martedì 8 settembre 2009

Il tema della continuità della tradizione e della «governance» dell’eredità del Vaticano II é uno degli snodi fondamentali di questo Pontificato


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Il Papa: "Nei decenni successivi al Concilio Vaticano ii, alcuni hanno interpretato l'apertura al mondo non come un'esigenza dell'ardore missionario del Cuore di Cristo, ma come un passaggio alla secolarizzazione...Si è così assistito a interventi di alcuni responsabili ecclesiali in dibattiti etici, in risposta alle aspettative dell'opinione pubblica, ma si è smesso di parlare di certe verità fondamentali della fede..." (Monumentale discorso ai vescovi brasiliani)

Giovanni Maria Vian commenta la visita del Papa a Viterbo e Bagnoregio: Il compito di Pietro

Il paradiso, il purgatorio, l'inferno e lo scandalo della libertà: Non saremo come acciughe in un barile (Card. Giacomo Biffi)

Messori: è in atto una strategia di lungo respiro di Be­nedetto XVI per contrastare un per lui inac­cettabile «federalismo clericale» (da incorniciare)

E’ finita l’era-Ruini, ora comanda Bertone (Il Foglio)

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Il Papa: "San Bonaventura fu messaggero di speranza. Una bella immagine della speranza la troviamo in una delle sue prediche di Avvento, dove paragona il movimento della speranza al volo dell’uccello, che dispiega le ali nel modo più ampio possibile, e per muoverle impiega tutte le sue forze. Rende, in un certo senso, tutto se stesso movimento per andare in alto e volare. Sperare è volare, dice san Bonaventura" (Discorso)

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Un Papa poco indulgente. Il Pontefice distingue il peccato dal peccatore, ma sa che il primo non si dà senza il secondo (Ippolito...da leggere!)

VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE A VITERBO E BAGNOREGIO (6 SETTEMBRE 2009): LO SPECIALE DEL BLOG

DISCORSI ED OMELIE DEL SANTO PADRE A VITERBO E BAGNOREGIO

Il Pontefice sul Concilio Vaticano II: «Troppe le interpretazioni sbagliate»

CITTÀ DEL VATICANO

Papa Benedetto XVI è tornato ieri a denunciare con forza i danni provocati dalle interpretazioni sbagliate del Concilio Vaticano II: hanno portato - ha detto - a derive sulla verità della fede nel campo etico, con il risultato di una Chiesa cattolica che ha scambiato l’apertura al mondo con «l’auto-secolarizzazione», creando confusione e allontanando i propri fedeli. Non è la prima volta che Papa Ratzinger condanna le letture conciliari fuorvianti; anzi, il tema della continuità della tradizione e della «governance» dell’eredità del Vaticano II é uno degli snodi fondamentali del suo pontificato.
Già in un discorso alla Curia romana nel 2005, Benedetto XVI, da poco eletto papa, aveva spiegato la sua visione: nel Concilio «due ermeneutiche contrarie «si erano trovate a confronto» e «avevano litigato tra loro».
E una di queste «aveva creato confusione», quella che vedeva il Concilio come «discontinuità e rottura».
L’altra ermeneutica, «che ha portato e porta frutti» era invece quella che lo leggeva come «riforma», «un rinnovamento nella continuità». Ieri, nell’incontro con un gruppo di vescovi brasiliani che denunciavano l’aggressività delle sette evangeliche nel loro Paese, Benedetto XVI ha ripreso l’argomento con toni particolarmente severi.
Forse anche perché il Brasile è patria della “teologia della liberazione”, una delle correnti interpretative che - ad avviso di Papa Ratzinger - hanno stravolto il senso dell’esperienza conciliare.
«Nei decenni successivi al Concilio Vaticano II alcuni - ha sottolineato Benedetto XVI incontrando i presuli nella sua residenza estiva di Castelgandolfo- interpretarono l’apertura al mondo non come un’esigenza di ardore missionario ma come un passaggio alla secolarizzazione. Si è così assistito a interventi di alcuni responsabili ecclesiali in dibattiti etici, in risposta alle aspettative dell’opinione pubblica, ma si è smesso di parlare - ha denunciato il Papa - di certe verità fondamentali della fede, come il peccato, la grazia, la vita teologale e i novissimi (la vita eterna). Inconsciamente si è caduti nell’autosecolarizzazione di molte comunità ecclesiali; queste, sperando di compiacere quanti erano lontani, hanno visto andare via, defraudati e disillusi, coloro che già vi partecipavano».
Dunque la migrazione verso le sette ha una sua spiegazione anche nella debolezza teologica sopravvenuta in un certo cattolicesimo: «I nostri contemporanei, quando s’incontrano con noi, vogliono vedere quello che non vedono da altre parti, ossia la gioia e la speranza che nascono dallo stare con il Signore risorto».

© Copyright Il Cittadino, 8 settembre 2009

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Il Santo Padre ha semplicemente ragione. La sua analisi è lucidissima. Se il relativismo e il conseguente nichilismo sono i tratti caratteristici delle nostre società non è tanto un problema di capitalismo o marxismo, il problema, come Pio IX aveva a suo tempo denunciato, è il modernismo. Quella filosofia tronfia che alla fin dei conti si fonda sull'antropocentrismo autoreferenziale, in cui sia il comunismo che il liberalismo affondano le loro radici. Molti interpreti del Vaticano II si sono semplicemente fatti sedurre dal modernismo e qui forse la domanda è: perso la fede? Rileggere il Sillabo e meditare.

gianniz ha detto...

Grazie, Anonimo! Hai fatto una sintesi molto efficace!

euge ha detto...

Già! Grazie anonimo.

euge ha detto...

Già! Grazie anonimo.

Vatykanista ha detto...

Ciao Raffaella, ti segnalo:

http://www.zenit.org/article-19392?l=italian

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Ho visto delle immagini su Euronews stamane, che ricordavano in modo inequivocabile Assisi'86. (D'altronde l'iniziativa ne evocava esplicitamente lo 'Spirito'..) Penso che se Fellay incontrasse Dziwisz per strada, avrebbe qualcosa da dirgli.. ;)