venerdì 15 maggio 2009

Benedetto XVI sulle orme di Paolo VI che abbracciò Atenagora (Izzo)


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Riceviamo e con piacere e gratitudine leggiamo:

PAPA: SULLE ORME DI PAOLO VI CHE ABBRACCIO' ATENAGORA

(AGI) - Gerusalemme, 15 mag.

Quarantacinque anni dopo lo storico abbraccio di Paolo VI con Atenagora, Benedetto XVI si e' recato questa mattina - ultimo giorno della sua visita in Terra Santa - al Patriarcato Greco Ortodosso di Gerusalemme.
"Ho a lungo desiderato questo momento", ha confidato al patriarca Teofilo III ricambiando il suo abbraccio "con calore" e ringraziandolo "per avermi offerto questa opportunita' di incontrare ancora una volta i molti leader di Chiese e comunita' ecclesiali presenti a Gerusalemme".
"Stamani - ha detto - il mio pensiero va agli storici incontri che ebbero luogo qui, in Gerusalemme, fra il mio predecessore, il Papa Paolo VI, e il Patriarca Ecumenico Atenagora I, come pure quello fra Papa Giovanni Paolo II e Sua Beatitudine il Patriarca Diodoros".
Tutti e tre questi incontri, ha aggiunto comprendendo in essi la sua visita odierna, "sono di grande significato simbolico". L'abbraccio tra Paolo VI e Atenagora a Gerusalemme nel gennaio 1964 fu l'inizio dell'ecumenismo contemporaneo, dovuto alla volonta' di Papa Montini e alla carismatica iniziativa del Patriarca ortodosso. .
"Avendo voluto incontrarci noi due, - aveva detto Paolo VI al Patriarca - abbiamo trovato insieme il Signore. Seguiamo dunque questa via sacra che si apre davanti a noi.
E Lui stesso verra' a unirsi al nostro cammino, come lo fece una volta con i due discepoli di Emmaus". Tra il Papa e il Patriarca nacque un rapporto di amicizia, di fiducia e di comunione profonda e da allora si sviluppo' il dialogo tra cattolici e ortodossi. E nove anni fa, compiendo il medesimo gesto, Giovanni Paolo II si auguro' che "il ricordo dell'abbraccio tra Paolo VI e Atenagora I favorisca un rinnovato impegno di comunione tra cattolici e ortodossi".
Camminando dunque sui passi dei due Papi che in epoca contemporanea lo hanno preceduto a Gerusalemme, Joseph Ratzinger ha detto di sentirsi "sospinto a porre la pienezza della buona volonta', della sana dottrina e del desiderio spirituale nel nostro impegno ecumenico".
"Elevo la mia preghiera affinche' il nostro odierno incontro - ha aggiunto rivolto a Teofilo - possa imprimere nuovo slancio ai lavori della Commissione Internazionale Congiunta per il Dialogo Teologico tra la Chiesa Cattolica e le Chiese Ortodosse, aggiungendosi ai recenti frutti di documenti di studio e di altre iniziative congiunte".
E ricordando infine la partecipazione del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, al recente Sinodo dei Vescovi a Roma ha espresso, nel congedarsi dal Patriarcato "profonda gioia spirituale per l'ampiezza con cui la comunione e' gia' presente tra le nostre Chiese".
Benedetto XVI si e' poi spostato a piedi dal Patriarcato Greco ortodosso alla vicina Basilica del Santo. Sepolcro, camminando tra le botteghe del quartiere cristiano della citta' vecchia. "Oggi, a distanza di circa venti secoli - ha detto dopo essere stato incensato davanti alla pietra dell'unzione e aver pregato a lungo in ginocchio all'interno della grotta dove fu deposto' Gesu' morto oggi inclusa in una piccola cappella al centro della navata - il successore di Pietro, il vescovo di Roma, si trova davanti a quella stessa tomba vuota e contempla il mistero della risurrezione.
Sulle orme dell'Apostolo, desidero ancora una volta proclamare, davanti agli uomini e alle donne del nostro tempo, la salda fede della Chiesa che Gesu' Cristo il terzo giorno risuscito' dai morti, innalzato alla destra del Padre, egli ci ha mandato il suo Spirito per il perdono dei peccati".
"Quest'antica chiesa dell'Anastasis - ha poi aggiunto tornando sul tema dell'ecumenismo - reca una sua muta testimonianza sia al peso del nostro passato, con tutte le sue mancanze, incomprensioni e conflitti, sia alla promessa gloriosa che continua ad irradiare dalla tomba vuota di Cristo. Questo luogo santo, dove la potenza di Dio si rivelo' nella debolezza, e le sofferenze umane furono trasfigurate dalla gloria divina, ci invita - ha scandito rivolto ai patriarchi e vescovi delle diverse confessioni e riti presenti a Gerusalemme - guardare ancora una volta con gli occhi della fede al volto del Signore crocifisso e risorto.
Possa - ha chiesto il Papa - la contemplazione di questo mistero spronare i nostri sforzi, sia come individui che come membri della comunita' ecclesiale, a crescere nella vita dello Spirito mediante la conversione, la penitenza e la preghiera. Possa inoltre - ha concluso - aiutarci a superare, con la potenza di quello stesso Spirito, ogni conflitto e tensione nati dalla carne e rimuovere ogni ostacolo, sia dentro che fuori, che si frappone alla nostra comune testimonianza a Cristo ed al potere del suo amore che riconcilia".
Le parole e i gesti di Benedetto XVI nella Basilica del Santo Sepolcro hanno riportato oggi questo tempio straordinario - costruito da Costantino nel IV secolo e poi riedifaco piu' volte dopo distruzioni e incendi - agli onori delle cronache nella sua giusta dimensione di Luogo santo come la Basilica della Nativita' di Betlemme e il Cenacolo, che si trova sul Monte Sion, del quale la Chiesa Cattolica attende da nove anni la restituzione promessa dal Governo israeliano in occasione della visita di Giovanni Paolo II.
Il Santo Sepolcro, infatti, la scorsa Pasqua e' stato per l'ennesima volta teatro di violenze: una rissa vi e' esplosa dopo che un gruppo di fedeli armeni, ha aggredito un religioso greco-ortodosso che sbarrava loro la strada alla grotta dove fu sepolto Gesu', alla quale ogni confessione puo' accedere secondo turni molto rigidi stabiliti in base allo ''statu quo'' che all'inizio del secolo scorso fotografo' la situzione dei Luoghi Santi in attesa di un accordo tra le diverse confessioni che poi non e' mai stato raggiunto.
''Vi sono sempre tensioni tra i religiosi delle diverse confessioni che gestiscono il Sepolcro'', aveva spiegato il portavoce della polizia israeliana motivando cosi' la presenza delle forze dell'ordine che stazionano ogni giorno all'interno della Basilica ''per prevenire lo scoppio di liti o disordini''. In realta' l'alterco tra fedeli armeni e monaco ortodosso e' trasceso forse anche a causa di quella presenza armata che poco si addice a una chiesa. E gli agenti si diedero molto da fare con i loro manganelli.

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