venerdì 15 maggio 2009

Il Papa, amico dei due popoli, ma i media lo attaccano (Izzo)


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Riceviamo e con grande piacere pubblichiamo:

PAPA: AMICO DEI DUE POPOLI, MA I MEDIA LO ATTACCANO

(AGI) - Tel Aviv, 15 mag.

(dell'inviato Salvatore Izzo)

''Sono venuto a visitare questo Paese da amico degli Israeliani, cosi' come sono amico del Popolo Palestinese'', ripete nel discorso conclusivo del suo pellegrinaggio in Terra Santa sottolineando che ''nessun amico degli Israeliani e dei Palestinesi puo' evitare di rattristarsi per la continua tensione fra i vostri due popoli.
Nessun amico puo' fare a meno di piangere per le sofferenze e le perdite di vite umane che entrambi i popoli hanno subito negli ultimi sei decenni''.
''Mai piu' spargimento di sangue, mai piu' scontri. Mai piu' terrorismo. Mai piu' guerra'', scandisce all'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv tornando per l'ennesima volta in questa settimana una pace duratura basata sulla giustizia, vera riconciliazione e guarigione''.
''Il muro - confida - e' stata per me una delle visioni piu' tristi: mentre lo costeggiavo ho pregato per un futuro in cui i popoli della Terra Santa possano vivere insieme in pace e armonia senza la necessita' di simili strumenti di sicurezza e separazione, ma rispettandosi e fidandosi l'uno dell'altro, nella rinuncia ad ogni forma di violenza e di aggressione''.
E ancora una volta, prima di imbarcarsi sul Boeing 777 dell'El Al, ''ricorda i tanti ebrei, madri, padri, mariti, mogli, fratelli, sorelle, amici, furono brutalmente sterminati sotto un regime senza Dio che propagava un'ideologia di antisemitismo e odio''. ''Quello spaventoso capitolo della storia non deve essere mai dimenticato o negato.
Al contrario, quelle buie memorie devono rafforzare la nostra determinazione ad avvicinarci ancor piu' gli uni agli altri come rami dello stesso olivo, nutriti dalle stesse radici e uniti da amore fraterno'', ribadisce di nuovo dopo le critiche che gli sono state rivolte per non aver citato il nazismo nella sua visita allo Yad Vashem, che si sommano agli attacchi continuati in questi giorni sui media israeliani e inglesi per il perdono concesso ai vescovi lefebvriani, deciso ignorando che uno di loro si era dichiarato negazionista.
''Ci nutriamo delle medesime radici spirituali. Ci incontriamo come fratelli, fratelli che in momenti della storia comune hanno avuto un rapporto teso, ma sono adesso fermamente impegnati nella costruzione di ponti di duratura amicizia'', aggiunge riguardo al dialogo interreligioso che era stato interrotto a causa di quell'incomprensione e che ora e' ripreso.
Il portavoce Federico Lombardi sottolinea ai giornalisti che Benedetto XVI ''ha scelto di compere il viaggio nonostante le tensioni e le difficolta' del momento nella direzione del coraggio, che e' un coraggio cristiano, testimonianza di fede e di speranza e mi pare proprio che abbia avuto ragione, perche' il suo messaggio viene capito come un messaggio di amore, di speranza e di pace''. E in Israele - come hanno mostrato le tv intervistandoli - questo messaggio e' stato capito dalle persone comuni, mentre da parte di alcuni intellettuali sono arrivati attacchi subito amplificati dai giornali.
Ed e' apparsa clamorosamente evidente una sfasatura tra la tv - anche quella pubblica - che mostrava il Papa e i suoi gesti e faceva ascoltare le sue parole raccogliendo poi commenti largamente positivi e la carta stampata che e' apparsa monopolizzata dai critici.
Fino all'accusa mossa al Pontefice di non aver detto che la Shoah ha assassinato 6 milioni di morti, mentre proprio il giorno dell'arrivo Joseph Ratzinger proprio queste parole aveva pronunciato.
E' stata singolare anche la distanza tra le parole dette in tv ieri dal premier Netanyahu - che ha dato atto al Papa della sua condanna di ''ogni violenza, dall'antisemitismo al terrorismo'' - e la durezza del commento che gli ha attribuito il Haaretz.
Amichevole e' stato invece in ogni occasione il presidente Shimon Peres che ha espresso apprezzamento e gratitudine anche nel discorso di saluto all'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. La sua visita in Terrasanta, ha detto, ha toccato ''i cuori e le menti'' di coloro che lo hanno ascoltato cosi' come ''il ricordo della Shoah e la condanna dell'antisemitismo''.
Lei, ha aggiunto Peres rivolto a Ratzinger, ha dato ''un contributo significativo allo sviluppo di nuove relazioni'' tra Vaticano e Israele e ''una profonda dimostrazione del dialogo duraturo avviato fra il popolo ebraicoe centinaia di milioni di fedeli cristiani nel mondo''.
Per Peres, in partocolare, hanno avuto ''un peso sostanziale'' le affermazioni pronunciate dal pontefice sull'Olocausto, ''la Shoah che non deve essere dimenticata o negata e sulla necessita’ di ''combattere intensamente l'antisemitismo e la discriminazione, in ogni forma e in ogni luogo''.
Il presidente Peres ha poi assicurato al Papa la volonta' di arrivare alla pace ''con i vicini e con i nemici lontani'' e ha citato l'appello di Benedetto XVI ''per una soluzione del conflitto e il suo impegno per lapromozione della pace e della sicurezza fra noi e i nostri vicini e per una vita senza paure e senza lacrime''.

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