giovedì 9 aprile 2009

Intervista a monsignor Thomas Menamparampil: L'intreccio di umano e divino apre le porte dell'India (Osservatore Romano)


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Intervista a monsignor Thomas Menamparampil

L'intreccio di umano e divino apre le porte dell'India

di Nicola Gori

"Ho sempre pensato che sarei stato un indiano migliore cercando di essere un cristiano migliore".
Questa espressione dell'arcivescovo di Guwahati, monsignor Thomas Menamparampil, rivela tutto il suo attaccamento all'India e, al tempo stesso, all'importanza dell'inculturazione del Vangelo. Questa prospettiva ha guidato la stesura delle meditazioni e delle preghiere della via crucis, che si celebra al Colosseo, nella serata del Venerdì santo.
È la prima volta che un indiano è chiamato a preparare le meditazioni di questo rito che si ripete ogni anno. Questa scelta è il segno della particolare attenzione che Benedetto XVI nutre nei confronti di quel Paese. Salesiano, nato a Palai il 22 ottobre del 1936 monsignor Thomas Menamparampil è stato ordinato sacerdote il 2 maggio del 1965. Il suo zelo pastorale e la sua profonda spiritualità non sfuggì all'attenzione dei superiori e nel giugno del 1981 venne chiamato a servire la diocesi di Dibrugarh. È stato eletto il 19 e il 29 novembre successivo ha ricevuto l'ordinazione episcopale.
Il 30 marzo del 1992 venne eretta in India la nuova diocesi di Guwahati e la scelta del primo vescovo che l'avrebbe guidata, dunque formata, cadde proprio su monsignor Menamparampil. La diocesi è cresciuta sotto la sua guida e nel mese di luglio del 1995, è stata elevata ad arcidiocesi con la conseguente promozione del suo pastore ad arcivescovo. E ora questo ulteriore riconoscimento da parte del Papa. In questa intervista ci spiega qualche aspetto della realtà ecclesiale dell'India.

Come è maturata la scelta della sua persona a guidare le meditazioni per la via crucis del Venerdì santo?

Per me è impossibile dire perché il Santo Padre mi abbia scelto per scrivere le meditazioni e le preghiere. Credo che abbia voluto esprimere amore e stima per l'India, per la comunità cristiana locale, che negli ultimi mesi è stata molto in ansia, e per le nostre missioni. Lo scorso anno, il Papa ha prestato particolare attenzione alla Cina. Quest'anno ha pensato all'India con affetto particolare. Non voglio fare ipotesi sul perché abbia scelto proprio me. Di certo esistono persone molto più competenti in India. Per questo, sono immensamente grato al Papa per l'onore che mi ha concesso.

Secondo lei, l'arte cristiana è di alta qualità oppure è un'arte minore?

La prima arte cristiana in India imitava semplicemente i modelli di artisti cristiani realizzati altrove. Tuttavia, si sono poi sviluppate espressioni locali, che stanno rapidamente assumendo una forma caratteristica. Dobbiamo tenere conto delle grandi differenze di gusto e di stile che esistono fra le varie regioni e comunità indiane. Alcune immagini di Nostra Signora sono capolavori. Nella nostra regione ho trovato recenti immagini molto originali della Vergine vestita con l'abito dei Bodo. È interessante osservare che, con abilità eccezionale, molti artisti induisti e musulmani hanno infuso un "senso del sacro" in molti temi cristiani. Auspico un ulteriore sviluppo dell'arte cristiana in India, che riveli l'anima profonda dei diversi gruppi etnici e delle varie comunità.

La speranza è la stessa per i popoli benestanti e i popoli poveri?

