giovedì 10 dicembre 2009

Sulla polemica tra la Lega e Tettamanzi è stato detto troppo ma non tutto (Fonte). Una riflessione "a freddo"


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Le due linee della Chiesa

Sulla polemica tra la Lega e Tettamanzi è stato detto troppo ma non tutto

di Tiziano Fonte

Sulle critiche del giornale “La Padania” al cardinale Tettamanzi sono state dette molte cose, ma non è ancora stato detto tutto.
D’accordo con il segretario di Stato vaticano cardinale Bertone, che a Milano ha elogiato il pastore della più grande diocesi del mondo. D’accordo con i moltissimi fedeli che inviano e-mail alla curia ambrosiana esprimendo solidarietà verso il loro arcivescovo.
D’accordo con il Presidente della Repubblica che, dopo aver riconosciuto il significato “essenziale” della presenza della Chiesa nella società, ha pure lui difeso l’arcivescovo di Milano.
D’accordo con Gianni Alemanno che ha auspicato che la Chiesa sia lasciata fuori dal confronto politico. Per niente d’accordo con chi sostiene che le sciocche accuse leghiste siano motivate da manovre per il dopo-Tettamanzi. Per niente d’accordo anche con chi, da una parte e dall’altra, usa con la Chiesa due pesi e due misure a seconda delle convenienze.

Detto tutto questo, dato ad ognuno il suo, chiarito quello che c’è da chiarire, bisognerà però pur dire che nella Chiesa italiana ci sono due linee d’azione ed una sembra passare anche dal cardinale Tettamanzi. Non c’era bisogno delle buzzurrate leghiste per vederlo, ma fatta la tara delle buzzurrate leghiste, si può dire che sarebbe auspicabile che ci fosse maggiore unità nella Chiesa attorno alla linea tracciata dal papa e che non è certamente positivo che si facciano discorsi troppo diversi o addirittura contrapposti?

Al convegno della Chiesa italiana tenutosi a Verona il 19 ottobre 2006, hanno parlato sia l’arcivescovo di Milano Tettamanzi sia il Papa. Il primo ha aperto il convegno in Arena e il secondo ha incontrato i partecipanti alla Fiera a metà dei lavori. I due discorsi sono stati molto diversi. Mentre Tettamanzi ha proposto una Chiesa estroversa ed a priori solidale con il mondo, il Papa ha parlato della missione di verità della Chiesa, la qual cosa comporta non solo accompagnare ma anche giudicare il mondo, che non sa darsi da solo la sua salvezza.
Proprio a Verona il cardinale Tettamanzi, commentando Paolo agli Efesini, pronunciò la frase che poi divenne famosa: “meglio essere cristiano senza dirlo che proclamarlo senza esserlo”. Tutti avevano pensato che il suo bersaglio fossero i cosiddetti “atei devoti”, oppure gli stessi leghisti, che talvolta strumentalmente si fanno tutori della cosiddetta identità cristiana, e forse si trattava di ipotesi centrate. Ma l’affermazione del cardinale poteva anche essere intesa come diretta all’insegnamento del Papa che, come noto, è molto critico vero i “cristiani anonimi” e continua ad affermare che i cristiani devono lottare perché nel mondo si faccia spazio a Dio.
Altri ancora avevano letto quella frase come diretta al cardinale Ruini che, lasciando la presidenza della Cei, aveva affermato: “E’ preferibile essere contestati che essere irrilevanti”.
I cristiani della diocesi di Milano sono fedeli al loro pastore e gli vogliono bene. Non mancano però coloro che fanno notare una eccessiva orizzontalità del suo insegnamento.
La solidarietà, l’accoglienza, la sobrietà sono certamente valori anche cristiani. La diocesi di Milano è partita per prima nella creazione di un fondo di solidarietà a favore delle famiglie colpite dalla crisi economica ed ha poi trascinato altre diocesi italiane e la stessa Conferenza episcopale che ha fatto proprio il progetto. Si tratta senz’altro di un merito, che va riconosciuto unitamente a tanti altri. Però talvolta si ha l’impressione che l’approccio del cardinale sia fin troppo sociologico fino a sbiadire la specificità della presenza cristiana nella società di oggi.
Come se i cristiani dovessero solo amare, ma senza alcuna relazione con la verità, mentre, come dice Benedetto XVI, non si può amare se non nel rispetto della verità di chi si ama. Non pochi fedeli milanesi raccontano che è ormai difficile sentire a Milano un discorso di presenza cristiana nella società a tutto tondo – né tantomeno di “identità” cristiana - e non limitatamente ai doveri dell’assistenza e della convivenza pacifica.
In occasione dell’”occupazione” musulmana del sagrato del duomo di Milano del gennaio 2009, la curia ambrosiana era stata piuttosto sfumata, richiamando il diritto di tutti alla preghiera e il dovere dell’accoglienza.
Trascurando che quell’atto era ben più di una preghiera. Era una prova di forza, una sfida e una intimidatoria promessa di quanto potrebbe avvenire in futuro. Allora intervenne il ministro leghista Maroni per impedire simili manifestazioni in futuro, mentre la curia di Milano si limitava a dichiarare di aver ricevuto una delegazione che aveva portato all’arcivescovo le sue scuse ed rassicurazioni.
Oggi inizia a Roma il grande convegno: “Con Dio o senza Dio niente è come prima”. Con esso il Comitato per il Progetto culturale presieduto dal cardinale Ruini si fa carico di una vivissima preoccupazione di Benedetto XVI: “Nel nostro tempo in cui in vaste zone della terra la fede è nel pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più nutrimento, la priorità che sta al di sopra di tutte è di rendere Dio presente in questo mondo e di aprire agli uomini l’accesso a Dio”. Questa frase era contenuta nella Lettera ai vescovi del mondo sul ritiro della scomunica ai lefebvriani, ma il concetto ricorre continuamente negli interventi del papa. Dietro c’è la convinzione che non sarà solo con la solidarietà o l’accoglienza che si potrà rendere Dio presente in questo mondo.
Nella Chiesa di oggi ci sono quindi due linee. L’una dice che il cristianesimo è utile ma non necessario per la costruzione della società; l’altra dice che è non solo è utile ma anche necessario.
Per la prima i cristiani devono praticare solidarietà ed accoglienza accanto agli altri uomini e come gli altri uomini; per la seconda la solidarietà e l’accoglienza devono essere inserite in Cristo se vogliono essere veramente liberanti per tutti. Le semplificazioni sono sempre pericolose. Ma talvolta c’è l’impressione che queste due linee passino anche per il Duomo di Milano.
Cosa c’entra “La Padania” con tutto ciò? Assolutamente niente ed è per questo che le accuse al cardinale Tettamanzi di essere un “imam” sono state un brutto incidente. La Chiesa non ha certo bisogno di simili grossolani interventi per guardare dentro di sé e ancor meno per trovare un compromesso tra due linee. Le due linee però ci sono.

