lunedì 13 aprile 2009

Pasqua nell’Africa di Benedetto XVI. A tre settimane dalla visita la gratitudine e la gioia laboriosa delle trappiste angolane (Pozzi)


Vedi anche:

VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE IN CAMERUN E ANGOLA (17-23 MARZO 2009): LO SPECIALE DEL BLOG

Messa di Pasqua, 200mila a San Pietro. Il Papa: "Festa di rinnovo, spazio a Dio"

Un Papa di lungo periodo (Le Figaro)

Una settimana fa il devastante terremoto in Abruzzo

Il Papa: la luce vinca su ateismo, crisi e conflitti in Africa e Medio Oriente (Izzo)

Tra le macerie del terremoto in Abruzzo irrompe la speranza della Pasqua (Radio Vaticana)

200 MILA FEDELI IN PIAZZA S. PIETRO E DINTORNI PER IL MESSAGGIO URBI ET ORBI DEL PAPA (Izzo)

Il Papa: il Risorto continua a cercare persone che lo aiutino ad affermare giustizia verità e amore (AsiaNews)

La Chiesa non soccomberà, afferma il Papa nella Veglia di Pasqua (Zenit)

Il Papa: la vittoria sul peccato e la morte ci unisca tutti (Izzo)

Terremoto, il Papa: dare giustizia e solidarietà a chi soffre (Izzo)

SANTA MESSA E MESSAGGIO URBI ET ORBI: I VIDEO

Il Papa teologo: «Senza risurrezione non ci sarebbe speranza» (Vecchi)

Il Papa: "La risurrezione pertanto non è una teoria, ma una realtà storica rivelata dall’Uomo Gesù Cristo mediante la sua "pasqua", il suo "passaggio", che ha aperto una "nuova via" tra la terra e il Cielo..." (Messaggio Pasquale "Urbi et Orbi")

Urbi et Orbi, il Papa ricorda le vittime del terremoto in Abruzzo

Il Papa: La risurrezione del Signore non è una favola, ma un evento unico e irripetibile, è la speranza che illumina le zone buie del mondo (Radio Vaticana)

Il messaggio del Santo Padre all'Italia ed in particolare a quanti soffrono a causa del terremoto in Abruzzo

Il Papa: Cristo risorto ci rinnovi

Il Papa: "Poiché Cristo, come vero Agnello, ha sacrificato se stesso per noi, anche noi, suoi discepoli – grazie a Lui e per mezzo di Lui – possiamo e dobbiamo essere "pasta nuova", "azzimi", liberati da ogni residuo del vecchio fermento del peccato: niente più malizia e perversità nel nostro cuore" (Omelia Pasqua)

Piazza San Pietro piena di fedeli per la Messa di Benedetto XVI

SANTA PASQUA 2009: RACCOLTA VIDEO, PODCAST E FOTO

FESTIVITA' PASQUALI 2006-2009: LO SPECIALE DEL BLOG

IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA DEL SANTO PADRE AI VESCOVI CATTOLICI SULLA REMISSIONE DELLA SCOMUNICA AI QUATTRO VESCOVI "LEFEBVRIANI"

Pasqua nell’Africa di Benedetto XVI

A tre settimane dalla visita la gratitudine e la gioia laboriosa delle trappiste angolane

DI ANNA POZZI

Oggi si apprestano a celebrare la Pasqua con ne­gli occhi e nel cuore le parole e le immagini del­la visita di Benedetto XVI in Angola.
Ma quan­do sono arrivate in questo Paese, le monache trappi­ste di Valserena hanno trovato innanzitutto la guerra. E sono rimaste, nonostante tutto. Nonostante quel conflitto devastante che ha messo in ginocchio per oltre trent’anni l’intero Paese.
Sono rimaste lì per e con la gente, con le sole «armi» della preghiera e della carità. Una presenza che ha at­traversato gli anni durissimi del conflitto civile, per ri­sorgere oggi con nuove prospettive e lo stesso senso: quello di essere una testimonianza di fede, umanità e carità in mezzo a un popolo che solo ora comincia a rialzare la testa.
Sarà dunque una Pasqua davvero speciale quelle del­le trappiste d’Ango­la, illuminata dal­l’entusiasmo e dalla carica spirituale la­sciate dal Papa: «La visita del Papa l’ab­biamo vissuta inten­samente, come tutta la Chiesa angolana – racconta Irma Ma­nuela, una delle fon­datrici del monaste­ro e l’unica italiana rimasta in mezzo a un gruppo di una ventina di monache angolane –.
Al­cune di noi sono andate a Luanda a vederlo e ascol­tarlo dal vivo; la maggior parte è rimasta qui, incolla­ta alla televisione. Qui nessuno ha perso tempo a par­lare di polemiche inutili; tutta l’attenzione della gen­te era concentrata sulla grande grazia di essere visita­ti da «Pedro», Pietro, e ricevere la sua benedizione».
È con questo spirito che le monache hanno vissuto il triduo pasquale e celebrano la Pasqua di resurrezio­ne. Resurrezione che in questo Paese così tragica­mente segnato dalla morte, ha un significato tutto particolare e molto forte.
Oggi le monache vivono sulla collina di Soke, alla pe­riferia di Huambo, un sogno coltivato per tanto tem­po e finalmente realizzato, dopo la fine della guerra nel 2002. Prima, vivevano nel cuore di Huambo, una delle città maggiormente colpite dalla guerra. Ovun­que, segni di bombardamenti, distruzione, incendi… Irma Florença ricorda gli oltre trecento rifugiati, am­massati nel corridoio del monastero, mentre fuori im­perversavano i bombardamenti. E di quando andava in giro per le strade a raccogliere pezzi di cadaveri per sottrarli ai cani e dar loro una sepoltura.
Questa del 2009 sarà finalmente una Pasqua di pace, una Pasqua di futuro. Irma Manuela, come sempre, è un vulcano di idee e di attività. Da quando è al Soke, poi, non smette di fare progetti.
«Certo – racconta – cerchiamo innanzitutto di vivere la vita monastica fatta di preghiera, lavoro, incontri, accoglienza… Ma all’interno di questo ritmo serrato c’è posto anche per uno sguardo creativo rivolto alla gente che ci circonda.
Abbiamo invitato delle suore di vita apostolica a prendersi cura dei posti medici, del­le scuole e del grande collegio, dove tra pochi giorni cominceranno a vivere 34 bambine: vivere e studia­re, per formarsi come donne e dare poi appoggio e im­pulso alla vita dei villaggi. È iniziata anche la scuola di alfabetizzazione per adulti: tre classi, con tanti i­scritti e soprattutto tante donne, come desiderava­mo. Continuiamo ad essere tramite dei bei progetti che Dio ispira a tanta gente di buona volontà: il pasto quo­tidiano ai bambini di sette villaggi, pozzi e tetti per le case, sostegno per gli studi e la salute e piccoli aiuti direttamente o indirettamente, per cercare di allevia­re un po’ la fatica di una piccola parte del nostro po­polo, che con molta difficoltà esce dall’incubo di trent’anni di guerra. E poi il nostro lavoro manuale, tra cucina, orto, frutteto, cucito, lavanderia e soprat­tutto il laboratorio farmaceutico, dove fabbrichiamo medicinali, soprattutto a base di principi attivi natu­rali e li vendiamo in città, cercando di vivere noi e di aiutare gli altri».

© Copyright Avvenire, 12 aprile 2009

Nessun commento: