sabato 16 maggio 2009

La semina della speranza nel cuore della cristianità (Osservatore Romano)


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Concluso il pellegrinaggio di Benedetto XVI in Terra Santa

La semina della speranza nel cuore della cristianità

dal nostro inviato Gianluca Biccini

"Mai più spargimento di sangue! Mai più combattimenti! Mai più terrorismo! Mai più guerre!".
Benedetto XVI ha lasciato oggi pomeriggio la Terra Santa con un ultimo appello per la pace nella regione, a conclusione di un pellegrinaggio protrattosi per otto giorni tra Giordania, Israele e Territori palestinesi. Quattro "mai più" gridati a gran voce, nonostante le fatiche di un itinerario molto intenso, vissuto con lo spirito del messaggero di speranza, venuto a pregare nei luoghi dell'Incarnazione, affinché i popoli che li abitano trovino la forza e il coraggio di cancellare rancori e incomprensioni, per edificare una convivenza pacifica e armoniosa.
Il Papa è consapevole che non sarà facile, ma riparte da queste terre con la consapevolezza di aver gettato semi di amicizia destinati a dare frutti. Il velivolo che lo sta riportando in Italia è decollato alle ore 13.40 locali, dall'aeroporto "Ben Gurion" di Tel Aviv, dove poco prima, si era svolta la cerimonia di congedo, alla presenza del presidente israeliano, del primo ministro e di numerose autorità civili ed ecclesiali.
In precedenza il Papa aveva partecipato a un incontro ecumenico nella sede del Patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme, pregato nel Santo Sepolcro e visitato la chiesa patriarcale armena apostolica di San Giacomo. Due appuntamenti ecumenici, dunque, svoltisi entrambi in un clima di grande cordialità e un momento di preghiera silenziosa nella Basilica che raccoglie tutti i luoghi della crocifissione, della deposizione e della risurrezione di Gesù. Il successore di Pietro come il pescatore di Galilea è tornato a contemplare quella tomba vuota che ha cambiato il destino del mondo.
Dunque quarantacinque anni dopo lo storico abbraccio tra Paolo VI e Atenagora Benedetto XVI, nell'ultimo giorno del suo pellegrinaggio, si è recato al Patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme per realizzare "un desiderio a lungo coltivato", ha confessato confidenzialmente al Metropolita Teofilo III mentre ricambiava l'abbraccio con il quale, con grande affetto, lo ha accolto al suo arrivo.
L'incontro con i rappresentanti delle Chiese ortodosse è avvenuto nella sala del trono. Si è trattato di un momento al quale il Papa ha attribuito "un grande valore simbolico", come ha detto lui stesso, soprattutto se letto nell'ottica dei precedenti storici. Nel gennaio del 1964, a Gerusalemme, furono la decisa volontà di Paolo VI e la carismatica iniziativa di Atenagora i a spingere l'un l'altro nell'abbraccio con il quale inaugurarono, praticamente più che simbolicamente, l'era ecumenica contemporanea. E nove anni fa Giovanni Paolo II, sempre in questi luoghi, rievocando quell'ormai famoso abbraccio, lo issò a vessillo di un rinnovato impegno di comunione tra cattolici e ortodossi. Un ottimo viatico, dunque, per Papa Ratzinger il quale non ha esitato a porsi sulle orme dei suoi predecessori più immediati e a sentirsi proprio da loro "sospinto - ha detto ricordandoli - a porre la pienezza della buona volontà, della sana dottrina e del desiderio spirituale nel nostro impegno ecumenico". Un impegno che, proprio grazie al rinnovarsi della testimonianza dell'amore fraterno che lega le due Chiese, possa imprimere un nuovo slancio - è l'auspicio espresso dal Pontefice -, ai lavori della commissione internazionale congiunta per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse, affinché ai già "fruttuosi recenti documenti di studio" si possano aggiungere altri frutti "di nuove iniziative congiunte". Non meno importante in questo senso è stata la partecipazione del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli al recente Sinodo dei Vescovi a Roma.
Conclusa la visita al Patriarcato Benedetto XVI, a piedi, ha raggiunto la vicina basilica del Santo Sepolcro, attraversando le vie strette della Gerusalemme antica, punteggiate dai caratteristici mercatini orientali, da negozi-bazar e minareti.
Accolto dai francescani della Custodia di Terra Santa, presso la "Pietra dell'Unzione", dopo il saluto rivoltogli da padre Pierbattista Pizzaballa, si è inginocchiato per baciare il marmo che alla tredicesima stazione della via crucis ricorda il luogo dove Gesù, deposto dalla croce, venne cosparso di unguenti.
Attraversata poi la porticina alta appena un metro e trentatré centimetri, è entrato nella Rotonda del Sepolcro, accompagnato dai rappresentanti delle tre entità responsabili dello Status quo: Chiesa greco-ortodossa, Custodia di Terra Santa e Chiesa armena apostolica. Si è inginocchiato per baciare la lastra di marmo toccata nel corso dei tempi da milioni di pellegrini, che ricopre la roccia originale sulla quale fu deposto il corpo di Gesù. Successivamente, avvenuto lo scambio di discorsi con il Patriarca di Gerusalemme dei Latini Fouad Twal, il Papa si è recato nella cappella delle apparizioni per adorare il santissimo sacramento, prima di salire al Golgota per raccogliersi di nuovo in silenziosa preghiera sul luogo del Calvario. Minuti di intensa meditazione, senza neanche il sostegno di un inginocchiatoio, che hanno preceduto l'ultimo appuntamento a Gerusalemme, quello nel Patriarcato Armeno Apostolico dove, nella cattedrale intitolata a San Giacomo - primo vescovo della città santa -, è stato accolto dal Patriarca Torkom Manoukian. Benedetto XVI, così come aveva fatto rivolgendosi ai greco-ortodossi, ha auspicato che tutti i cristiani lavorino insieme per la riconciliazione, per la giustizia e per la pace. Un augurio che ha esteso, al momento del congedo, a tutti i popoli che abitano la Terra Santa e la martoriata regione mediorientale.

(©L'Osservatore Romano - 16 maggio 2009)

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