© Copyright L'Occidentale, 10 dicembre 2009

Concordo pienamente con le riflessioni di Fonte.
Ribadisco ancora una volta la mia solidarieta' al card. Tettamanzi per gli attacchi subiti da parte di alcuni politici e di un articolo della Padania (non quello ovviamente di Reguzzoni).
Vorrei pero' andare oltre la polemica.
A volte noi fedeli ambrosiani ci troviamo spiazzati perche' abbiamo l'impressione che la diocesi voglia per forza distinguersi dalle altre.
Ci sono state occasioni in cui le opinioni degli arcivescovi (quello in carica e soprattutto quello emerito) hanno fatto molto "rumore" consentendo ai media, in modo piu' o meno corretto, di opporre cardinali "buoni" a cardinali "cattivi" quando non addirittura al Papa "cattivo".
In altre occasioni (come nel caso dell'occupazione del sagrato del Duomo o dell'agonia di Eluana Englaro) il silenzio della diocesi e' apparso assordante.
Noi ambrosiani chiediamo semplicemente piu' comunione con il Papa e meno confusione.
Purtroppo in alcuni casi abbiamo notato una corsa alla distinzione (ad esempio in occasione dell'applicazione del motu proprio Summorum Pontificum) che non giova certo alla Chiesa Cattolica
.
R.

8 commenti:

sam ha detto...

"L’ariosa verticalità di Benedetto XVI (Dio->uomo->prossimo) è qui sostituita dalla piattissima orizzontalità di Tettamanzi (uomini<->uomini)."

"Non mancano però coloro che fanno notare una eccessiva orizzontalità del suo insegnamento."

"La questione di Dio è centrale anche per la nostra epoca, nella quale spesso si tende a ridurre l’uomo ad una sola dimensione, quella orizzontale, ritenendo irrilevante per la sua vita l’apertura al Trascendente"


8-0
...

ehehehehehehehehehe
|-D

Parati semper ha detto...

Resta da capire su quali teologie si fondano le due linee e, nel caso, se una delle due non contenga errori dottrinali. Recentemente Fede&Cultura ha pubblicato un interessante lavoro di critica a Rahner da cui si potrebbero trarre riflessioni utili al discernimento fra le due linee. Se l'essere "cristiani senza dirlo" significa anche andare incontro al mondo al di là di ogni verità morale e conseguentemente declinando una laicità che vira verso il relativismo, mi pare che si possa discutere sulla scelta di questa linea.

Anonimo ha detto...

In onestà di giudizio l'intervento di Tiziano Fonte mi pare "insincero" e contradditorio a sé stesso. Prima di dichiara d'accordo con Tettamanzi e con tutti i suoi "laudatores acta tempori"; poi, avendo ben compreso la questione sottostante "delle discrasie del linguaggio", se la prende con la Lega, per cercare un comodo capro espiatorio. Fingendo di non sapere che sono molti i cattolici milanesi, di ogni colore e quindi non necessariamente "targati", a trovare insoddisfacente e distante il linguaggio del Cardinale. Non è solo un problema di Lega e Leghisti; è un problema di fedeli cattolici che, a torto o, probabilmente a ragione, si sentono dimenticati.

sam ha detto...