Come quasi ovunque nel mondo, i benestanti lottano per la realizzazione, i poveri lottano per la sopravvivenza. Dobbiamo ricordare una cosa: i poveri in India non sono depressi. Hanno imparato a vivere con meno e ad aiutarsi per continuare a vivere. I bambini di strada, di cui si occupano i gruppi ecclesiali, sono i più felici dell'umanità. I poveri delle zone rurali che noi assistiamo sanno come affrontare i tempi difficili. Con un'educazione migliore e programmi di sviluppo elaborati in modo intelligente, le comunità possono farcela economicamente e guardare al futuro con fiducia. Prego affinché chi sta meglio non sia egoista e dimentico degli altri.

Qual è la differenza tra il modo di interessarsi all'India da parte dei cristiani e da parte del business internazionale?

Per il mondo internazionale degli affari, l'India è un ampio mercato con un potere di acquisto in espansione! È fonte di lavoro a basso costo per il trasferimento all'estero di funzioni e servizi interni alle aziende. La nuova economia ha portato benefici ad alcuni, ma ha colpito molti interessi locali e i settori più poveri. Per i cristiani in generale l'India è terra di spiritualità, di vocazioni, ma anche una terra in cui ci sono amici in situazioni difficili che hanno bisogno d'aiuto. In India i cristiani sono per lo più membri di comunità povere ed emarginate. Una volta aiutati, potranno a loro volta assistere altri in situazioni difficili.

La cristologia che si sta sviluppando nella Chiesa indiana, in quale modo può interessare la Chiesa universale?

Cercherò di non essere troppo teologico. Sono solo un missionario. Quando le immagini di Cristo che mostriamo agli altri sono comprensibili e fonte di ispirazione in un determinato contesto culturale, le porte si aprono. Alcuni, in tempi di grande ingiustizia, traggono ispirazione dalla figura di Cristo liberatore, altri da Cristo che eleva i poveri. Tuttavia, per lo più gli indiani si rivolgono a Cristo per la sua identità interiore: il divino intrecciato all'umano, che porta l'umanità così vicino a Dio. Gli indiani si rivolgono ai grandi insegnamenti di Gesù, così profondi, così autentici. I novizi di un gruppo religioso induista che conosco imparano il Vangelo di san Giovanni. Le persone ascoltano stupite quando Gesù afferma "Io sono la via, la verità e la vita". Sono espressioni in cui possono facilmente identificarsi e dire "Sì, hai ragione". Gli indiani intraprendono una ricerca continua. Cercano la profondità. Spero che un giorno quello che avranno trovato aiuterà l'umanità.

Quando nelle sue meditazioni prende le difese delle donne, si riferisce alla condizione delle donne indiane o in generale?

Non intendo inserire le miei meditazioni in un ambito ideologico. Si tratta di preghiere. Non intendo né difendere né contrastare alcuna questione. Desidero suscitare un senso di responsabilità verso gli altri, in particolare per i più deboli e i più bisognosi. Le varie difficoltà affrontate dalle donne possono essere vissute in modi diversi in contesti differenti. In India il loro fardello può essere particolarmente pesante, anche se ci sono molte importanti donne leader. Tutti hanno bisogno di aiuto. Chi medita cerca poi di passare alla pratica.

Quando ha scritto le meditazioni per la Via crucis ha pensato come un cattolico indiano o romano?

Non sono certo di comprendere quale sia la differenza. Ho pregato e riflettuto come un cristiano credente e certamente come un cattolico. Tuttavia sono indiano e sono sicuro che i miei pensieri vengono condizionati dalla mia educazione indiana. Se è così, sono felice. Sono certo di aver enfatizzato taluni aspetti delle tradizioni spirituali indiane. Alcuni connazionali ne sono stati molto lieti, perché ritengono che l'India abbia qualcosa da offrire al mondo. Tuttavia non voglio sopravvalutare questo aspetto. Sono solo un credente. Ho sempre pensato che sarei stato un indiano migliore cercando di essere un cristiano migliore e viceversa. Anche se non ci riuscissi, sarei molto contento di averci provato con sincerità.

(©L'Osservatore Romano - 10 aprile 2009)

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