offerte raccolte durante la celebrazione saranno destinate alla comunità cattolica che vive nella Striscia

Un gesto di speranza per Gaza

Su Gaza si sono spenti i riflettori mediatici, ma la popolazione continua a "soffrire moltissimo e sta vivendo i suoi momenti peggiori". La denuncia è di padre Manuel Musallam, parroco della Santa Famiglia, la chiesa punto di riferimento per la piccola comunità di duecento cattolici che attualmente vivono nella Striscia. La situazione resta difficile e non è finita l'emergenza umanitaria dopo la pesante offensiva militare che ha insanguinato la regione tra dicembre e gennaio. Si protrae il blocco del territorio, mancano soldi e cibo, le famiglie sono prive di alloggi decorosi.
Proprio per questo - spiega il sacerdote - la gente si è sentita rincuorata dalla decisione del Papa di destinare quest'anno la colletta della messa del Giovedì Santo alle necessità dei cattolici di Gaza. "Martedì della scorsa settimana - racconta - ho annunciato la notizia durante l'Eucaristia celebrata con la comunità: i fedeli ne sono rimasti entusiasti" racconta padre Manuel. "Sebbene - aggiunge - questa bella notizia in fondo non ci abbia sorpreso. Siamo consapevoli che il Pontefice è come pane spezzato per tutti noi: ci dà ciò che Cristo ha chiesto al Padre di donarci per la nostra vita quotidiana. Sappiamo che il Papa sta offrendo ai cristiani un insegnamento e un esempio".
Anche se piccola, la comunità cattolica è inserita a pieno titolo nella realtà umana e sociale di Gaza. Vive nelle stesse condizioni del resto della popolazione palestinese. E partecipa, perciò, alle sue sofferenze e alle sue speranze. "In quanto cristiani in Terra Santa - sottolinea il sacerdote - siamo lieti in questa occasione di poter ricevere un po' di aiuto. E soprattutto di poterlo condividere con gli altri cristiani e con i musulmani". Padre Manuel ha già in mente un progetto: la creazione all'interno della scuola Santa Famiglia di un giardino d'infanzia per bambini traumatizzati e di un centro multifunzionale al servizio della comunità, della scuola e del quartiere. Si tratta di una realizzazione impegnativa - "avremmo bisogno di 50.000 euro" confida - ma di grande importanza nel contesto locale. "Le scuole parrocchiali - ricorda - sono essenziali: permettono ai cristiani di esistere e, allo stesso tempo, offrono una buona educazione ai cittadini, consentendo inoltre la creazione di un'ampia rete di carità che tocca tutta la popolazione".
Ma come vive oggi la gente a quasi tre mesi dalla fine delle operazioni militari? "Qui a Gaza - dice il sacerdote - abbiamo sofferto moltissimo prima, durante e dopo la guerra. I confini sono ancora chiusi e la situazione umanitaria è difficile". La popolazione - riferisce - non riceve cibo e non può acquistare ciò di cui ha bisogno perché priva di reddito. Le case colpite durante i bombardamenti non hanno più finestre o vetri. Mancano i materiali da costruzione e non si possono riparare le abitazioni danneggiate né riedificare quelle distrutte. Bambini e famiglie soffrono il freddo. E le tende non sono sufficienti a ripararli da pioggia e intemperie.
La sofferenza, insomma, è ancora di casa a Gaza. Ma la gente non ha dimenticato tutto quello che il Papa ha fatto per scongiurare il conflitto e favorire l'opera di pacificazione. "Le persone - conferma il parroco - ammirano la sua sollecitudine e la sua solidarietà, non solo verso i cristiani ma anche verso i musulmani". È anche per questo che in molti hanno espresso il desiderio di recarsi a Betlemme in occasione del suo prossimo viaggio in Terra Santa per incontrarlo e ringraziarlo: padre Manuel ha già raccolto ben settecento richieste, sia da cristiani, sia da musulmani.

(francesco m. valiante)

(©L'Osservatore Romano - 11 aprile 2009)

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