giovedì 9 aprile 2009

Il Papa invia gli oli santi all'Aquila. Nell'omelia invita i sacerdoti ad accettare la fatica della verità di fronte alle menzogne presenti nel mondo


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Messa Crismale: il Papa invia gli oli santi all'Aquila. Nell'omelia invita i sacerdoti ad accettare la fatica della verità di fronte alle menzogne presenti nel mondo

Con la Messa in Coena Domini, presieduta dal Papa questo pomeriggio alle 17.30 nella Basilica di San Giovanni in Laterano, si apre oggi il Triduo Pasquale, culmine dell’Anno Liturgico. Stamani Benedetto XVI ha celebrato in San Pietro la Santa Messa del Crisma con il tradizionale rito della benedizione degli oli, parte dei quali saranno destinati alle zone terremotate dell’Abruzzo. Il servizio di Sergio Centofanti.

Gli oli benedetti nella Messa del Crisma in San Pietro diventano segno di vicinanza alle popolazioni colpite dal sisma che attendono l’abbraccio del Papa che ieri ha annunciato la sua prossima visita in Abruzzo:

"Al nostro caro fratello mons. Giuseppe Molinari, arcivescovo dell'Aquila, che a motivo dei gravissimi danni causati dal terremoto non potrà riunire il suo presbiterio diocesano per la celebrazione della Messa Crismale, desidero far pervenire questi santi oli in segno di profonda comunione e vicinanza spirituale. (applausi) Possano questi santi oli accompagnare il tempo della rinascita e della ricostruzione sanando le ferite e sostenendo la speranza".

Benedetto XVI nell’omelia ha ricordato che alla vigilia della sua ordinazione sacerdotale, 58 anni fa, ha aperto la Sacra Scrittura, per ricevere una parola del Signore per il suo futuro cammino da sacerdote, e il suo sguardo cadde su questa preghiera di Gesù al Padre: “Consacrali nella verità; la tua parola è verità”. Consacrarsi a Dio – ha detto – significa “un passaggio di proprietà, un essere tolto dal mondo e donato a Dio”. Ma non è una segregazione. “Il sacerdote viene sottratto alle connessioni mondane e donato a Dio, e proprio così, a partire da Dio, è disponibile per gli altri, per tutti”. Il Papa chiama i sacerdoti ad un esame di coscienza, a domandarsi se c’è vera unione con Cristo:

“Siamo veramente pervasi dalla parola di Dio? È vero che essa è il nutrimento di cui viviamo, più di quanto non lo siano il pane e le cose di questo mondo? La conosciamo davvero? La amiamo? Ci occupiamo interiormente di questa parola al punto che essa realmente dà un’impronta alla nostra vita e forma il nostro pensiero? O non è piuttosto che il nostro pensiero sempre di nuovo si modella con tutto ciò che si dice e che si fa? Non sono forse assai spesso le opinioni predominanti i criteri secondo cui ci misuriamo? Non rimaniamo forse, in fin dei conti, nella superficialità di tutto ciò che, di solito, s’impone all’uomo di oggi? Ci lasciamo veramente purificare nel nostro intimo dalla parola di Dio?”

Quindi cita il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche che “ha dileggiato l’umiltà e l’obbedienza come virtù servili, mediante le quali gli uomini sarebbero stati repressi”:

“Ha messo al loro posto la fierezza e la libertà assoluta dell’uomo. Orbene, esistono caricature di un’umiltà sbagliata e di una sottomissione sbagliata, che non vogliamo imitare. Ma esiste anche la superbia distruttiva e la presunzione, che disgrègano ogni comunità e finiscono nella violenza. Sappiamo noi imparare da Cristo la retta umiltà, che corrisponde alla verità del nostro essere, e quell’obbedienza, che si sottomette alla verità, alla volontà di Dio?"

“L’unirsi a Cristo – ha proseguito – suppone la rinuncia”. Il sacerdote non segue più se stesso, la sua volontà, la sua autorealizzazione, ma attraverso la preghiera si immerge nella verità e nella santità di Dio, diventando “un corpo solo e un’anima sola con Cristo”:

“Ciò significa per noi anche accettare il carattere esigente della verità; contrapporsi nelle cose grandi come in quelle piccole alla menzogna, che in modo così svariato è presente nel mondo; accettare la fatica della verità, perché la sua gioia più profonda è presente in noi. Quando parliamo dell’essere consacrati nella verità, non dobbiamo neppure dimenticare che in Gesù Cristo verità e amore sono una cosa sola. Essere immersi in Lui significa essere immersi nella sua bontà, nell’amore vero”.

"L’amore vero – ha concluso il Papa - non è a buon mercato, può essere anche molto esigente. Oppone resistenza al male, per portare all’uomo il vero bene. Se diventiamo una cosa sola con Cristo, impariamo a riconoscerLo proprio nei sofferenti, nei poveri, nei piccoli di questo mondo".

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