"Un compromesso tra le due linee"???
Perchè bisogna sempre trovare un compromesso?
fa parte del dogma moderno del dialogo?
La "concertazione" invece del Primato Petrino?

La linea del Papa è quella giusta e non ha bisogno di annacquamenti. La Carità che discende da Dio implica, sine qua non, la solidarietà tra gli uomini. Ciò è implicito nel Comandamento di Cristo:

"Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?".
Gli rispose: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente.
Questo è il più grande e il primo dei comandamenti.
E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso.
Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti".
Lc 22, 36-40

Gesù rispose: "Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore;
amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza.
E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi".
Mc 12, 29-31

Perchè cercare un compromesso come se i due Comandamenti fossero aut aut?
Essi sono et et, entrambi Comandamenti di Dio e il Primo viene prima del Secondo. Il Papa rispetta quest'ordine che è stato dato da Dio in Persona.

Macché compromesso?! Caritas in Veritate!

Molti parlano di una solidarietà tra gli uomini che non ha bisogno di Dio, ma dai frutti è molto facile riconoscere la falsità di questi profeti.

Il papa è il mio padre spirituale ha detto...

Mi dispiace dirlo, ma quando ascolto il card Tettamanzi, sento parlare un buon uomo, non so se cristiano, musulmano, buddista o altro; quando ascolto il Santo Padre, in ogni discorso, che sia di sociologia, di musica, di religione, io sento annunciare Cristo: egli lo annuncia in ogni situazione, opportuna e inopportuna.
Il cardinale avrà ereditato una curia relativista, educata dal card Martini, e, magari per quieto vivere non riesce a cambiare tono e modo, ma...ognuno infine parla secondo il proprio cuore e temo che relativista egli lo sia davvero.
D'altra parte anche il pontefice ha trovato la chiesa in difficoltà, ma lui non si è adeguato nè si è rassegnato; ha sempre parlato secondo il suo cuore: è un grande annunciatore di Gesù e che non cerca di far altro!
Per questo i media gli sono ostili, cosa che non avviene per il card di Milano attuale e ancor più per quello precedente.

Il papa è il mio padre spirituale ha detto...

Ricordiamo sempre che se Cristo avesse taciuto e si fosse adeguato al conformismo di allora sarebbe morto a cento anni!

Anonimo ha detto...

"....quando sorgono controversie nella Chiesa, il riferimento al ministero petrino garantisce fedeltà alla sana dottrina e dona serenità e libertà interiore."

Questa frase del Santo Padre all'udienza di mercoledì scorso è stata ignorata da tutti????

Anonimo ha detto...

A mo' di cronaca vorrei ricordare che dare il primato all'ethos sul Logos è eresia. E', in buona sostanza, rispondere alla domanda "Quid est veritas?" non con un CHI libero e relazionale, ma con un Quod legislativo e coercitivo. La battaglia per la libertà tout court ( quindi di religione) la si combatte vivendo la lectio di Ratisbona non imponendo un nuovo stato etico dialettizzato ( o hegelizzato) da un mix di religioni indifferenti ma purificando i comportamenti individuali. E’ questione di educazione(Benedetto XVI) o di istruzione ( card. Tettamanzi)?E’ questione di educazione, come ricorda Benedetto XVI ( cui va obbedienza) e del primato di Cristo su Pilato che non va disgiunto, ad esempio, dalla presenza del Crocifisso ( che si scrive maiuscolo perché riferito non al legno ma alla Persona di Cristo) sui muri delle strutture statali. E’ in discussione non solo la libertà religiosa ma il ruolo dello stato e del suo utilizzo da parte di qualunque ideologia fosse anche di matrice religiosa. Da un lato c’è chi sostiene la separazione dello stato dalla Chiesa ( Benedetto XVI) dall’altro chi vuole usare lo stato per imporre un unico modello istruttivo e, di conseguenza, burocratizzare l’agire umano (card. Tettamanzi et simila, con la solidarietà impositiva e coatta). Ora chi è il medioevale e chi il liberale e moderno? Ora che cosa aspetta il variegato mondo ecclesiale a combattere la battaglia per una piena libertà di educazione seguendo le indicazioni del Santo Padre? Che cosa aspettano i politici di area cattolica a chiedere che venga posto il primo tassello della libertà autentica che è quello della scelta educativa? C’è da chiedersi come mai nell’epoca delle libertà individuali nessuno vuole liberare l’educazione. Che ci sia una cosi sfrenato rincorrere alla parola libertà solo per mascherare,in realtà, una pericolosa volontà di potenza?
Cordialità,
Matteo Dellanoce